AMORE UNIVERSALE

Povero Pd... senza soldi.


E se la Quercia blinda il suo tesoro per resuscitare in caso di flop? InsiderLa questione è delicatissima. E c'è poca voglia di paralrne. Almeno a microfoni accesi. Il Partito Democratico, appena nato, è povero. Anzi, poverissimo. Gli unici soldi che per il momento ha a disposizione sono i contributi degli eletti, norma scattata soltanto a partire dal primo novembre. Praticamente una percentuale irrisoria, considerando i bilanci dei partiti. Nei quali, a fare la parte del leone, sono i finanziamenti pubblici. Peccato che per i prossimi cinque anni, anche se la legislatura dovesse terminare prima, finiranno nelle casse di Ds e Margherita. Poi c'è la decisione della Quercia di blindare attraverso una fondazione in ogni provincia il suo tesoro. Che, fondamentalmente, è costituito da immobili. Non più così numerosi come qualche anno fa, ma comunque considerevoli. Un patrimonio certamente molto più cospicuo di quello dei Dl. E' vero che ci sono anche i debiti (non si sa quanti), ma la decisione di tenersi stretto il proprio 'tesoretto' da parte dei Ds ha suscitato moltissime critiche, soprattutto degli ulivisti doc (parisiani e bindiani). Una sorta di sfiducia nei confronti del nuovo soggetto politico, al di là delle lacrime e dei proclami ufficiali. Non solo. Nel Palazzo c'è perfino chi maligna che da parte della Quercia - e in particolare della maggioranza della macchina e dell'organigramma del partito, storicamente più vicini a D'Alema che a Fassino - ci sia la volontà di tenersi aperta una porta nel caso in cui il progetto del Pd dovesse fallire. Una sorta di piano B, inconfessabile, ma che in caso di terremoto possa consentire agli ex Ds di resuscitare.