Ha dichiarato pubblicamente la sua omosessualità.
In campagna elettorale, come candidato sindaco di Solesino, un piccolo centro
(7.200 abitanti)
in provincia di Padova.
Ma la notizia non è stata presa bene in paese, al punto che un prete gli ha inviato una lettera per farlo "rinsavire",
sostenendo che la sua candidatura infangasse il nome di Solesino.
Così Matteo Pegoraro, 27 anni e una laurea in giurisprudenza,
ha deciso di denunciare l'accaduto.
E lo ha fatto da sconfitto alle elezioni:
è arrivato terzo, ma aggiudicandosi comunque un posto in consiglio comunale.
Pegoraro ha raccontato tutto in una lettera inviata e pubblicata al quotidiano Il Mattino di Padova:
«L'essere gay a Solesino (Padova)
è forse come esserlo in un paesino del meridione,
dove tutti conoscono tutti e la mentalità si amalgama tra il conformismo e il machismo»,
ha esordito nella lettera.
«DICEVANO CHE AVREI PORTATO IL GAY PRIDE».
Il giovane ex candidato ha raccontato,
riga dopo riga,
il clamore che fece la sua confessione.
E la reazione del paese:
«Nei bar parlavano già che se fossi stato eletto avrei portato il gay pride,
i matrimoni gay
e legalizzato le adozioni,
in un'ottica abbastanza assurda
e ben poco realistica,
ma che determinava
commenti e scongiuri».
Complimenti al sig. Matteo Pegoraro
combattere la discriminazione sessuale con del sano razzismo.
Iniziare in quel modo la lettera presuppone una "superiorità"
di mentalità della "civile" Solesino
rispetto ad un paesino del meridione.
Non mi sembra proprio dal resto della lettera che la premessa sia giusta
e la prossima volta si ricordi che
in Italia gli unici due presidenti di regione dichiaratamente Gay
sono i governatori
di Puglia
e Sicilia.