Un attore in scena

L'amore per la qualità delle cose

 

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Messaggi del 28/10/2014

Il manager, la madre e l'artista.

Post n°361 pubblicato il 28 Ottobre 2014 da MANonTHEmoonMilano
 

Vi racconto una storia, forse inventata o forse no.

Romanzata il giusto, dipinta con i colori giusti, sfumata quando il tramonto della storia sarà compiuto, esaltata qualora ce ne fosse realmente bisogno...

Con queste premesse è difficile scrivere un racconto, è molto improbabile essere compresi, è sicuramente arduo riuscire a far comprendere un messaggio. Ma ci proverò.

Userò le giuste precauzioni per evitare il virus di una malattia chiamata disinteresse, e per regalare almeno qualche ora di riflessione a chi, di fatto, pensa molto poco.

Per esplicare i fatti userò ovviamente tutte le tecniche più sbagliate per raccontare il momento e le cose più o meno giustamente accadute.

Tre i personaggi:

- Il manager impensabile

- La madre improponibile

- L'artista concettuale inconcepibile

Tutti con grossi problemi psicologici, economici, fisiologici e stitici nei rapporti umani con il mondo che li circonda.

Il manager è legato a filo doppio con la madre, l'artista invece si sente escluso da questa pletora di rapporti umani.

La coppia di fatto direttore mandrugona ha per anni abbandonato la logica di un non rapporto con l'attore sempre denigrato per il suo modo di essere inconcepibile e mai effettivamente compreso.

Un tempo il trio era unito perchè esisteva il direttore d'orchestra che, finita la sua esistenza in modo del tutto sfortunato, aveva smesso di suonare per loro. Le musiche partorite dopo la sua prematura scomparsa avevano un che di stonato agli occhi del trio che decise di sciogliersi. 

Il manager, che ancora non sapeva di essere tale, era bravo nella diplomazia e con la gente. Amico di gente potente e influente, nella sua piccola città di origine non aveva problemi a uscire, a creare gruppi, ma qualcosa sembrava mancargli per il salto di qualità. Stava ancora studiando come, ma sapeva che ce l'avrebbe fatta.

La madre, abituata a ricchi concerti e a musiche diverse, dopo la scomparsa del maestro, aveva deciso che era inutile sobbarcarsi in una vita di sacrifici, inutili e deleteri, e voleva continuare a seguire i suoi ideali. Difendeva i deboli, le persone rejette, gli ultimi. I suoi ideali erano tali da lasciare lavori remunerativi che le avrebbero dato una indipendenza economica, per perseguire il suo ideale di giustizia.

L'artista invece era un poco di buono, bugiardo e poco propenso a fare i lavori che tutti fanno. Fannullone e sfaticato, bighellonava inventandosi cose impossibili e spesso le realizzava anche, ma fondamentalmente era poco affidabile e con un carattere davvero plumbeo. Questo lo portava a sfoghi temporaleschi con chi non gli andava a genio portandolo all'esclusione totale della società: il diluvio porta sempre e solo distruzione.

Le loro strade si erano separate per molto tempo finchè le cose non precipitarono per il manager e la madre, mentre l'artista, nella sua ennesima nuova scommessa a perdere aveva cambiato città e tutto era andato molto male.

L'inferno era arrivato sulla terra. Il manager e la madre per le scelte di giustizia di quest'ultima avevano perso ogni cosa. Non c'era più una casa, ma solo tanti amici che depredavano i ricordi di famiglia e davano giudizi.

Allora bisognava fare qualcosa, l'artista era l'unico che poteva portarli via dalla strada nonostante l'alto stile di vita e di scelte che avevano fatto era l'unico che quella strada dove sarebbero finiti, la conosceva.

L'artista felice di aiutare la madre e il futuro manager, molto ambizioso decise di portarli nel suo inferno di tristezza, compromessi, bugie ed errori.

Errore fatale, una casa rattoppata trovata per loro, ma decisamente non all'altezza del loro lignaggio. Anche i lavori offerti non andavano bene per i nobili provenienti dalle terre bagnate dal mare e protette dalla montagna.

