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COMMENTO A CURA DI ALFREDO GIGLIO


LA SAMARITANADipinto di Mara Faggioli Vorrei esprimere il mio modesto giudizio sull’arte pittorica di Mara Faggioli, osservando una sua tela, che rappresenta quella donna Samaritana, che troviamo nel Vangelo di Giovanni, nel suo incontro, con Gesù di Nazareth, presso il pozzo dell’acqua.La tela, dipinta su sfondo azzurro, colore del cielo, colore della sacralità, che si riscontra nel manto di molte Madonne, dal Correggio al Fouquet, ha ispirato la Pittrice, a tal punto che ha dipinto d’azzurro anche il vestito della donna rappresentata, come fosse il manto della Madre di Cristo. In questa tela, nella composizione di una persona, che regge l’anfora sulle spalle, per indicare che si trova presso il pozzo, che fu di Giacobbe, Mara Faggioli, pone in evidenza la serenità, mista a meraviglia, del volto della Samaritana, colta nella sua espressione più profonda: espressione proprio di colei che riflette su un evento straordinario, quale quello dell’incontro con il Messia, come assorta nel sogno, che trascende la realtà, per apparire serafica, come prescelta dalla sorte benigna: questo perché fra Samaritani ed Ebrei non correva affatto buon sangue.Lo sguardo, nella sua soave bellezza, è proprio di chi, appunto, non crede in quella sorta di miracolo e, quindi, non percepisce ciò che accade intorno a lei. L’insieme del viso, poi, direi che rimane quasi stilizzato, come a rimarcare un ideale di bellezza e di perfezione, che si riflette nei colori tenui e delicati dell’incarnato roseo, nella compostezza dei capelli neri e dello scialle che li ricopre: scialle dal colore chiaro, venato anch’esso di azzurro, che contribuisce a dare al personaggio, una felice dolcezza espressiva.Non è difficile percepire la luminosità, che assumono i colori sulla tela della Faggioli, ove le tinte scure sono momentaneamente bandite, per dare uniformità ad una pittura originale e personale, che predilige dare al personaggio una espressione, sempre sospesa fra il reale e l’onirico, che dà leggerezza all’insieme della raffigurazione e conferisce all’opera il valore dell’unicità, espressa nei toni più delicati dell’anima: composizioni che sono sempre ricche di grazia, come a mettere in risalto la sensibilità dell’Artista, che cogliamo nella sua grande umanità, espressa e trasfigurata sulla tela, come abbiamo accennato, non solo dalla delicatezza e dalla magia dei suoi tenui colori, ma anche   nell’equilibrio artistico della composizione figurativa, che si riscontra, non in cromatismi accesi o nel gioco di luci ed ombre, ma soprattutto nella pacata espressione dei volti, tesi ad essere specchio di quell’ansia di perfezione e amore: pacata espressione, che costituisce la caratteristica peculiare dell’arte di Mara Faggioli.La composizione, infatti, è immersa in una luce diretta, priva cioè, come ho precedentemente detto, di contrasti fra luci ed ombre, che la pone in modo immediato sotto lo sguardo dell’osservatore e questa rapidità di osservazione, unita all’apparente semplicità, catturano l’attenzione e l’interesse dello spettatore, che sente la luce diffusa dei dipinti, come fosse di chiara ispirazione poetica.  Alfredo Giglio