AMORE UNIVERSALE

Silvio e Walter: l'incontro riservato


Mosse parallele dei leader per arrivare a un'intesa svincolata dal voto anticipatoL'appuntamento di oggi tra Silvio Berlusconi e Walter Veltroni non è il primo e non sarà nemmeno l'ultimo. Come ha detto Massimo D'Alema, «Walter conosce il Cavaliere meglio di me», e le parole usate dal ministro degli Esteri rappresentano la conferma che il dialogo tra l'ex premier e il segretario Democratico non è stato delegato solo ai colloqui pressoché quotidiani tra i plenipotenziari Gianni Letta e Goffredo Bettini, ma è anche frutto di rapporti diretti e riservati, iniziati subito dopo la nascita del Pd a Milano, e culminati in un primo incontro avvenuto un mese fa. È così che i due hanno preso a fidarsi l'uno dell'altro, rispettando i ruoli e tenendo le distanze, ma coltivando gli stessi obiettivi, seppur enunciati con vocaboli diversi. Se Veltroni infatti ha spiegato che il Pd è «un partito a vocazione maggioritaria» e contrario a un «bipolarismo coatto», Berlusconi più prosaicamente ha detto che «mi sono rotto le scatole degli alleati», e ha fondato il Pdl sul predellino di un'auto. È evidente come negli ultimi tempi le loro mosse siano state speculari e mai casuali, ancora ieri il Cavaliere ha fatto sapere al suo interlocutore che è pronto ad andare «fino in fondo » nella trattativa, tanto da aver messo a punto anche la strategia comunicativa, «perché bisogna spiegare al nostro elettorato che non c'è nessun inciucio, che stiamo provando a collaborare nell'interesse del Paese». «Io mi impegno», è il messaggio che Berlusconi ha inviato a Veltroni alla vigilia dell'incontro, dopo aver colto nell'intervista di Bettini al Messaggero la mano tesa del leader democratico. Il quale, a sua volta, sapeva già tutto ben prima che Peppino Caldarola dalla Camera gli inviasse un sintetico sms: «Walter, da FI mi dicono che fa sul serio». Risposta: «Speriamo ». In realtà il segretario del Pd ripone più di una speranza, e attende da Berlusconi «la buona notizia»: che non leghi cioè il dialogo sulla legge elettorale alla richiesta di voto anticipato. Il Cavaliere è propenso ad accontentarlo, anzi è pronto ad accettare la richiesta di riformare anche i regolamenti parlamentari. «In fondo — ha anticipato ieri ai suoi — l'ho già detto molte volte che sarebbe un bene per il Paese tornare al più presto alle urne. Dunque...». Dunque non si metterà di traverso, per impedire che Romano Prodi si metta di traverso, come sta già facendo. E che insieme al premier s'incuneino quanti vorrebbero sabotare il dialogo. Niente riforme istituzionali, però. Se poi Prodi riuscisse a durare, allora forse il discorso cambierebbe. Per ora no, «ma è chiaro — secondo il democratico Caldarola — che entrambi hanno interesse all'intesa. Se ci riusciranno, avranno il primato nei rispettivi schieramenti, altrimenti si aprirà una guerra civile, soprattutto nel centrosinistra». Berlusconi ne è consapevole, tanto da aver confidato la propria preoccupazione per «le mosse» di quanti «nel Pd stanno cercando di ostacolare Veltroni»: «Mi auguro che riesca a controllare il suo partito, perché sono sinceramente disposto ad aiutarlo per far sì che possa costruire una moderna forza socialdemocratica». A dire il vero ieri anche Veltroni era preoccupato, «per il subbuglio in Forza Italia». «Io non sono in difficoltà», è la tesi del Cavaliere: «Casa mia la controllo e andrò avanti con il Pdl». «Si conoscono», dice D'Alema. Di più. Berlusconi sembra addirittura geloso del rapporto instaurato con Veltroni. Se n'è accorto Umberto Bossi lunedì sera al vertice di Arcore. Il Cavaliere era intento a prendere appunti, (Emblema) quando Roberto Calderoli ha sussurrato: «Oggi ho parlato con Walter, e mi ha detto che...». L'ex premier si è bloccato, e l'ospite leghista è scoppiato a ridere: «Ahhh, codone di paglia». Il clima, almeno con il Carroccio, è meno teso di qualche tempo fa. Ieri Roberto Maroni sosteneva che «sulla legge elettorale con Berlusconi siamo d'accordo. Il modello spagnolo andrebbe benissimo». Il problema è che devono mettersi d'accordo in molti in Parlamento. E forse sono troppi: «È un'operazione complicata che però può riuscire». Veltroni e il Cavaliere hanno in mente di conquistare alla causa su quel sistema di voto il Prc e An, sostenendo che «quanto perderebbero in termini di seggi, lo guadagnerebbero in agibilità politica», perché diverrebbero le due forze con cui il Pd e il Pdl dovrebbero poi allearsi per governare. La garanzia di arrivare a un «bipolarismo virtuoso» ieri Bettini l'ha offerta pubblicamente, spiegando che ai centristi non sarà concesso di diventare il futuro «ago della bilancia ». Il motivo è semplice, basta analizzare i dati di un sondaggio, elaborato per blocchi, dal quale emerge che il Pd è al 35%, il Pdl al 33, An al 13, la «Cosa Bianca» al 7, la «Cosa Rossa» al 5 e la Lega al 4. Insomma, fosse per il leader Democratico e per l'ex premier, l'intesa sarebbe già chiusa. Peccato siano in molti a volerla invece archiviare. E quando Prodi ieri ha annunciato che «sulla legge elettorale, se potrò aiutare lo farò volentieri », a Veltroni e Berlusconi è parsa molto più di una minaccia.Francesco Verderami