AMORE UNIVERSALE

Crisi mutui Prima Parte


Il colpo mortale di Bush all'economia UsaFacciamo un po' i catastrofici: la gestione di Bush ha inferto un colpo mortale all'economia occidentale. Il presidente che sarà ricordato per le guerre in Afghanistan e Iraq potrebbe aver causato agli Stati Uniti (e all'Europa) molti più danni di quanto abbiano fatto gli aerei dirottati dell'11 settembre. Esagerato? Non troppo. Gli Usa sono in crisi. Una crisi nera, profonda, che tocca tutti gli aspetti della vita degli americani. George Soros l'ha definita "la più grave dalla seconda guerra mondiale". Emmammamia, che sarà successo? E' successo che, udite udite, gli Stati Uniti hanno finito i soldi. Ma come? Possibile? Possibilissimo. Tanto che sono andati a battere cassa in giro per il mondo, addirittura bussando al portafoglio di alcuni paesi un tempo considerati di 'serie B'. Solo nell’ultimo mese i governi di Singapore, Kuwait e Sud Corea hanno riversato 21 miliardi di dollari nelle casse di Citigroup e Merrill Lynch, due tra le più grandi banche del mondo. La considerazione più amara, quella che fa stringere i pugni dalla rabbia, è che i segnali c'erano ed erano chiari. Le voci che gridavano al pericolo non erano né flebili né isolate. Ma per Bush c'era prima da fare la guerra. Mica una: due. E più c'erano nubi all'orizzonte (vedi elezioni) più l'incubo terrorismo tornava a diventare l'unico problema di cui gli americani dovessero preoccuparsi.Peccato che non fosse così. Il tasso di disoccupazione Usa è balzato dal 4,7 al 5 per cento. Il mercato del lavoro peggiorerà nel 2008, con un tasso di disoccupazione vicino al 6 per cento. L’attività edile continua a scivolare verso la depressione. Solo di recente la Fed (che non opera indipendentemente da Bush, va ricordato) si è svegliata, realizzando l’importanza del tasso Libor, dal quale dipende una buona fetta dei mutui ipotecari. Persino i servizi iniziano a mostrare segni di affaticamento. Il comparto è tuttora in espansione, ma non a un ritmo tale da poter controbilanciare pienamente i settori in difficoltà.Roba da mettersi le mani nei capelli. Ma cosa facevano gli americani mentre il dollaro si indeboliva progressivamente? Chiedevano prestiti. La scelta di tenere a lungo i tassi bassissimi (all'1%) ha incentivato  l’indebitamento, delle famiglie e delle imprese, oltre ogni ragionevole livello. Poi l’esplosione della bolla creditizia, a partire dai famigerati subprime, ha provocato l’effetto domino che è esploso solo oggi. Non a caso, le più duramente colpite oggi sono le banche, che sono state le prime a cedere. E hanno trascinato nel baratro l'intero apparato finanziario e ora verosimilmente quello produttivo. Ma tutto è iniziato ben sette anni fa. Anni in cui non si è mai nemmeno intuito il problema.E così i mercati oggi hanno paura e come si fa a dargli torto? Sono pochissime le speranze di evitare la recessione, persino per gli economisti da sempre più ottimisti. Finalmente, per la prima volta, come se fosse una bella addormentata improvvisamente risvegliatasi, George W. Bush ha riconosciuto davanti al mondo intero che è in atto un 'arretramento dell'economia' del suo paese. Evviva. E quindi? E quindi arriva la cavalleria: un pacchetto di interventi fiscali (agevolazioni alle imprese, benefici a favore dei più disagiati, incentivi vari) per un valore di 140 miliardi di dollari, pari all’1% del pil.Ma ora è troppo poco. Troppo poco. E i mercati hanno capito due cose: che la crisi è stata sottovalutata o addirittura ignorata troppo a lungo e che la persona che guida gli Stati Uniti non è in grado di cambiare le cose. Un bel bombardamento a tappeto su Wall Street purtroppo non risolverebbe la questione. Il compito per il futuro presidente Usa sarà ingrato. Si tratterà di succedere all'uomo che ha inferto un colpo vitale all'economia mondiale. L'uomo che sarà ricordato per le guerre in Afghanistan e Iraq. Per la cronaca: guerre unanimemente considerate un insuccesso.