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(Preso da "LA ROTTA A SUD-OVEST")
Edgar Hernández Hernández, il bimbo messicano di 4 anni che sarebbe il primo malato di febbre porcina, da cui è partita la pandemia che minaccia il mondo, sta bene e, secondo quanto detto dal Governatore di Veracruz Fidel Herrera, "ha ripreso la sua attività normale". Colpito da quasi 200 morti, il Messico si sta interrogando sulle origini di questo focolaio di febbre che sta mettendo in ginocchio la sua industria turistica, minaccia la sua economia e si è portato via molti giovanissimi forti ed energici. L'origine di tutto sembra essere stato un allevamento di maiali di Perote, nei pressi di Veracruz, nel nord-est del Paese. Secondo le ricostruzioni, da dicembre a marzo c'è stato, a causa di due fronti freddi con violente grandinate nell'area di Xalapa e Perote, un riacutizzarsi delle infermità respiratorie, che hanno coinvolto 600 dei 4mila abitanti dell'area di Perote. Solo ad aprile si è scoperto che Edgar aveva contratto non una normale febbre, ma una febbre porcina. Curato, il bambino è, secondo il governatore, "l'unico caso che abbiamo di febbre porcina nello stato". Dopo il piccolo ci sono stati migliaia di casi e centinaia di morti.
Ma perché in Messico i malati muoiono e negli Stati Uniti, in Spagna o in Nuova Zelanda, i pazienti vengono curati e tornano a casa?
La risposta a questa domanda, che non è semplicissima, potrebbe chiarire l'aggressività del virus e, di conseguenza, le reali dimensioni della minacciata pandemia. Il Messico è alle prese con il focolaio da dicembre, gli Stati Uniti solo da alcuni giorni; dunque non è ancora possibile stabilire il reale tasso di mortalità dell'epidemia negli Stati Uniti. Le autorità messicane, inoltre, non si sono rese conto immediatamente di avere di fronte un pericoloso focolaio di febbre porcina e hanno perso tempo prezioso, permettendo al virus di diffondersi. Gli Stati Uniti e l'Europa hanno potuto invece reagire in anticipo e prepararsi.
Il Messico, infine, per quanto abbia reagito prontamente non appena si è reso conto della situazione (a Città del Messico sono state chiuse le scuole, sono stati sospesi gli spettacoli e le attività pubbliche e, come ultima misura, sono stati chiusi i ristoranti e le attività che vendono cibo preconfezionato), ha un sistema sanitario che non presenta la stessa efficacia di quelli di Stati Uniti ed Europa. Bisogna anche sottolineare le diverse condizioni socioeconomiche dei vari Paesi: in alcune aree del Messico ci sono seri problemi di nutrizione della popolazione, che la rendono più fragile davanti alla malattia, e non è da dimenticare l'inquinamento che avvolge Città del Messico e che accentua le malattie respiratorie, terreno fertile per il virus.
Ancora un volta appartenere al Primo o al Terzo Mondo potrebbe essere una ragione di vita o morte.