Occorreva urlare, abbattere quelle poche certezze che la poca personalità dell'artista aveva, fargli comprendere che il suo posto nel mondo era quello solo dello sfogo e che la sua solitudine era un destino ineluttabile da accettare sempre.

Un tetto per dormire era però necessario anche a dei nobili come loro e si sa che senza la pecunia è difficile sopravvivere soprattutto al nord Italia. Allora perchè non provare a prendere il potere in casa dell'artista, buttare fuori i suoi inutili e sprezzanti inquilini. In fin dei conti abita in centro e non si sa come può essere una destinazione prestigiosa. Sia per una nobildonna un po giù, sia per un futuro manager.

L'artista per tirare avanti quella nave che ormai era del tutto affondata aveva dato le dimissioni dai suoi sogni e si era iscritto nel mondo dei metalmeccanici. Amava così tanto scrivere che era costretto a spedire buste chiuse scritte da altri. Amaro destino.

Intanto il manager iniziava la sua carriera di arrampicatore sociale benestante spalleggiato dalla madre che non solo non aiutava in casa, ma faceva continuamente danni con i pochi amici/amori dell'artista.

Le liti per opposte visioni si susseguivano al ritmo di una al minuto, con violenze mai viste e cattiverie. L'artista bugiardo, ormai ridotto a operaio sincero e ridotto allo stremo, vedeva spesso scendere le sue plebee lacrime dagli occhi perchè non veniva ascoltato.

La madre, offesa per gli umili lavori offerti dall'artista, per accontentarlo si alzava anche presto, ma vagava finchè il mondo plebeo del primo fosse rassicurato, per poi tornare a casa.

I conti si facevano a fine mese e l'umile stipendio dell'operaio artista non bastava perchè la contessa e il direttore non portavano rispetto e derrate sufficienti a superare l'empasse.

L'artista, ormai completamente disperato, con un lavoro che odiava, in un ambiente al solito ostile perchè per lui incomprensibile, con un tasso di frustrazione ai limiti della sopportabilità voleva che loro andassero via. Ma loro come potevano? Li poteva mettere nella strada? 

Una notte l'ennesima e ultima lite: dopo la bugia di un trasloco mai programmato, con i conti che più in rosso non si poteva, scattò il dramma. Tavolo distrutto, urla, calci, spinte, risse, disperazione: l'artista si distrusse un piede. 

Aveva capito una cosa: loro sarebbero sopravvissuti, mentre lui sarebbe morto molto presto.

In quel viaggio in ambulanza, senza un soldo in tasca, l'artista che aveva tanto amore da dare ma che ne aveva ricevuto oltremodo poco, che aveva pagato con l'odio quella folle scelta di cuore, decise che bisognava percorrere strade diverse.

Il solitario attore ebbe l'aiuto in quei tristi giorni di alcuni angeli e si accorse che forse non aveva seminato solo odio. La fame, le punture di eparina in macchina, gli aprirono gli occhi.

La madre e il manager andarono via con la forza. Ormai era divenuto tutto drammaticamente impossibile.

Storia finita?

Ma no...

L'artista pensava sempre a quel duo nefasto, ogni giorno i conti e i debitori glieli ricordavano con veemenza. Ma nonostante tutto non riusciva ad odiarli.

Dov'erano? Cosa avevano combinato? L'artista voleva aiutare la donna che aveva perso il maestro, l'opera sembrava incompiuta. Ma non c'era verso.

Intanto manager e madre erano andati a vivere insieme come in una meravigliosa coppia di fatto.

Impossibile scindere un legame così profondo, in fondo lui era quello che ogni madre poteva volere: dedicato, buon pagatore di conti e vizi, accondiscendente, sempre pronto a correre a coprire il capriccio.

Negli anni l'artista aveva mollato quell'orrendo mondo pieno di rumore ma profondamente vuoto dentro. Le buste le aveva spedite per l'ultima volta qualche anno prima quando la sua azienda era andata in crisi. E aveva deciso che era l'ora di ritornare a sognare.

