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Messaggi di Giugno 2018

Mi in...Cateno/Storie di sindaci peloritani

Post n°499 pubblicato il 25 Giugno 2018 da MANonTHEmoonMilano
 
Tag: Cateno
Foto di MANonTHEmoonMilano

È stato eletto sindaco di Messina ai ballottaggi con oltre il 65% dei voti. E ha subito portato i fiori alla statua della Madonna Immacolata. Ma il nome di Cateno De Luc a, nuovo primo cittadino, sostenuto da liste civiche, non è affatto sconosciuto né al mondo politico né a quello giudiziario.

Una delle immagini che hanno fatto scalpore, di lui, è quella di quando, nel 2007, si tolse i pantaloni per rimanere in mutande nell’Assemblea regionale della Sicilia: la Bibbia in una mano, un Pinocchio nell’altra. All’epoca era deputato e protestava contro la decisione dell’allora presidente Micciché di estrometterlo dalla Commissione Bilancio: si era spogliato, coppola nera in testa, e aveva usato la bandiera della Sicilia come pareo. Un anno prima, un altro «spogliarello», quella volta in conferenza stampa: eletto alla regionali nella lista del Movimento per le autonomie di Raffaele Lombardo, si era spogliato per protestare contro i tagli di fornitura d’acqua alle Eolie.

Originario di Fiumedinisi, di cui è stato sindaco dal 2003 al 2011, è stato eletto nel 2012 primo cittadino di Santa Teresa di Riva, cittadina costiera sul litorale messinese jonico. Ruolo che ha ricoperto fino al 2017. In mezzo, più di qualche guaio giudiziario: nel 2011 viene arrestato con il fratello Tindaro, funzionario del Comune di Fiumedinisi e presidente della Commissione edilizia, per quello che viene definito il «sacco di Fiumedinisi». L’accusa: abuso d’ufficio, falso e tentata concussione, per aver gestito gli appalti per la costruzione di un albergo, sedici villette e un muro di contenimento del torrente Fiumedinisi in modo da favorire imprese edilizie della sua famiglia, Per lui erano stati chiesti cinque anni di carcere. L’assoluzione era arrivata a novembre del 2017. Nello stesso anno, ed esattamente tre giorni prima che arrivasse l’assoluzione, appena eletto deputato regionale nelle fila dell’Udc, era stato nuovamente arrestato per evasione fiscale. Arresto arrivato a poche ore dall’annuncio proprio di volersi candidare come sindaco di Messina. Il suo nome era, secondo la Commissione antimafia, tra gli «impresentabili» del centrodestra. De Luca era tornato il libertà dopo la revoca degli arresti domiciliari, sostituita con una misura interdittiva del divieto di ricoprire ruoli apicali negli enti coinvolti nell’inchiesta. Sedici inchieste, sedici proscioglimenti: questo il bilancio delle sue vicende giudiziarie, se si esclude l'ultima, quella legata all'evasione, ancora aperta.

Appena eletto Cateno De Luca è andato a deporre una corona di fiori ai piedi della statua della Madonna Immacolata, per poi recitare una preghiera. Sotto Palazzo Zanca il suo discorso di ringraziamento, iniziato recitando un Padre Nostro, poi le prime parole: «Voglio essere il sindaco di tutti. Iniziare una rivoluzione e può essere facile, il difficile è portarla avanti. Ed è quello che noi ci impegneremo a fare». Una cosa da sottolineare è che De Luca parte senza consiglieri, perché nessuna delle liste che lo hanno sostenuto era riuscita a superare la soglia di sbarramento del 5% al primo turno. Dieci consiglieri eletti in altri schieramenti hanno però manifestato l'intenzione di offrire sostegno e «supporto» al neo sindaco.

 
 
 

L'Europa offshore che piace a Salvini

Post n°498 pubblicato il 03 Giugno 2018 da MANonTHEmoonMilano
 
Tag: Salvini

 

Esclusivo: alla Lega sovranista di Matteo Salvini piace offshore
In via Angelo Maj 24, a Bergamo, c'è un piccolo studio contabile di proprietà di Andrea Manzoni e Alberto Di Rubba. Due professionisti come tanti, se non fosse per la loro ascesa, a partire dal 2014, all'interno dell'amministrazione del partito di Salvini. Alla coppia, poco nota alle cronache, si aggiunge un terzo uomo, più conosciuto: Giulio Centemero, il tesoriere ufficiale del partito, voluto dal leader che ha portato la Lega all'exploit elettorale del 4 marzo. Centemero è stato eletto alla Camera alle ultime elezioni, ma è soprattutto l'uomo ingaggiato da Salvini per gestire i conti dopo gli scandali della truffa sui rimborsi elettorali durante la gestione di Umberto Bossi e Francesco Belsito. Di Rubba, Manzoni e Centemero: i cassieri di Matteo, insomma.

