ALICI IN TORTIERA

A mio Padre


Mio Padre ormai ha quasi novant'anni ed è reduce da un intervento chirurgico molto laborioso che non gli ha restituito la sua per quanto precaria salute. Tarda a riprendersi per come io avrei voluto si riprendesse, ovvero prontamente.Lo ricordo quando aveva fra i trenta e i quarant'anni e bastava che aggrottasse le sopacciglia per farmi piangere .... quel rappoto tempestosissimo ... lui calmo e posato mentre io, allora, una forza della natura.Ricordo qualche furtarello dal suo borsellino al bagno in cabina e lui che non mi diceva niente... ricordo i miei rifiuti adolescenziali protattisi fino al lettino dell'analista ... per udire sentenze del tipo: ''guardi che Lei non ce l'ha con suo padre ma con la figura interna di Padre che ha". Questa spiegazione o fola che sia me la son portata dentro fino ad oggi, fino a quando non l'ho visto, con mansuetudine, soffrire.Svaniti di colpo rancori e tensioni, solo gli occhi sulla labirintica serpigine delle vene delle mani, illividite dagli aghi delle flebo...senza pace fino a che non ''migliorava un poco''  e, cosa ben più difficile, il doverci credere "da medico".
Mi e' tornata alla mente una illustrazione de ''le mille ed una notte'' che mi davano in lettura da bambino per tenermi buono: il mare, una torre orientale ed un re che porta al sicuro il di lui figlio infante... Che devo dirmi? Allora ero deluso perche' papa' non mi portava in salvo dal melodrammatico gineceo di casa. Ora lo vorrei ancora re prestante, come quando in cabina ci spogliavamo e mi sentivo ammirato ed impaurito a vederlo per come era.