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SPEME TRADITA DI ALFREDO GIGLIO


 SPEME TRADITAdi Alfredo Giglio ©Più non vedo il chiarorDegli occhi tuoiCh’eran come il sol di primavera.E non odo nemmenoLa tua voce amenaChe penetrava il core,Ch’or si disperaE l’anima destavaDa quell’erto torporDella mia sorte,Ch’eterno si mostrava.Ora quei giorni sono andati,Come son passati gli anniDella mia età fioritaE tante primavere profumate.E quanti Natali hanno vedutoIl solito Presepe inanimato.La vita mi scorrea davanti agli occhiNel pensier tuo,Ed io non m’accorgea,Chiuso nel mio dolorChe già le rugheAvean preso a solcareIl volto mio.Le stagioni correvano nel cielo,In una garaChe parea veloceE si seguian l’una dietro all’altra,Nel mentre consumavo i giorni mieiIn cocenti lacrime di pianto,Sognando di poterti avere accanto.Su per campi assolatiO per sentieri innevati,Fra sterpi, fra spine,Fra sassi appuntiti,Niente m’avea tormentatoQuanto il tuo sguardo assenteE quanto estro in meS’era fissato,Per dilaniarmi dentro.Hai ! speme tradita,Come ho potuto viverSenza quell’alito di vita,Che da te, mi venia negato ?Ahi,  vile destino !Gioco ti sei presoDella mia naturaE mi negasti il risoD’un viver felice,Che tanto lo spirto mioAvea bramato.Chi mi darà la vitaCh’è passata tutta a te votata?Dove finiti sonoGli anni miei di quell’età,Che di beltà m’inondavaE l’amor tuo invece,Mi negava?Scambierò i miei pensieriCon la luna e le stelle,E attenderò il sorgere del sole,Ma dentro non avrò piùPer come suoleLa luce del tuo amoreE mi consumerò nel tuo ricordo,Fino all’ultimo fiatoSenza pentirmi poiD’averti amata.Nei dì che  passerannoDavanti alla mia menteOrmai segnata,Sognerò di fissar nel tempoQuell’avvenireD’un viver sempre insiemeE mi parrà d’essere più feliceCoperto dai tuoi baci,Mentre adagiataTi fingerò a me serrata.Indarno aspetterò quel pio momentoIn cui t’avrei colta nel tormentoAccanto al corpo mio tutto fremente.Invece or mi resta la certezzaChe giammai t’avrei sfiorata, né baciataNé mai sentito quella tua dolcezzaPerché così era scritto nella stellaChe m’avea condannato alla tristezza.Or sento vicina la mia fineE giaccio ancora sempre più negletto,Per il mio destino ancora grettoE per tutto quel mare d’amarezzaChe da anni, ormai,Serbo nel mio petto.Alfredo Giglio