Il fiore dell'agave

Yves Bonnefoy, Le assi curve, Mondadori, 2007


     "Una barca d'acqua"C'è un misterioso gigante traghettatore che con la sua barca evanescente fa la spola tra le sponde di giunco di un fiume. Un bambino senza padre e senza casa, che non sa cosa sia un padre una casa, sale sulle sue spalle per farsi portare dall'altra parte. La barca cede pericolosamente sotto il peso:"l'acqua arriva all'altezza del bordo, lo supera, riempie lo scafo con le sue correnti, raggiunge l'estremità delle sue grandi gambe che sentono sottrarsi ogni appoggio nelle assi curve."La barca, più che affondare, si dilegua nella notte e l'uomo prosegue a nuoto, col bambino aggrappato al collo."Non avere paura, dice, il fiume non è così largo, arriveremo presto.-Oh, per favore, sii mio padre! Sii la mia casa!-Bisogna dimenticare tutto questo, risponde il gigante, sottovoce. Bisogna dimenticare queste parole. Bisogna dimenticare le parole."E' Dio il gigante, il padre, la casa? E la barca è la parola, la poesia? Una barca instabile, che alla fine si dissolve e che bisogna abbandonare?In un'altra poesia la barca è il sogno di un ritorno alla "casa natale":"Ora, nello stesso sognoSono disteso sul fondo di una barca,La fronte, gli occhi appoggiati contro le sue assi curveSu cui ascolto frangersi l'acqua bassa del fiume."Un ritorno, dunque, nell'indeterminato, nell'indicibile a cui conduce questa barca della vita, della poesia, che ci abbandonerà, che dovremo lasciare.