Brevi dall'Africa

Jos, da culla di antiche civiltà a teatro di sanguinose stragi


 
Quando cominciai a scrivere questo blog, l'obiettivo era ambizioso:  creare una rete di informazioni in cui incastrare le varie notizie che arrivano sporadicamente dall'Africa.  Capire questo continente non è facile anche perchè i nostri mezzi d'informazione non gli concedono mai sufficiente spazio, tranne  quando il numero di morti, per calamità umane o naturali, non raggiungono le tre cifre.  A quel punto sparacchiano la notizia, ma diventa praticamente impossibile, non conoscendo il contesto in cui l'evento si è verificato, leggerla con esattezza, capirla fino in fondo.Ambizioso obiettivo dicevo, ed infatti non l'ho raggiunto, dopo un po' mi sono stancato di inseguire le notizie saltellando da un sito ad un blog, da un'enciclopedia a qualche vecchio  testo scoperto fortunosamente   in  librerie alternative.Adesso la voglia di  informarmi e di scrivere è tornata e devo dire che quello che sta succedendo proprio adesso in Nigeria, pur amareggiandomi fortemente, ha fatto crescere in me la volontà  di continuare questa fatica.Gli ultimi avvenimenti nigeriani purtroppo sono noti, avendo appunto superato la fatidica soglia di morti, anche se bisogna sempre aspettare venti minuti di notizie al telegiornale per sapere che a Jos, nella regione del Plateau, in un ennesimo scontro tra mussulmani e cattolici, sono stati uccisi in modo orrendo  più di 500 nigeriani,  in maggioranza  donne e bambini.Gli squadroni di macellai stavolta di etnia hausa-fulani, di religione mussulmana, le vittime  cristiane, in particolare di etnia Berom.Ricordavo di avere già scritto qualcosa di simile, per cui ho messo tag Nigeria, ed ho trovato praticamente la stessa notizia, risalente a novembre del 2008.  Stessa nazione, stessa regione, stessa città.  Cambia il numero di morti, allora avevo scritto 350 ma alla fine furono più di 700 ai quali si aggiunsero una gran quantità di profughi. La vicenda di allora era uguale e contraria a quella di questi giorni, perchè le vittime furono principalemente di religione mussulmana. Ecco, ritrovare quel vecchio post mi ha aiutato sicuramente ad inquadrarla meglio questa nuova strage, a capire qualcosina in più.  Ora come allora la notizia  ha fatto fatica a raggiungere le nostre case. Non ci resta che sbirciare sui blog, sui siti, sui canali alternativi. Più ce n'è meglio è, anche se non saranno mai sufficienti a bilanciare il totale disinteresse dei principali media. Anche a  gennaio, sempre nella stessa zona, c'è  stata un'altra ondata di omicidi, circa 300. In generale la Chiesa, ed in particolare Monsignor Ignatius Ayau Kaigama, vescovo della città, tendono a ridimensionare il fattore "scontro di religioni" e riportare le continue stragi a problemi di natura politica.  Secondo molti osservatori invece non si può prescindere dalla diversa appartenenza religiosa ed etnica delle parti in conflitto. Vero che stiamo parlando dell'ennesimo scontro tra pastori  e agricoltori, tra caino ed abele cioè, ma vero anche che siamo in Nigeria, una nazione nata costringendo tre grandi etnie molto diverse tra loro a convivere: 1) gli ibo, cristiani, ad est 2) gli yoruba (sia cristiani che mussulmani)ad ovest 3) gli hausa-fulani (mussulmani) a nord. Lo stato di Plateau, di cui la città di Jos è il capoluogo, si trova proprio nel bel mezzo di tutto questo. L'altopiano di Jos è una zona montuosa, che supera i 1700 metri di altezza. "Isolate colline e vaste pianure danno forma ad un paesaggio affascinante percorso da numerosi corsi d'acqua, popolate da villaggi e fattorie caratteristiche, separate non di rado da siepi di cactus" In questo altopiano sorge la città di Jos, culla dell'antica cultura di Nok, a cui appartengono i resti visibili nella foto in alto. Jos quindi è il cuore del cuore della Nigeria, un crocevia di popoli e religioni molto delicato, che era considerato la casa della pace, dove le diverse etnie e religioni che compongono questo stato potevano incontrarsi pacificamente, e che invece da diversi anni si è trasformato in un sanguinoso campo di battaglia. Qualcosa che a noi europei può ricordare in qualche modo l'analoga e tristissima trasformazione subita da Sarajevo. Il Plateau è abitato da indigeni cristiani dell'etnia Berom insieme ad una cospicua minoranza di Fulani mullulmani. Sono orami cento anni che queste etnie convivono nella regione, ma da una decina di anni, i contrasti si sono fatti aspri, e ognuna delle due fazioni tende a prevalere o addirittura annientare definitivamente l'altra. E' chiaro che assicuarsi il controllo di questa centralissima regione diventa strategico nell'ambito del più generale conflitto tra le etnie per il controllo dell'intera nazione. Il governatore della regione, Jonah Jang, appartiene ai Berom, ed è stata proprio la sua elezione a scatenare la crisi del 2008. Alle varie tensioni religioso etniche si aggiunge una crisi economica, dovuta alla epidemia di aviaria che ha distrutti gli allevamenti di galline, che costituivano la principale risorsa economica della regione e questo ovviamente contribuisce ad esasperare le parti in lotta. Purtroppo, tutto considerato, credo proprio che non sarà l'ultima volta che devo scrivere qualcosa di doloroso su questa affascinante e martoriata città, culla di antiche e aihmè, forse per sempre perdute, civiltà.