Tutti nati nel 1979, tutti laureati in economia e commercio all’università di Bergamo, dove si sono conosciuti nei primi anni 2000. Un trio al cui vertice c'è proprio il neodeputato e tesoriere. Gestiscono decine di società con base in via Angelo Maj, nuovo quartier generale delle finanze leghiste,  sette delle quali controllate- attraverso delle fiduciarie italiane tra i cui soci c'è anche un'anonima impresa svizzera- da una holding lussemburghese che fa capo a un'altra fiduciaria. Impossibile dunque, vista la sofisticata schermatura finanziaria, sapere chi sono i reali proprietari delle società registrate presso lo studio di Di Rubba e Manzoni. E impossibile è anche conoscere l'origine dei capitali attraverso cui sono state costituite. L'unica certezza è che seguendo il flusso di denaro si arriva nel Granducato, uno dei principali paradisi fiscali europei.

Ma non è tutto. Approfondendo gli affari dei cassieri del Carroccio si arriva a un’impresa che noleggia auto, di proprietà di Manzoni e Di Rubba, il cui fatturato si è impennato da quando la Lega è diventata sua cliente. E c’è pure una grande tipografia della bergamasca, anche questa diventata fornitrice di punta del partito dopo l'elezioni di Salvini a segretario federale, il cui proprietario pochi giorni fa ha fatto guadagnare oltre un milione di euro a Di Rubba.

Da aprile scorso Manzoni e Di Rubba ricoprono anche una carica formale e delicata all'interno del partito: il primo è stato nominato direttore amministrativo del gruppo parlamentare alla Camera, il secondo è stato scelto come revisore legale del gruppo Lega al Senato. Non solo: entrambi hanno ottenuto incarichi di peso all'interno della Pontida Fin e della Fin Group, ammiraglie finanziarie del partito. Proprio la Fin Group ha cambiato sede con l'entrata in scena di Salvini e Centemero. Dalla storica via Bellerio, sede e simbolo di una Lega nordista, secessionista, padana, è stata trasferita in via Angelo Maj 24, presso lo studio Di Rubba - Manzoni, con quest'ultimo che è diventato l'amministratore unico della società.

Alle domande de L’Espresso, sia Centemero che i colleghi Di Rubba e Manzoni hanno risposto allo stesso modo. Non hanno fornito informazioni sui beneficiari ultimi delle fiduciarie, ma hanno assicurato che le sette aziende in questione non hanno legami né diretti né indiretti con la Lega. Tuttavia un fatto è indiscutibile: in una di queste imprese l’amministratore è il tesoriere del partito, cioè Centemero, e in una seconda lo stesso ruolo è ricoperto dal professionista Manzoni, scelto per vigilare sui conti del gruppo parlamentare alla Camera. 

Sempre presso lo studio di Manzoni e Di Rubba è registrata anche la associazione culturale “Più Voci”: l'organizzazione fondata da Centemero, Di Rubba e Manzoni per incamerare contributi da imprenditori, di cui L'Espresso aveva dato conto in esclusiva due mesi fa nell'inchiesta di copertina “ I conti segreti di Salvini ”.
SALVINI_WEB

Sull'associazione Più voci questa volta la Lega ha risposto. Lo ha fatto con il tesoriere Centemero: «I soldi ricevuti non sono stati trasferiti al partito o utilizzati in attività di carattere politico, come ad esempio la campagna elettorale». Il tesoriere ha sottolineato che «l’associazione, come da ragione sociale, stimola il pluralismo dell’informazione, perciò i progetti di sostegno (le donazioni private, ndr) sono stati indirizzati su Radio Padania e su Il Populista (il giornale online edito da Mc Srl, ndr)». Insomma, Centemero sostiene che quei soldi non servivano a finanziare la campagna elettorale della Lega, ma a sostenere l’informazione realizzata dai suoi media. Difficile capire quale sia la differenza sostanziale, visto che Radio Padania e Il Populista sono testate attraverso cui la Lega fa campagna elettorale. E piuttosto complicato risulta anche comprendere perché, se le cose stanno così, Esselunga e Parnasi (i donatori dell'associazione che avevamo rivelato due mesi fa) non sono stati invitati a donare soldi direttamente a Radio Padania e a Il Populista. Il tesoriere Centemero ci ha anche fatto sapere che l’associazione è ancora attiva, e che a partire dalla sua fondazione, nell’ottobre nel 2015, «ha raccolto qualche centinaia di migliaia di euro da aziende e privati». Nessuna informazione sui nomi dei donatori: «La normativa delle associazioni e la riservatezza dei dati richiesti mi impediscono di rivelare i nominativi dei contribuenti e i relativi importi», ci ha scritto Centemero.
 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: MANonTHEmoonMilano
Data di creazione: 30/12/2009
 
 

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