Un attore in scena

SE SEI UN ANALFABETA FUNZIONALE NON CAPIRAI QUESTO TESTO


SE SEI UN ANALFABETA FUNZIONALE NON CAPIRAI QUESTO TESTOL’analfabetismo funzionale in Italia è una realtà, non è una definizione spocchiosa dei radical chic nei loro momenti di consapevolezza ultraterrena.L’Italia è la seconda nazione europea, al pari della Spagna e dopo il primato turco, per numero di analfabeti funzionali o low skilled, pari circa al 47% della popolazione totale (fonte PIAAC-OCSE, Rapporto nazionale sulle competenze degli adulti).Facciamo una breve panoramica su cosa vuol dire analfabetismo funzionale.L’analfabetismo funzionale non è da confondersi con quello strutturale. Quest’ultimo infatti è quello che fino a qualche anno fa tutti conoscevamo come l’unica forma di analfabetismo, ovvero quello dipeso dall’interruzione del processo formativo che si palesa come l’incapacità di leggere e scrivere. L’analfabetismo funzionale invece consiste nell’incapacità di comprendere testi semplici, di rielaborare in pensiero critico un concetto sentito al bar, di capire il libretto di istruzioni di uno smartphone, consiste nel credere all’opinione di chiunque prendendola come verità senza sentire la necessità di informarsi sull’argomento, consiste nella mancanza di competenze intellettuali utili per affrontare la vita quotidiana.In generale la diffusione dell’analfabetismo funzionale deriva da radici politiche e sociali, come il fatto che il 25% della popolazione italiana non abbia alcun titolo di studio. Questo non vuol dire che tutti i diplomati e i laureati siano esenti da questo fenomeno. I low skilled sono in grado di leggere e imparare a memoria, quindi potenzialmente anche di sostenere esami e diplomarsi, o laurearsi. Oltre che dalla mancanza dell’acquisizione di competenze date dalla non scolarizzazione, le persone possono anche subire un processo di retrocessione dovuto all’analfabetismo di ritorno, ovvero non coltivando nel tempo quelle capacità che avevano acquisito precedentemente, tipo smettendo di leggere, informarsi o dedicarsi ad una qualsiasi attività artistica, creativa o che richiede l’elaborazione di un pensiero critico in generale.Non pensiamo che l’analfabetismo funzionale sia un fenomeno diffusosi negli ultimi 3/4 anni, ovvero il periodo di tempo da cui se ne sta parlando. Semplicemente, grazie ai social, oggi possiamo tutti (tutti noi che non facciamo parte di quel 47%, almeno per la nostra personalissima percezione di noi stessi) essere testimoni di questa grave piaga sociale. Infatti dove c’è – sui social – una discussione sui temi caldi riguardanti la nazione (vedi i vaccini, l’immigrazione, la politica in generale) c’è almeno un commento di un analfabeta funzionale.Sgrammaticata, disinformata, basata sul titolo di un clickbait di cui non ha nemmeno letto il contenuto, che fa riferimento a quello che gli ha detto il suo amico complottista mentre faceva colazione stamattina al Bar di Ezio sotto casa. Quella per lui è la verità. Perchè non sa distinguere cosa lo sia da cosa no.Ma il problema non è tanto che lui ci creda fino in fondo, il problema è che ci credano tutti gli altri membri della community degli analfabeti funzionali e che quindi alla fine si diffonda più il loro pensiero che quello degli intellettualmente normodotati, che invece si affidano all’informazione di quelli che hanno le competenze per farla.Cosa succede quindi? Che la verità sentita al Bar di Ezio acquista la valenza di una verità universalmente riconosciuta perchè sostenuta da 30.000 like ed ecco che iniziano le teorie complottiste, i commenti aggressivi e senza h nel verbo avere, il discredito verso i giornalisti che tentano di diffondere cultura e soprattutto la polemica e l’aggressività verso chiunque tenti di esporre un’opinione contraria o chiarire un concetto evidentemente poco chiaro.In questi ultimi tempi tante volte la riflessione è stata volta a come poter porre rimedio alla diffusione delle opinioni di questo gruppo sociale in ascesa e le soluzioni possibili individuate sono state due:-arrendersi di fronte alla quantità di tempo libero e alla grandissima volontà di risposta che gli analfabeti funzionali dimostrano di avere sotto ogni post e rassegnarsi a vivere in un mondo di banalità e stereotipizzazione;-creare una coalizione che racchiuda l’altro 53% della popolazione o almeno una buona parte di questa percentuale e dare il via ad un sistema organizzato in cui per ogni post di un low skilled ce ne sia uno di un normodotato, per ogni commento sugli immigrati extracomunitari ci sia una storia che ne racconti le necessità, per ogni teoria complottista ci sia una ricerca scientifica a smentirla.Forse così saranno la ricerca e l’informazione, quelle fondate, ad acquisire like e quindi anche la dignità per essere ritenute la verità. Lottare per la cultura all’epoca dei social vorrà dire anche questo.“I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli”