Al civico 54 di viale Abruzzi, Chiara e Mario si sono inventati «Homemade 54»: aprono le porte di casa a sconosciuti tra ladri di sapone (pentiti) e attori. «Non facciamo un casting vero e proprio. Alcuni spettacoli vivono di una magia loro» Questa casa non è un albergo. E nemmeno un ristorante o un bar. Ma è capace di essere un po’ tutto questo insieme. Soprattutto un teatro. Mario De Nisi e Chiara Perugini, romani di Milano, si sono inventati «Homemade 54». Il nome racchiude ogni senso di questa storia. Tutto è fatto in casa, al 54 di viale Abruzzi. Che poi la casa sarebbe un ex cartiera, architettonicamente reinventata per puro gusto personale. Mario e Chiara non aprono le porte di casa: le spalancano. «La prima volta che mi sono ritrovato estranei qui era durante una serata per Piano City quattro anni fa. Mi sono chiesto come avrei potuto ripetere l’esperimento con un altro contenuto artistico. Abbiamo fatto un tentativo ripagandoci l’artista e anche l’amatriciana. Questo progetto lo considero il mio giocattolo preferito. Basta andare in pari e che la gente sia felice», aggiunge Mario. Che per colpa di un ictus si è ritrovato con un braccio e una gamba fuori uso: «Questo mi ha dato la spinta definitiva. Cucino tutto con una mano, l’altra me la danno gli amici».
Milano, lo spettacolo in salotto.
Al civico 54 di viale Abruzzi, Chiara e Mario si sono inventati «Homemade 54»: aprono le porte di casa a sconosciuti tra ladri di sapone (pentiti) e attori. «Non facciamo un casting vero e proprio. Alcuni spettacoli vivono di una magia loro» Questa casa non è un albergo. E nemmeno un ristorante o un bar. Ma è capace di essere un po’ tutto questo insieme. Soprattutto un teatro. Mario De Nisi e Chiara Perugini, romani di Milano, si sono inventati «Homemade 54». Il nome racchiude ogni senso di questa storia. Tutto è fatto in casa, al 54 di viale Abruzzi. Che poi la casa sarebbe un ex cartiera, architettonicamente reinventata per puro gusto personale. Mario e Chiara non aprono le porte di casa: le spalancano. «La prima volta che mi sono ritrovato estranei qui era durante una serata per Piano City quattro anni fa. Mi sono chiesto come avrei potuto ripetere l’esperimento con un altro contenuto artistico. Abbiamo fatto un tentativo ripagandoci l’artista e anche l’amatriciana. Questo progetto lo considero il mio giocattolo preferito. Basta andare in pari e che la gente sia felice», aggiunge Mario. Che per colpa di un ictus si è ritrovato con un braccio e una gamba fuori uso: «Questo mi ha dato la spinta definitiva. Cucino tutto con una mano, l’altra me la danno gli amici».