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COMMENTO A CURA DI ALFREDO GIGLIO


 IL MALEDi Lidia Masci Mi accingo a commentare, con viva trepidazione, questa poesia di Lidia Masci, con la consapevolezza di non riuscire ad esprimere tutto quello che vi è espresso,che non appartiene al comune sentire, ma unicamente alla sensibilità dell’Autrice, che rimane unica.Il male, nel senso più stretto di dolore, di male esistenziale, è qualcosa che, sotto ogni forma e sotto ogni latitudine, spegne ogni tipo di vitalità e ti distrugge dentro, specie quando esso si allunga, fino a toccare il cuore. Allora il tuo essere si annulla nel dolore: dolore che ti nega tutte le gioie della vita, fino a toglierti anche la serenità dell’anima e dello spirito. Rimani così con lo sguardo basso, umiliato e sofferente, incapace di ammirare la luce del sole, perché non puoi guardare il cielo. La vita diviene un continuo fuggire: un fuggire anche da se stessi, come per allontanarsi da quello stato penoso e travagliato in cui il male ti ha relegato. Rincorri l’amaro destino e non puoi più vedere il bello che ti circonda, che quasi non ti interessa più: la realtà ti appare inutile ed evanescente.Bella l’espressione “inghiottito dal male”, non ferito o colpito, ma inghiottito, perché il male ti fagocita ed inghiotte tutte le energie fisiche e mentali e ti soverchia fino ad annichilirti.Così piano, piano avverti, nell’intimo, quella rabbia feroce, che ti porta quasi alla rinuncia della vita. Il male, sotto ogni forma, è odioso e oscuro: esso è la negazione dell’amore, il buio dell’anima, che ti ricopre sotto una coltre di gelo.   Alfredo Giglio