Frammenti di luce

BRICIOLE


 Ricordo ancora il giorno in cui la tua dolce voce incominciò a leggermi i tuoi pensieri. Ricordo anche il freddo dell'inverno che lievemente raddrizzava la nostra pelle. Tu avvolta dalle coperte e io di fronte a te a raccogliere le tue fragilità. Le raccoglievo con così tanta cura per non farmi troppo male.  Mi chiamava in tanti modi Alice quella mattina mi chiamò "Miss fragilità ", e sapete aveva ragione. Stavo bene con lei e trovarmi li a raccogliere pezzi della sua vita per me era qualcosa di unico. Ridevamo come due tenere bimbe.  Poi Alice cambiò espressione e incominciò a leggermi uno dei suoi tanti pensieri custoditi in quel diario verde acqua.E autunno osservo le foglie cadere dagli alberi una ad una. Questo è il mese che mi rattrista di più, non so il perché. Forse perché non sento più il calore del sole riscaldarmi dentro. Gli usignoli insieme alle sue amiche rondini emigrano e la notte insieme al buio si appresta a calare. Così come un treno in corsa le mie dita iniziano a scrivere quei pensieri tenuti nascosti alla bella stagione e fatti riemergere adesso. Non potevo scriverli mentre il sole mi riscaldava il cuore. Lo avrei fatto arrabbiare. Ora tutto tace. Il silenzio mi domina e tutto ha più senso. Scrivo."Voglio un mondo all'altezza dei sogni che ho"Nei ripostigli del mio cuore ci sono sogni dimenticati. Sogni di bimba spazzati via troppo in fretta. Quei sogni che ti facevano brillare gli occhi, che ti facevano sperare in un domani migliore. Quei sogni che ti cullavano come una dolce ninna nanna, e ti svegliavano con il sapore della vita sulle labbra. Poi quel riflesso di me in quello specchio, una piccola macchia nera messa agli argini del mondo. Ho paura di annegare nella parte più buia di me, di non riuscire a ritornare a galla... Ho paura di perdere di nuovo quella luce che ho tanto cercato. Ho paura di non riuscire più a riaprire gli occhi, troppo stanchi per ritornare a percorrere la monotonia delle giornate che ti passano accanto.  Tu resti immobile e non riesci a prenderli quei giorni che ti sfumano la vita. Voleva essere diversa Alice, voleva essere meno donna e più bimba. Voleva piangere, gridare al mondo che non voleva ritornare a soffrire. Per la prima volta Alice voleva semplicemente vivere.  Ma quella cicatrice lievemente cucita, un giorno per caso si riaprì.  E per Alice il mondo si ricoprì di nuovo di piccoli frammenti di vetro. I suoi occhi vedevano quei pezzi di vetro lacerare il suo corpo. Ogni taglio un grido e ogni grido una lacrima che il suo cuore raccoglieva. "La collezionista di sogni", la chiamavo. Quei sogni dal sapore dolce amaro. Quei sogni finiti tra le righe del mio racconto. Quei sogni strappati dalle pagine della sua vita e riscritti da me, la sua amica. Quei sogni troppo duri da realizzare perché il gioco della vita era il gioco che Alice doveva vincere per sopravvivere.