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Fuori postoSempre e ovunque


Due strade divergevano in un bosco dorato, io presi la meno battuta e questo fece tutta la differenza…(Robert Frost, “The road not taken”)Si chiamano sepolcri imbiancati. Staremo a vedere. Però non ci voleva molto a capire che l'amor nostro ci avrebbe ritentato. Complice, magari, la nomina a commissario per le bonifiche del Sulcis-Iglesiente (ci pensino i Verdi, erano stati messi sull'avviso per tempo...), il nuovo assetto della soprintendenza regionale per i beni culturali e le finanziarie regionali. E grazie anche a qualche altro più recente fattore (che sveleremo al momento opportuno). Non per ultimo la nascita del Pd. Fantastica la scelta del momento: sotto elezioni. Vabbè, vorrà dire che si andrà ai materassi. E questa volta non si faranno prigionieri. Giusto il tempo per registrare le prime reazioni. Sia dei tifosi e sia dei sedicenti paladini della difesa dell'ambiente. Se le carte stanno sul tavolo e le chiacchiere a zero, allora arriverà il momento in cui ognuno farà la propria parte. Se crede, naturalmente. Perchè nessuno, un domani, potrà più nascondersi dietro ad un dito. A presto.m.m.Siti minerari, niente più affitto: si torna ai bandi Il «commissario» Soru ribadisce la vecchia strategia: la locazione è poco appetibile Riduzione anche per le aree da bonificare: il costo totale sarebbe di 800 milioni di euro IGLESIAS. Non c’è ancora la delibera, ma la decisione della giunta è chiara, e soprattutto è stata resa esplicita nel corso dell’incontro per l’intesa istituzionale con la Provincia di Carbonia-Iglesias. I bandi internazionali per la riqualificazione delle aree minerarie dismesse conterranno nuovamente l’ipotesi della vendita degli immobili e non più del loro affitto. La Regione metterà sul piatto anche la bonifica delle aree direttamente interessate ai siti minerari. Il ragionamento del presidente si è sviluppato su due direttrici: la prima riguarda la poca appetibilità di qualsiasi gara sia pure internazionale con la concessione dei beni minerari: prolungare da 50 a 75 anni l’uso dei beni non avrebbe cambiato molto gli scenari. La seconda riguarda la necessità di offrire quegli immobili e quei volumi in condizioni ambientali neutre, cioè non inquinate. Ma un inquinamento globale di tutti i siti minerari, hanno fatto notare dalla presidenza della giunta, comporterebbe un impegno finanziario superiore qualsiasi disponibilità regionale, nazionale o comunitaria che fosse. Calcoli non precisi ipotizzano, per la bonifica di tutte le aree minerarie del Sulcis-iglesiente, un impegno di spesa vicino agli ottocento milioni di euro. L’impossibilità di procedere alla concessione delle aree per lungo periodo e di realizzare una bonifica completa dei siti spingono così la Regione a una nuova strategia: cessione dei beni, e bonifica minimale dei perimetri degli stessi.In quest’ottica si spiega una decisione assunta mercoledì. I vuoti di miniera dell’area di Acquaresi, vicino Nebida, saranno riempiti con i residui delle lavorazioni che adesso sono all’aperto. Allo stesso modo si spiega la decisione di coprire con un film plastico e poi con essenze vegetali autoctone i tradizionali fanghi rossi di Monteponi. Nell’area alle porte di Iglesias, oltre all’Università andranno allocati alberghi, abitazioni e attività imprenditoriali a basso impatto ambientale. L’impossibilità di rimuovere quelle montagne di scorie inquinanti ha fatto optare Soru, nella veste di commissario di governo alle bonifiche, per una soluzione radicale, sicuramente concordata con lo studio svizzero Herzog&De Meuron (lo stesso studio autore dello progetto per lo stadio Olimpico di Pechino) che tra un mese presenterà il progetto esecutivo dell’area di Monteponi. Resta da vedere se la Soprintendenza ai beni ambientali che nel