Alcatraz

Aids, primo test su umani per il vaccino "globale"


ROMA - Sono 50 volontari americani i protagonisti del primo test su esseri umani di un vaccino "globale" contro l'Aids, che copre cioè contro le tre forme più diffuse del virus Hiv, responsabili del 90% dei contagi. La sperimentazione, che durerà un intero anno, coinvolge soggetti sani tra i 18 e i 40 anni, è partita ieri ai National Institutes of Health di Bethesda, nel Maryland, ed ha come primo obiettivo valutare la sicurezza del vaccino, osservando se provoca reazioni nel sistema immunitario dei volontari ed eventualmente quali sono.Si tratta dunque di una sperimentazione di "fase I", che non entra ancora nel merito dell'efficacia protettiva dell'antidoto. "Se in questi test clinici il nostro candidato dimostrerà una risposta immunitaria efficace," ha spiegato Gary Nabel, direttore del Centro Vaccini di Bethesda e responsabile della sperimentazione, "in quelli successivi aggiungeremo altre componenti per ampliarne l'effetto."I ricercatori sono comunque fiduciosi e definiscono la partenza del test come una "pietra miliare". Anche perché l'uso di un vaccino composto si è già dimostrato vincente, ad esempio, nel caso della poliomielite. "Una lezione importante che abbiamo imparato in anni di tentativi di sviluppare un vaccino contro l'Aids," ha detto Nabel, "è che il virus non sta fermo, ma cambia continuamente, e sembra adattarsi alle diverse popolazioni. Di conseguenza, l'idea che sta dietro a questi vaccini 'globali' è acquisire maggiori possibilità di resistenza ai nuovi virus che possono svilupparsi".I quattro geni modificati dell'Hiv inclusi nel vaccino, che è un cosiddetto "vaccino Dna" sono stati infatti presi dai sottotipi A e C, che sono i ceppi virali più comuni in Africa e in Asia, e dal sottotipo B, prevalente nell'America del Nord e nell'Europa occidentale. Si tratta quindi di una sperimentazione che mette d'accordo anche gli interessi, spesso contrastanti, dei paesi in via di sviluppo, che sono i più colpiti dall'epidemia, e di quelli industrializzati, che sono gli unici in grado di finanziare questo tipo di ricerche.Una volta conclusa questa prima fase, le autorità sanitarie americane hanno intenzione di estendere la sperimentazione del vaccino "globale" ad altre parti degli Stati Uniti, e di cercare volontari anche ad Haiti e in Sudafrica. Tuttavia, anche se l'intero processo di sperimentazione andasse avanti senza incontrare alcun ostacolo, il vaccino non sarà disponibile al grande pubblico per molti anni ancora. Nel migliore dei casi, spiegano i ricercatori, non prima di cinque anni.