Senza l'influsso del duo l'artista, nonostante i mille errori e una vita da ricorsa senza appigli, era riuscito a rivedere il sole nella grigia pianura lombarda.

Un giorno la madre decise di contattare dopo anni l'artista: era l'ennesimo tentativo di umiliazione, scambiato per tentativo di riconciliazione.

L'artista che voleva solo essere amato e rispettato per quel poco che era ci cascò: era un continuo parlare del manager senza molte domande per quello che lo riguardava.

Decise di andare a vedere la nobile dimora del duo e le lacrime scesero ancor di più. Quel fiore stupendo che era la madre si era appassito in maniera inequivocabile figlio della noia e dell'inedia, del lassismo e del disinteresse figlio di quel rapporto malato. Lei gli mostro la connessione a internet, i meravigliosi programmi sky, parlava sempre del manager, dei suoi successi nella vita, del fatto che lui aveva provveduto a lei.

Beh, mica facile da accettare. Amore unico, fatto di pagamenti di conti e di vizi. L'artista, perennemente pieno di debiti mai contratti e di difficile quantificazione in quanto bugiardo e in realtà ricchissimo, non ci faceva una bella figura.

Però il manager, casualità, aveva scoperto anche lui l'amore di una bella lavoratrice sua dipendente (un classico) che aveva deciso di sposare. Ma siccome il manager era ricco che cosa sarebbe cambiato per la madre? Poco oppure no?

La vita è fatta a scale, sembra una frase fatta, ma è così. L'artista, nonostante la povertà, il lavoro incomprensibile, la continua mancanza di soldi e l'inaffidabilità, aveva una sua dignità guadagnata con il tempo. Era odiato come un tempo, ma spesso era anche amato per il suo modo di essere così originale. Insomma non era più solo come un tempo. Era più forte, le avversità e la non voglia di cadere come altri in una tremenda depressione, con il sorriso che nascondeva la tristezza per il destino che non gli aveva regalato nulla: andava sempre avanti.

Il manager aveva coronato il suo sogno d'amore, aveva sposato la figlia della new age, che ovviamente vedendo il suo conto in banca capace di regalare amore e soldi a tutti, tranne che all'artista ovviamente, aveva deciso di studiare e smettere di lavorare. Anche lei come la madre era una nobildonna capace di seguire i suoi sogni e di vivere di cultura predicando bene come i sermoni di un tempo.

L'artista però, che la strada la conosceva, aveva capito tutto. Il manager a forza di pagare per non risolvere i problemi a un certo punto ha finito i soldi per mantenere la madre e pure l'amata. Come fare? 

Dare un lavoro e dignità a una nobile decaduta è un gesto encomiabile, ma non applicabile a chi è abituato ad avere la puzza sotto il naso che opporrà i suoi mille problemi immaginari figli di una depressione nata per la vita che poteva essere e non è mai stata: l'artista aveva sbagliato ancora.

Si era ripresentata la moina del "mi presti qualcosa?": ma come? Le sigarette le hai e non hai da mangiare? Allora non hai bisogno.

Pensò ingenuamente l'artista tanto vituperato. La madre tornò alla carica chiedendo ancora qualcosa, ma stavolta il bischero non lo era più: pagare non avrebbe risolto nulla e scaricato la coscienza.

Si è poveri quando si perde la dignità, non quando si cerca di sistemare i problemi con le azioni e non con i soldi. Quindi il rifiuto dell'artista era netto e secco e la telefonata si concluse con un click!

Una amara rivincita? No, il trio ha perso nell'insieme.

Il manager ha due mamme (una vecchia e affranta e una giovane e furba) da mantenere: finiti i soldi finirà l'amore e ci saranno le tensioni.

La madre ha perso se stessa tanto tempo prima quando l'orchestrale smise di suonare per sempre  e vorrebbe coinvolgere entrambi i suoi figli sul suo stesso precipizio.

L'artista ha la sconfitta nel suo dna ma non smette di lottare, ma stavolta ha capito che per continuare a vivere è necessario arrendersi.

Alan

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: MANonTHEmoonMilano
Data di creazione: 30/12/2009
 
 

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