Alfredo Fiorani

La Virginia Woolf d'Abruzzo


MONTALE DISSE DI LEI: "UNA DONNA CHE MERITA DI ESSERE TOLTA DALL'OMBRA"Riscoprire la "Virginia Woolf" d'AbruzzoCent'anni fa nasceva Laudomia Bonanni: aperte a L'Aquila le celebrazioni dedicate all'autriceFu definita erede del realismo verghiano.La colmarono di premi.La accostarono perfino a Virginia Woolf.Poi, di colpo, l’oblio.Oggi Laudomia Bonanni è una sconosciuta.Ma un gruppo di tenaci ammiratori della scrittrice, capeggiati da Pietro Zullino, considera assurda e ingiusta questa damnatio memoriae.Si sono messi a ripubblicare le sue opere.E l'altro giorno, a L'Aquila, dove la Bonanni vide la luce nel 1907, hanno aperto le celebrazioni per il centenario della nascita di questa autrice che sviluppò temi sorprendentemente moderni e auspicò la liberazione femminile con decenni di anticipo rispetto a Betty Friedan.In effetti, già in epoca fascista, Laudomia descriveva l’ambito femminile con incredulo stupore. Osservava le bambine della classe elementare dove insegnava e già le vedeva avviarsi a diventare uguali alle madri, con gli stessi sogni ingenui e ripetitivi di generazione in generazione, con la stessa prospettiva di vita, sposarsi, avere figli, preparare il cibo per il marito, lavorare fino a sfiancarsi, in omaggio alla retorica mussoliniana che celebrava la mamma come angelo del focolare. Scriveva pagine aspre su queste donnine senz’anima e sui loro scialbi uomini.Irrompe sulla scena letteraria nel dopoguerra: fa centro con "Il fosso", uscito da Mondadori.Ammirati, i rigorosi intellettuali del Bagutta nel 1950 assegnano a lei il premio, che per la prima volta va a una donna, meritevole, secondo Eugenio Montale, di "essere tolta dall’ombra".Nel 1960 si aggiudica il Viareggio con il romanzo "L'imputata" e nel ‘64 riceve il premio Selezione Campiello per "L'adultera", un’impietosa raffigurazione della realtà umana.Laudomia non è mai tenera.Concepisce il libro "come un sasso".Duro, in grado di provocare uno shock.Denuncia lo squallore della piccola borghesia, mette a nudo il mondo allucinante della delinquenza minorile, con “Vietato ai minori”, finalista allo Strega nel ‘75.Ma subisce le rampogne del mondo cattolico, che non apprezza la sua lettura del sociale.Marco Nese08 dicembre 2007