passato aveva tutelato quelle montagne di rifiuti industriali ritenendole patrimonio storico-ambientale dell’isola, avrà qualcosa da ridire, ma probabilmente proprio l’incarico di commissario di governo consentirà a Soru di by-passare il probabile parere contrario del ministero dei beni ambientali.La strategia della Regione non si è ancora appalesata in un bando internazionale, ma le singole azioni intraprese in queste settimane, e annunciate da Soru agli enti locali, vanno tutte nella stessa direzione: riqualificazione delle antiche aree minerarie di pregio, attraverso una bonifica specifica, e poi vendita. Accade a Nebida, a Masua, a Normann, piccolo gioiello storico-urbanistico lungo la strada che da Iglesias arriva a Gonnesa, ma anche a Buggerru, e a Ingurtosu. Prima bonificare quanto basta e poi vendere. Certo privarsi dei gioielli di famiglia, come Soru definisce questi immobili non è una scelta che il presidetne vuol far a cuor leggero, ma i contatti informali di questi mesi hanno fatto ritenere al capo dell’esecutivo che adesso questa strada, a differenza delle altre, sia la più praticabile. La vendita dei siti più che a fare cassa di per sé servirà ad attivare quel volano produttivo che dovrebbe nel giro di pochi anni produre effetti benefici, a cascata su tutto il territorio. La strada per arrivare alla vendita però è ancora lunga, se non altro perché non si conoscono le intenzioni dei possibili, eventuali acquirenti. «La cultura della concessione dei beni immobili, anche per lungo periodo non fa ancora parte del patrimonio dei nostri imprenditori - è il senso del ragionamento di Soru - ecco perché la vendita è l’unica strada». Una frase sibillina. Sarà un “italiano” ad aggiudicarsi i gioielli architettonici del sudovest dell’isola?Giuseppe CentoreAbstract: La Nuova Sardegna del 29 febbraio 2008CAUTO IL SINDACO DI IGLESIAS«Prima voglio capire i veri contenuti, poi mi esprimerò»IGLESIAS. Il sindaco di Iglesias, Pierluigi Carta, unico primo cittadino di capoluogo a provenire dalle file di Progetto Sardegna, adesso accasato, con il mal di pancia dei suoi “amici”, nel Partito Democratico, non parla volentieri del nuovo bando di gara che la Regione si accingerebbe a promuovere. «Prima voglio leggerne i contenuti e poi mi esprimerò nelle sedi opportune, e con me lo farà la città in consiglio comunale. Credo che il problema della vendita o della concessione sia un falso aspetto su cui i critici a priori del bando si sono arrampicati. Cosa cambia se i beni vengono concessi per 75 anni o ceduti? La sostanza è la stessa, cambia forse l’orizzonte temporale, ma siccome non credo che nessuno di noi sarà qui tra 75 anni a parlarne, mi sembra un discorso più accademico che di sostanza». Secondo il sindaco di Iglesias, i beni minerari dismessi, oltre al valore affettivo, impagabile e inalienabile, per le comunità sono e saranno sempre di più solo un costo, e una palla al piede dello sviluppo. «Nebida e Masua, con l’andar del tempo diventeranno un pericolo, non una risorsa sfruttabile in chiave turistica, se non si interviene con le bonifiche urgenti. L’area di Monteponi pericolosa lo è già, ed è per questo che la Regione ha scelto la copertura con materiali plastici e la successiva piantumazione di essenze vegetali. Monteponi diventerà un polo culturale e immobiliare di prestigio, non alieno e distante da Masua ma complementare. Se pensiamo a un sistema turistico a rete, dove i gioielli sono visitabili tutti senza difficoltà, con strade percorribili e sicure, non serve pensare all’albergo da mille posti letto a Masua, dove i turisti dovrebbero fare a cazzotti per accedere alla piccola spiaggia. Ha senso pensare a un sistema turistico diffuso con località tutte accessibili in poco tempo». Ma per realizzare anche solo una piccola parte di quello che è ancora un sogno c’è bisogno di