Aliai

Una notte in reparto.....


.....Durante la consegna nel cambio turno,la signora C. mi viene descritta da una collega,come una persona agitata,disorientata,per la quale, probabilmente,sarà necessario ricorrere alla contenzione.Verso mezzanotte,sento urlare:mi affaccio nel corridoio e mi rendo conto che le urla provengono proprio dalla sua stanza.Entro in camera con un po’ di diffidenza,con il timore di qualche suo gesto aggressivo nei miei confronti.Vista l’ora,le luci sono spente,quindi sempre con diffidenza, sono costretta ad  avvicinarmi al letto per guardarla bene in viso e capire che “intenzioni”abbia. Ma........mi basta un attimo,mi basta guardare i suoi occhi impauriti,quei capelli bianchi,corti e arruffati per capire tutto:in un attimo la mia diffidenza si trasforma in tenerezza pura.Comincio a parlarle per cercare di tranquillizzarla ma capisco subito che, un po’ per il tono basso che uso per non svegliare il  vicino di letto,un po’ perché non è sufficientemente lucida,la signora non è in grado di comprendere le mie parole. Nonostante ciò,ad un certo punto il silenzio,C.non urla più,non si dimena più tentando di strapparsi catetere e pannolone: il suono dolce,pacato e comprensivo della mia voce è bastato a tranquillizzarla!sono felice!Allungo le mani per accarezzarle la testa,lei me le afferra con forza,una forza che non mi impaurisce ma che al contrario,riesce a trasmettermi il suo terrore di rimanere sola,il suo bisogno infinito di affetto.Mi commuovo quando,dopo avermi baciato entrambe le mani, si addormenta tenendone una stretta alla sua sul petto e l’altra appoggiata sotto la guancia,quasi fosse un cuscino.Rimango in quella posizione quasi per dieci minuti,ma il suono di un altro campanello mi costringe piano piano ad allontanarmi.La signora si sveglia e ricomincia ad agitarsi. Provo un senso di impotenza e di rabbia,purtroppo non posso rimanere lì come vorrei:qualcun’ altro ha bisogno di me…devo andare.I ritmi di un reparto ospedaliero sono implacabili:spesso ti costringono a privilegiare l’aspetto tecnico/pratico e a mettere in secondo piano quello relazionale. Tutto ciò per me è frustrante,mi fa sentire in colpa,mi rende triste.Può un bracciale di contenzione prendere il posto di una mano calda e rassicurante?A volte non c’è alternativa…..ma non voglio e non posso abituarmi a tutto questo.            ascolto - Canzone per Alda Merini - Roberto Vecchioni -Noi qui dentro si vive in un lungo letargo, si vive afferrandosi a qualunque sguardo, contandosi i pezzi lasciati là fuori, che sono i suoi lividi, che sono i miei fiori. Io non scrivo più niente, mi legano i polsi, ora l'unico tempo è nel tempo che colsi: e qui dentro il dolore è un ospite usuale, ma l'amore che manca....è l'amore che fa male.