AMORE UNIVERSALE

Papà, che differenza c'è tra destra e sinistra?


Ho ricevuto moltissime mail, in risposta ai miei due ultimi interventi su Affari Italiani. Mail amare per chi scrive, dure e che non consentono retorica o silenzio. Messaggi di distanza e rottura con chi fa politica. A loro, in accordo con la redazione, dedicherò uno spazio speciale, a parte, nei prossimi giorni. Oggi cambio argomento.Mi ha chiesto mio figlio Davide di 10 anni, una sera mentre lo addormentavo, quale sia la differenza tra destra e sinistra. Non tra le braccia o le mani, o i piedi ovviamente, ma avendo un padre che di mestiere, temporaneamente, fa il politico, la sua domanda era sul significato delle parole del mio mestiere. Ho avuto molta difficoltà ad iniziare la spiegazione. Avevo il timore di sbagliare. Non volevo essere fazioso, non volevo pesare sulla sua coscienza con categorie troppo lontane da lui, non volevo fare torto a persone che oggi effettivamente militano nel Centrodestra, ma che non sarebbero state fasciste e viceversa a persone che oggi militano nel Centrosinistra e che ieri magari sarebbero state in un campo non propriamente di sinistra. Non volevo semplificare la visione del mondo che non è più così assoluta, perlomeno ai miei occhi, oggi che molte cose o valori, o memorie o principi appaiono a volte accostati  o comunque affiancati da altri che ritenevamo lontani o diversi. Pol Pot e Auschwitz, Shoah e massacro degli Armeni, Babi Yar e fosse comuni delle purghe Staliniane, il Ruanda e la pulizia etnica in Serbia. Dico subito ai lettori, che io sono figlio di un sopravvissuto del Lager di Auschwitz, dove tutta la mia famiglia paterna è stata assassinata e poi cremata. Mi riprendo, non posso non rispondere, i bambini hanno bisogno di certezze, la certezza può venire dalla storia. Forse. Forse perlomeno dal raccontarla. Gli parlo della Rivoluzione Francese, del sogno dell'Uguaglianza, della Libertà e della Tolleranza. Poi gli parlo dell'oppressione nel lavoro, delle campagne italiane dopo l'Unità d'Italia, gli racconto '900 di Bertolucci, della polenta sul tavolo lungo della famiglia di Olmo Dalcò, delle leghe bracciantili, delle società di mutuo soccorso, delle 16 ore di lavoro nei campi o nelle prime fabbriche, gli parlo di scioperi e sindacati, gli parlo di Metello e di Vasco Pratolini, delle risaie, gli parlo della Lega del Fascio, della Marcia su Roma, dell'olio di ricino, del Re Vittorio Emanuele. Gli parlo di "Una giornata particolare", di Mastroianni e della Loren, Gli parlo di Mussolini, e poi di Matteotti, dei pestaggi, dei campi Dux. Gli parlo della nonna antifascista e del nonno invaghito di Mussolini, morto ammazzato ad Auschwitz in quanto ebreo, come me e come Davide. Gli racconto Calvino e il sentiero dei nidi di ragno, Fenoglio e il Partigiano Jonny, Vittorini, Uomini e No ed Enne2 nel freddissimo inverno del 44 a Milano. e gli parlo delle leggi razziali, scritte dai fascisti, votate dal Parlamento fascista. Controfirmate dal Re, avversate da pochi nel paese. Gli parlo della guerra, di Hitler, del Nazionalsocialismo, della hitlerjugend, dell'Aunschluss, gli parlo dei campi di sterminio, del nonno e di quelli che non sono tornati. Del fascismo, del socialismo, del comunismo. Ho calcato la mano sul passato evidentemente, la ho trovato le mie certezze. Sono certo che questo esprima anche una debolezza sul presente. Se Davide l'altra sera mi avesse chiesto se il decreto d'urgenza sulla espulsione degli stranieri ritenuti pericolosi, approvato in gran velocità sull'onda dello spaventoso assassinio della donna di Roma, controfirmato giovedì dal Presidente della Repubblica, fosse di destra o di sinistra, io avrei risposto che non lo so e non mi interessa. Sarei stato un padre che non risponde.Un bambino, un bambino di 10 anni, capisce il presente, fatica a capire il passato, non riesce a prefigurare il futuro. Un bambino sa cos'è  il bene e cos'è il male. Magari semplifica, taglia via sottili sfumature, incerte zone grige, ma vive di morale certa. Chi ruba, chi ammazza, chi violenta, è il male. Per questo è difficile parlargli, è difficile parlare sempre da figlio di sopravvissuto. Ad un nipote di sopravvissuto. Si rischia di non essere obiettivi. Sul presente e sul passato. Poi gli ho parlato del presente. Ma in realtà con un riflesso del passato. Gli ho raccontato del progetto della giunta milanese di mettere insieme in un unico monumento il ricordo dei partigiani e dei militi della Repubblica Sociale. Di cui giovedì c'è stata un' eco, nell'assenza per la prima volta del Sindaco di Milano nella cerimonia in ricordo dei partigiani uccisi. Gli ho espresso il mio parere contrario.La pietà, gli ho detto,  è un sentimento privato, si può condividere o non condividere, ma è privato. La commemorazione è un fatto pubblico. Un monumento è un tratto identitario comune. E' uno dei simboli di una identità nazionale costruita insieme. Per questo non condivido l'idea di un monumento che ricordi insieme i partigiani e i militi della decima mas. Al cimitero maggiore di Milano, al campo 10, tra i militi della decima Mas, sono sepolti anche assassini e criminali. Ci saranno anche giovani che hanno sbagliato, in buona fede. Può essere. Ci saranno famiglie che li compiangono e ricordano. I loro sentimenti familiari li rispetto.Ma non è vero che con il tempo la storia mette tutto insieme, che tutto è relativo. Semmai la storia fa scoperte, aggiunge nuove verità. Ma vi furono in quegli anni un torto ed una ragione, un bene ed un male, con degli errori magari, con zone grigie certo. Ma se oggi a quei neofascisti che ancora ci sono è dato manifestare ricordando Mussolini o la decima mas, come è avvenuto giovedì al cimitero maggiore di Milano, con la partecipazione del segretario cittadino di Alleanza Nazionale, loro stessi lo devono alla vittoria dei partigiani e dei resistenti e alla sconfitta di quelli che loro vogliono ricordare. Per questo sia libera, certamente libera la pietà, e anche entro i limiti della legge la libertà di manifestare il proprio pensiero, ma non si unisca in un monumento ciò che la storia tenne diviso. In fondo nessuno avrebbe mai il coraggio di ricordare in uno stesso monumento Mussolini e Pertini, o sbaglio? Certezze granitiche sul passato ne ho, molta difficoltà a confinare i problemi del presente entro categorie storiche pure. E il mestiere di padre è sempre difficile...