due leve che oggi mancano: le bonifiche praticabili, non quelle da sogno che prevedono la costruzione di ambienti innaturali (liberi dalla presenza delle miniere) e la volontà politica per indirizzare in questa direzione una buona aliquota di investimenti nazionali e europei. Si spera non a discapito di altri settori.Abstract: La Nuova Sardegna del 29 febbraio 2008LA STORIAAltra corsa all’acquisto?L’interesse di Ligresti, Barrack e TronchettiSulla gara internazionale perplessità del sindacato e no dell’opposizioneIGLESIAS.Ligresti, Barrack, Tronchetti Provera. L’elenco dei possibili candidati all’acquisto si compone di nomi che già in passato hanno visitato di persona i siti minerari, suscitando le ire dell’opposizione in consiglio regionale e le perplessità del sindacato. Lo spirito del nuovo bando internazionale prevede comunque la riqualificazione urbanistica ed edilizia a fini ricettivi di alcuni compendi per destinarli a strutture alberghiere, con centri di benessere, strutture sportive e per il golf, miglioramenti ambientali, naturalistico e di forestazione. La Regione continuerà a chiedere progetti rispettosi delle condizioni del bando e in grado di intervenire non solo sul versante della costa, ma anche nelle vicine aree interne, nel caso del compendio di Masua, si tratta di prevedere interventi nell’area di monte Agruxau. Masua e Nebida dovrebbero diventare le punte di diamante per riconvertire un’economia estrattiva e passare a un turismo culturale basato sulla valorizzazione delle vecchie miniere, con i gioielli della storia industriale dell’800 come la galleria Henry, Porta Flavia, la spiaggia di Masua, Portu Banda, Pan di Zucchero, Grotta Santa Barbara e le spiagge di Fontamanare e Fluminimaggiore-Buggerru. Dopo lo “schiaffo” di un anno fa, quando la gara internazionale andò deserta, il bando venne riformulato, senza Masua, ma anche in quel caso pretendenti credibili non ce ne furono. L’ipotesi della concessione, avanzata successivamente al fallimento della strategia della vendita, non fece cambiare parere agli imprenditori. E così si è fatto un passo indietro, tornando all’antico, alla vendita dei beni, con un pacchetto di infrastrutture funzionali al sistema turistico. Gli ambiti territoriali dovrebbero rimanere identici, nei due compendi. Il primo è quello di Masua e Monte Agruxau, su una superficie di circa 318 ettari, dove sarebbe stato consentito il recupero e la realizzazione della volumetria esistente sino al limite massimo di 120mila metri cubi per Masua e 40mila per Monte Agruxau, per un totale massimo di 160mila metri cubi. Il secondo riguardava Ingurtosu, Pitzinurri e Naracauli, per una superficie di circa 329 ettari. In questo sito sarebbe stato consentito il recupero e la realizzazione della volumetria esistente sino al limite massimo di 30mila metri cubi per Ingurtosu e 70mila per Pitzinurri e Naracauli, per un totale di 100mila metri cubi. Nella precedente gara l’importo a base d’asta era di 32 milioni e 520mila euro per Masua e Monte Agruxau e di 11 milioni di euro per Ingurtosu, Pitzinurri e Naracauli. L’incertezza allora riguardava anche le bonifiche, su cui la Regione avrebbe dovuto aver comunque voce in capitolo attraverso Igea. Nel nuovo possibile bando le bonifiche, in chiave minale e dedicata al recupero turistico, saranno invece a carico della Regione, che rimane intenzionata ad aprire un contenzioso con Eni, responsabile delle attività minerarie sino all’addio del 1993. Per legge era Eni a dover effettuare le bonifiche. Non lo fece allora, con la complicità silente di buona parte della classe politica sarda, e non sarà certo intenzionata a farlo adesso. La recente vicenda delle bonifiche dell’area ex-Alumix di Portoscuso, con i commissari liquidatori obbligati dopo quindici anni a eseguire gli interventi di ripristino pur in presenza di