Al Faro

"Amleto" di Shakespeare


Essere... o non essere; questo é il problema:se sia meglio per l'anima soffrire gli oltraggi, i sassi e i dardi dell' iniqua fortuna, o prender l'armi contro questi guiai e opporvisi e distruggerli. Morire, dormire... nulla di più.E con un sonno dirsi che poniamo fine al crepacuore e alle infinite miserie naturali retaggio della carne. Questa é la soluzione da invocare.Morire, dormire; sognare forse... Forse; e qui é l' ostacolo. Quali sogni possano assalirci in quel sonno di morte, quando saremo già dipanati dal groviglio mortale, ci trattiene; é la remora questa che di tanto prolunga la vita ai nostri tormenti.Chi vorrebbe, se no, sopportar le frustate e gli insulti del tempo, le angherie del tiranno, il disprezzo dell'uomo borioso, le angosce del respinto amore, gli indugi della legge, l'arroganza dei grandi, i calci in faccia che il merito paziente riceve dai mediocri, quando di mano propria potrebbe saldare il suo conto con due dita di pugnale?Chi vorrebbe caricarsi di grossi fardelli imprecando e sudando sotto il peso di tutta una vita stracca, se non fosse il timore di qualche cosa, dopo la morte, la terra inesplorata donde mai non tornò alcun viaggiatore, a sgomentare la nostra volontà e a persuaderci di sopportare i nostri mali piuttosto che volare verso mali ignoti?Così ci fa vili la coscienza; così il colore della determinazione si scolora al cospetto del dubbio. E così imprese di grande importanza e rilievo sono distratte dal loro naturale corso: e dell'azione perdono anche il nome.