AMORE UNIVERSALE

Per voi siamo nella TERZA REPUBBLICA?


La Camera I risultati elettorali del 13 e 14 aprile sono una lezione per tutti e raccontano la storia tormentata di questo Paese. È - se possiamo parafrasare lo storico titolo del Corriere - quasi Terza Repubblica, anche se non ancora. Vediamo perché. Innanzitutto, è cambiato lo scenario politico. Un terremoto di proporzioni inaudite pari solo a quello che negli anni tra il 1992 e il 1994 vide la fine della Prima Repubblica. A quasi trent'anni esatti dal rapimento e dalla morte di Aldo Moro, non esistono più nell'arco costituzionale partiti che si definiscano comunisti. Si è chiusa una stagione storica, e di questo bisogna prendere atto. Oltre a questo, bisogna dare atto a Silvio Berlusconi e Walter Veltroni di aver compiuto una vera e propria riforma costituzionale senza colpo ferire e senza traumi: il vituperato Porcellum e gli appelli dei due leader sono riusciti in quello che decenni di riforme (auspicate, sognate, sottolineate e progettate con commissioni bicamerali, saggi e quant'altro) non hanno mai potuto donare all'Italia. Hanno cioè creato, di fatto, un sistema bipolare che somiglia a quello di tutte le altre democrazie moderne. Esistono ora due grossi partiti - o gruppi, se non vogliamo considerare il PdL come tale - che coagulano i voti degli italiani e le loro scelte, speranze. La gente ne ha avuto fin sopra i capelli di coalizioni litigiose e transizioni quasi ventennali, dando una risposta definitiva.
Veltroni e BerlusconiAttenzione: questo non trasforma Berlusconi e Veltroni nei De Gasperi e Togliatti del XXI secolo, tutt'altro. Perché non è possibile fare un paragone con la fine degli anni '40 e perché entrambi non hanno la statura e le esperienze di vita di quei due statisti. Ma soprattutto perché oggi si è tracciata la via, il sistema è fragile e va consolidato. Però era finalmente tempo di finirla con pastette, inciuci e alleanze contro qualcuno e mai per il bene della nazione. E per quanto riguarda il bene del Paese: lo vedremo nei giorni a seguire e nell'azione di governo, se ci sarà davvero la volontà di fare gli interessi degli elettori. Altrimenti, visto che la democrazia è diritto di scelta, gli elettori manderanno a casa questa nuova maggioranza e ne sceglieranno un'altra.
Gianfranco FiniAdesso occorre scrivere una legge elettorale che salvi quanto di buono nel Porcellum si trova: premi di maggioranza per avere governi stabili e capaci di governare, ma soprattutto (e qui veniamo alla transizione non conclusa) la creazione di un unico partito del Centrodestra in grado di superare definitivamente Lega, An e Forza Italia. Difficile farlo in tempi brevi, specie dopo l'affermazione del partito di Umberto Bossi: ma se in questa nuova legislatura i leghisti dovessero riuscire ad ottenere federalismo fiscale e quanto nei loro desideri, a quel punto la Lega avrebbe ancora motivo di esistere o si dovrebbe fondere in un unico soggetto di centrodesta guidato da Gianfranco Fini al posto del Cavaliere? Anche lui dovrà prima o poi lasciare il suo ruolo di guida del PdL e ritirarsi a vita privata o al Quirinale, se è davvero il suo sogno segreto.
Beppe GrilloPer concludere: le elezioni sono lo specchio di un Paese. Quello riflesso nello specchio del 14 aprile 2008 è stanco. Non vuole discorsi da tribuni e Vaffa-Day alla Beppe Grillo, laicismi fuoritempo alla Enrico Boselli, contrapposizioni noi-voi anche in seno ai partiti e governi fondati sugli starnuti di Rita Levi Montalcini e Francesco Cossiga (sia pure simpaticissimo). Basta: i senatori a vita facciano dignitosamente i patres conscripti di romana memoria, siano un esempio morale per aver "illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario". Vogliamo un governo, che sia capace di intendere e volere, coraggioso abbastanza per presentarsi alle prossime elezioni e, se del caso, essere "preso a calci" dagli elettori. È quasi Terza Repubblica, anche se non ancora.