un socio subentrante gli impianti (in questo caso Alcoa) potrebbe costituire un interessante precedente. (g.cen)Abstract: La Nuova Sardegna del 29 febbraio 2008Telefonia C'è anche la Aft di MagnoniFrequenze Wi-Max, nell'isola vince l'uomo di “Coluccia” Una gara da record che assegna le frequenze Wi-Max (la banda larga via etere) in tutta Italia. E in Sardegna, sono tre le società che si sono aggiudicate le frequenze disponibili. A parte il colosso Telecom, nell'isola ha messo la sua bandierina anche il provider umbro Ariadsl, vera sorpresa della gara, sostenuto dal fondo di investimento del finanziere israeliano Davidi Gilo. E non poteva mancare nell'isola anche la società Aft-Linkem, controllata al 100% dalla Sopaf, la finanziaria di Giorgio Magnoni, ormai noto alle cronache sarde: nel 2005 andò in giro in elicottero con il presidente della Regione Renato Soru a perlustrare le coste sarde. Di recente si è parlato di lui per la vicenda dell'oasi integrale di Coluccia, nel Comune di Santa Teresa di Gallura, di proprietà di una società, la Yani, che fa capo appunto a Giorgio Magnoni: su quei terreni gli agenti del Corpo forestale hanno individuato numerosi abusi edilizi. LA GARA. La gara per l'assegnazione delle licenze sulle frequenze Wi-Max si è chiusa dunque con un incasso di 136,3 milioni di euro, con un rialzo del 176% rispetto alla base d'asta di partenza. Una somma che assegna un record all'Italia. A fornire la cifra esatta è stato ieri mattina il ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni. Protagonisti, ha confermato il ministro, sono stati quattro operatori: Ariadsl (con un investimento complessivo di 47,5 milioni), Aft (34,4 milioni), E-via del gruppo Retelit (23,3 milioni) e Telecom Italia (13,8 milioni di investimento). A questi si aggiungono altri sette operatori che si sono aggiudicati una presenza «più limitata, in una o al massimo due regioni». LA SARDEGNA. Ora, le tre società che si sono aggiudicate le frequenze potranno avviare il servizio. Anche se l'Adiconsum mostra qualche dubbio per il fatto che, a parte Telecom, le altre società sono nate proprio per partecipare alla gara. «Sono soprattutto società finanziarie», spiega Mauro Vergari, responsabile del settore “Nuove tecnologie” di Adiconsum, «ora si dovrà attendere che facciano le scelte tecnologiche per capire se il bando garantisce i consumatori». Secondo Vergari, infatti, saranno determinanti le tecnologie scelte in futuro per garantire il servizio Wi-Max in tutti i Comuni, anche quelli lontani e più difficili da raggiungere con l'Adsl. «Tutto dipenderà dai mezzi che si utilizzeranno», aggiunge Vergari, «ecco perché chiediamo che vengano ascoltati sia i consumatori che gli esperti dell'Istituto superiore delle comunicazioni». ( g. d. ) Abstract: L'Unione Sarda del 29 febbraio 2008EX MINIERE: REGIONE, BENI NON SARANNO POSTI IN VENDITALa notizia pubblicata oggi sulla prima pagina di un quotidiano regionale secondo la quale "le ex miniere tornano in vendita" non solo non "e' stata anticipata ieri mattina dal Governatore Soru nel corso dell'incontro per l'Intesa istituzionale con la provincia di Carbonia-Iglesias" come scrive il giornale, ma e' totalmente priva di fondamento. Lo precisa una nota delal Regione. I beni minerari vicini al mare - si legge nel comunicato - non saranno posti in vendita ma - come gia' altre volte e' stato detto e come e' stato ribadito ieri dal Presidente Soru - saranno trasferiti alla Conservatoria delle coste. L'ipotesi della vendita riguarda esclusivamente alcuni beni di minor pregio lontani dal mare, nelle aree interne. E' vero che la concessione e' uno strumento che si e' rivelato scarsamente appetibile, e che le imprese preferiscono l'acquisto, ma la Regione continuera' a farvi ricorso anche dove sono andati deserti i bandi (come a Sant'Antioco). La riunione di