Brevi dall'Africa

RUANDA - APRILE 1994


In questi giorni cade una riccorrenza che in un blog come questo non posso assolutamente ignorare. Il 6 aprile del 1994 viene abbattuto da un missile terra aria l'aereo che trasportava il presidente-dittatore del Ruanda,  Junvenal Habyarimana, filo francese  e hutu. Quello che seguì è una delle atrocità più terrificanti della storia umana. Mi infastidisce dovere trovare una parola per definire l'insieme di   "cose" che accaddero allora, anche perchè qualunque termine si usi rischia di apparire quasi una giustificazione, un tentativo di spiegare l'inspiegabile. Forse la più accettabile, inaccettabile, è genocidio. Tutti ci ricordiamo benissimo cosa facevamo, con chi eravamo, cosa abbiamo pensato, forse perfino come eravamo vestiti nel momento in cui abbiamo appreso la notizia del crollo delle torri gemelle. Molto più improbabile che qualcuno ricordi le nostre sensazioni nell'apprendere del genocidio dei Tutsi  di cui proprio in questi giorni ricorre il 14esimo anniversario. Eppure come numero di morti non è nemmeno paragonabile: poco meno di un milione di persone, per la maggior parte tutsi, massacrate in tre mesi. E per di più non uccisi con un unica bomba, o a gruppi di 100 o di 1000, no. 800 mila persone uccise singolarmente, ad una ad una, con armi che evito di nominare, come non posterò una delle migliai di immagini di teschi e corpi ammassati che popolano i siti che si occupano di questo argomento, perchè non ho nessuna intenzione di fare inorridire nessuno. Eppure, qualcuno in occidente, pur di giustificare l'inerzia delle potenze occidentali, disse che si trattava soltanto di "qualche episodio di genocidio".Per carità, so benissimo che le conseguenze dell'attacco alle due torri sulla politica internazionale sono state mille volte più pesanti e lungi da me l'idea ridicola di fare una graduatoria delle tragedie. Ma una strage di queste proporzioni è sicuramente una delle pagine peggiori di tutto il secolo passato, Purtroppo forse, quando Mitterand disse: "un genocidio in Africa non è così terribile come altrove", fu terribilmente cinico ma espresse un pensiero largamente condiviso. Sì, è successo in Africa, lì la morte è di casa.