Creato da alice_s_velata il 06/01/2009

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il riscatto del solito

 

« illusion momentmomento di settembre »

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Post n°5055 pubblicato il 13 Agosto 2020 da alice_s_velata

"Sono io, fammi entrare.
Non cerco in te un rifugio per l’eternità.
Non sono infelice.
Non sono senza casa.
Il mio mondo è degno di ritorno.

Entrerò e uscirò a mani vuote.
E come prova d’esserci davvero stata
porterò solo parole,
a cui nessuno presterà fede."

 wisława szymborska

Commenti al Post:
anima_on_line
anima_on_line il 17/08/20 alle 17:12 via WEB
un entrare che denota l'assenza di prevaricazione e di opportunismo, in quanto porterà via solo un fardello di parole, ovvero le cose essenziali e basilari, non cose materiali, la crescita consiste nell'esserci semplicemente stato in quel luogo
 
paracelso0
paracelso0 il 30/08/20 alle 20:31 via WEB
Buona sera, trovo nel commento precedente una sorta di forzatura intellettuale, io molto più terra a terra leggo il desiderio di conoscersi, di comprendere come si è dentro.... Sono però ricerche poco utili, dato che ciascuno di noi è soggetto mutevole, in relazione agli stimoli che riceve....RICORDO CHE SOLO LE MONTAGNE E GLI STUPIDI NON CAMBIANO MAI IDEA.non si abbandonano pertanto alla ricerca di sè in rapporto al mondo alle emozioni, la loro crescita non potrà mai avvenire...oddio non volevo addentrarmi in ragionamenti complessi, ma la poesia che Alice h posto all'attenzione è molto più semplice.
 
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"Non tessevo, non lavoravo a maglia,
cominciavo uno scritto, lo cancellavo
sotto il peso della parola
perché l’espressione perfetta è ostacolata
quando dentro sei oppressa dalla pena.
E se l’assenza è il tema della mia vita
– l’assenza dalla vita –
sulla carta viene fuori il pianto
e il dolore naturale del corpo
che sa la privazione.

Cancello, strappo, soffoco
le urla vive:
“dove sei, vieni, ti aspetto
questa primavera è diversa dalle altre”
e al mattino ricomincio
con nuovi uccelli e lenzuoli bianchi
che si asciugano al sole.
Tu non sarai mai qui
ad annaffiare i fiori con la canna
e i vecchi soffitti che gocciolano
impregnati di pioggia
e la mia personalità
ch’è dissolta nella tua
quietamente, autunnalmente...
Il tuo cuore eletto
– eletto perché io l’ho scelto –
sarà sempre altrove
e io taglierò con le parole
i fili che mi legano
a quest’uomo particolare
del quale ho nostalgia
finché Ulisse diventi simbolo di nostalgia
e navighi per i mari
nella mente di ognuno.
Ogni giorno ti scordo
con passione
perché ti lavi dai peccati
del profumo e della dolcezza
e così purificato
entri nell’immortalità.
È un lavoro duro e ingrato.
Unica ricompensa, se alla fine
capirò cosa sia la presenza umana,
cosa sia l’assenza
o come funziona l’io
in tanta desolazione, in tanto tempo
come nulla fermi il domani
il corpo continua a rigenerarsi
si alza e si corica sul letto
quasi abbattuto a colpi d’ascia
a volte infermo a volte innamorato
sempre con la speranza
che quanto perde in tatto
lo guadagni in sostanza."


Katerina Anghelaki-Rooke

 

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