ieri tra il Presidente della Regione e gli amministratori del Sulcis-Iglesiente aveva lo scopo di accelerare i lavori di bonifica delle aree ex minerarie e di fare il punto sui progetti di riutilizzo di Monteponi, Campo Pisano e San Giovanni. E' stato confermato che a Masua non si costruira' piu', il sito sara' bonificato e trasformato in parco naturale mentre gli alberghi potranno essere costruiti nel centro abitato di Nebida. Abstract: Agi del 29 febbraio 2008Una nota di viale Trento precisa che la cessione riguarda siti di minor pregio lontani dai litorali . Miniere in vendita, c’è un progetto . La Regione: «La concessione non interessa ma noi insisteremo» IGLESIAS. Beni minerari, «nessuna vendita», o meglio sì, in parte. Dopo la notizia data ieri dalla «Nuova» che annunciava un ripensamento della Regione sulla cessione delle aree minerarie, con l’accantonamento della concessione e la scelta a favore della dismissione dei beni, è arrivata una nota di viale Trento che dice che «la vendita non ci sarà». L’argomento in realtà è stato affrontato durante l’incontro con le istituzioni del Sulcis-iglesiente, ma non è stato stilato un calendario con i definiti passi da compiere. Si venderanno parte dei beni minerari, ma non si sa ancora quando e a chi.Scrive la Regione: «I beni minerari vicini al mare non saranno posti in vendita ma, come già altre volte è stato detto e come è stato ribadito ieri dal Presidente Soru, saranno trasferiti alla Conservatoria delle coste. L’ipotesi della vendita riguarda esclusivamente alcuni beni di minor pregio lontani dal mare, nelle aree interne».Fonti presenti all’incontro hanno confermato però che dell’intenzione di vendere parti significative dei beni minerari si è effettivamente discusso. Saranno comunque venduti e quindi non rientreranno nei bandi di una eventuale concessione i beni ricadenti nei territori di Lula, Orani e in quello iglesiente di Monte Agruxiau, dietro Bindua. I primi sono effettivamente ben distanti dal mare, l’ultimo dista dalla spiaggia di Fontanamare meno di tre chilometri.La Regione conferma che la concessione non ha riscontrato il gradimento degli imprenditori, ma intende insistere su questa strada. «È vero che la concessione è uno strumento che si è rivelato scarsamente appetibile, e che le imprese preferiscono l’acquisto, ma la Regione continuerà a farvi ricorso anche dove sono andati deserti i bandi (come a Sant’Antioco).»Il calendario delle vendite, come detto, comunque, non è stato definito. Due le ragioni, la prima riguarda la tempistica delle bonifiche, a tutt’oggi sconosciuta, la seconda la necessità di rendere più appetibili le aree di Monteponi e Campo Pisano, alle porte di Iglesias. Queste ultime saranno infatti oggetto di uno specifico master plan al termine del quale si potranno vendere lotti destinati sia alle imprese che ai privati. E su questi lotti si potranno realizzare alberghi e attività commerciali.Nella nota si conferma che «a Masua non si costruirà più, il sito sarà bonificato e trasformato in parco naturale mentre gli alberghi potranno essere costruiti nel centro abitato di Nebida». La bonifica di Masua consentirà di eliminare tutti gli scarti di lavorazioni oggi presenti in superfice, che andranno a riempire i vuoti di miniera, (un lavoro che durerà anni, e di non semplice realizzazione) e che gli alberghi saranno realizzati nella vicina Nebida.Una delle ipotesi su cui i rappresentanti degli enti locali, compreso il sindaco di Iglesias Pierluigi Carta, che lo ha confermato, sono stati chiamati a riflettere riguarda la realizzazione di infrastrutture per il turismo nelle aree minerarie abbandonate, la costruzione di alberghi e la loro, eventuale, vendita. Nessun elemento è però emerso su chi sarà il soggetto giuridico incaricato di vendere gli alberghi.Abstract: La Nuova Sardegna del 1 marzo 2008