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I RACCONTI DEL LABBRO LEPORINO Uomo allo specchio

Post n°87 pubblicato il 14 Febbraio 2012 da alex.canu
 

UOMO ALLO SPECCHIO

 

 

    Un uomo allo specchio osserva la sua immagine riflessa. Da diversi minuti è lì, bloccato, a osservare ogni minimo dettaglio del suo viso, come non aveva mai fatto prima in tutta la sua vita. Davanti allo specchio un uomo osserva sé stesso che si osserva, guarda sé stesso che si guarda. Gli occhi, le rughe sottili che rendono affascinanti le persone. Davanti allo specchio del bagno una vita intera si sta osservando. Le spalle nude, le mani che accarezzano le guance, che sfiorano i capelli. Le mani che corrono da una parte all’altra del corpo e portano messaggi. Un uomo stà in piedi davanti allo specchio del bagno e osserva il suo viso, la forma strana del naso che si stacca prepotentemente in avanti, come un masso, che si erge tra i laghi degli occhi e le valli ossute delle guance. Un uomo osserva sé stesso allo specchio e muove il braccio sinistro che diventa il braccio destro. La sottile cicatrice rossa sul suo labbro a destra, che diventa la sottile cicatrice color porpora, sul suo labbro a sinistra. Un uomo osserva per la prima volta, con attenzione, il contrario di sé stesso che si guarda. Vorrebbe provare a parlare a quell’uomo e vedere se anche le parole si riflettono allo specchio, oggi potrebbe accadere. Potrebbe recitare un’antica poesia e osservare se stesso che recita, la sua bocca che si muove leggera sulla parole. La sua bocca che si muove leggera all’incontrario sulle parole della poesia.

 

     .inàreg iòus ied ocòuf loc

     aicùrb ol e, osìv out la

     elàs erbbèf anù emòc

     asòisna etàtsE. atnèm id

     arùtiroif ni àig itrò ilgèd

     iròloc izzèrg iad, osòira

     enòclab out led avìr A

 

   Le poesie recitate all’incontrario hanno un loro sottile e misterioso fascino. Perdono la loro natura dolorosa e sembrano esperimenti di musica una volta tanto riusciti. L’uomo allo specchio osserva sé stesso che sorride e si accorge che il suo sorriso é dolce anche all’incontrario. Lo specchio non mente agli uomini che sorridono con dolcezza. L’uomo che si guarda allo specchio guarda gli oggetti che entrano dentro lo specchio. Gli oggetti che si guardano nello specchio fingono indifferenza, ma sono invidiosi del sorriso dell’uomo. Per una volta, sono invidiosi dell’uomo. Attaccapanni, mensole, asciugamani, flaconi profumati, spazzolini, saponi. Perfino le pinzette, create per il dolore, rosicano d’invidia per quel sorriso rovesciato. Un uomo osserva sé stesso che si guarda davanti allo specchio. Vede le sue labbra scostarsi quando aziona i muscoli delle guance. Quei piccoli, infiniti muscoli, che ci rendono riconoscibili e che spesso ci tradiscono. Le sue labbra si tendono come potenti elastici, ma il suo sorriso lascia un leggero vuoto, come una mancanza, che si posa sul dente lasciato scoperto. Un uomo osserva proprio quel leggero ghigno involontario che forma la sua bocca e ne rimane ancora affascinato. La cesura antica del suo taglio, conferma di una estetica che avrebbe dovuto annientarlo. La cicatrice che lo decora, col suo filo di rosso, che corre dal labbro al naso. Il sorriso dell’uomo ha conservato qualcosa dell’animale, del lupo o del cane che ancora convivono in lui. L’uomo si guarda allo specchio e ritrova le linee del volto di sua madre e ne riconosce l’ansia dello sguardo, quando si posava sul suo sorriso spezzato. L’uomo disprezzava il suo stesso sorriso. Il volto, smarrito e dubbioso della madre, ora prende il suo posto nello specchio. E`una apparizione momentanea e dolorosa, che ancora gli ripete: "ti metterò un cerottino sul labbro, così nessuno se ne accorgerà. Che ti ho fatto piccolo mio?".

   L’uomo che si guarda allo specchio osserva le sue labbra che si sollevano piano scoprendo denti d’avorio. Inizia un doloroso conteggio. Una memoria, scandita dai volti con gli occhiali dei dentisti, chini sulla sua bocca. Il suo volto, riflesso sugli occhiali grandi dei dentisti. La sua enorme bocca spalancata, indifesa. Il dolore non si riflette all’incontrario sulle lenti violette dei dentisti. Il trapano che smette di vibrare e si spegne con un sibilo lento. Il respiro che torna regolare e la bocca che si richiude grata. L’uomo allo specchio apre e chiude la sua bocca. Ora sa dominarla. Le vocali si allargano, "aaaaaaaaaaaaa", si chiudono, "uuuuuuuuuuuuu", si restringono, "eeeeeeeeee". L’uomo ritrova nella ginnastica delle sue labbra i difficili esercizi del logopedista. Un uomo osserva i suoi occhi allo specchio e cerca la sua immagine riflessa nella pupilla. Il compito è difficile. Le pupille non si lasciano vincere con facilità. Una donna osserva sé stessa dentro gli occhi dell’uomo. Gli occhi sono troppo piccoli, ma accolgono tutta l’immagine della donna e la accarezzano. Le mani si muovono sulla sua schiena nuda e si fermano. Ascoltano il calore della sua pelle e muoiono lì, accanto al suo cuore. Un uomo osserva e osserva ancora la sua bella immagine davanti allo specchio. I rumori nell’appartamento crescono. Si sentono i clacson delle auto che escono dai parcheggi. Le radio che ronzano. La vita riempie lo specchio dei suoi frammenti. L’uomo si asciuga il viso con un asciugamano pulito. Mette una crema che ne distende la durezza dei tratti. Osserva il rasoio che brilla alla luce della lampada. Lo sciacqua e lo ripone sulla mensola. 

   L’uomo osserva con attenzione la sua immagine profumata, rasata e abbronzata che esce dallo specchio. Fa appena in tempo a scorgersi di profilo e il suo profilo è inafferrabile. L’uomo esce dallo specchio, ma un pezzo della sua spalla vi indugia ancora un poco, il viso é nascosto, mostra solo l’ultimo lembo del suo sorriso rotto. Fra poco, definitivamente, uscirà anche la sua spalla. Prova solo un po’ di vergogna, per quello che dovrà fare fra qualche istante. 

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