CUORE APERTO

Post N° 50


 IL TEMA DEL MALE E IL LATO OSCURO "Il tema del male e il lato oscuro" Il tema del male è un tema piuttosto scomodo ma è assolutamenteindispensabile trattarlo, soprattutto perché viene interpretato in manierascorretta dalla maggior parte delle persone, per lo meno per quanto riguardai fini evolutivi che ci siamo proposti con questo corso. Se contrapponiamo il potere del male (del diavolo) al potere di Dio,considerato come Bene supremo, cadiamo in una logica duale ed antitetica chenon porta a nulla, e d’altronde se definiamo Dio come l’onnipotente creatoredi tutto ciò che esiste come potremmo pensare che non includa in sé anche ilmale? Diversamente gli sarebbe sfuggito qualcosa e non sarebbe piùonnipotente. Di norma un individuo tende a dividere e giudicare le cose come positive(bene) o negative (male), cercando di dirigersi verso ciò che consideraessere bene. Così facendo crea quei due aspetti del sé (inferiore) definiticome persona (  in latino persona significa maschera) ed ombra (la parterifiutata dell’essere), e poiché - come ormai ben sappiamo - l’ombra non puòessere semplicemente negata, in quanto parte integrante del tutto, essacontinuerà incessantemente a manifestarsi sotto forma di malattie fisichee/o pulsioni psichiche. Come scrive Heinrich Zimmer: “Gli innocenti si sforzano sempre di escludere da sé e di negare nel mondole possibilità del male. Questa è la ragione del persistere del male - ed èil suo segreto. La funzione del male è di mantenere in movimento ledinamiche del mutamento. Cooperando con le forze benefiche, seppure in modoantagonistico, le forze del male contribuiscono alla tessitura dell'arazzodella vita; perciò l'esperienza del male, e in qualche misura questaesperienza soltanto, produce la maturità, la vita reale, il reale controllodei poteri e dei compiti della vita”. In effetti bene e male non sono qualità inerenti alla realtà ma semplicigiudizi che ad essa si sovrappongono, il cercare di “stabilire una spondabuona su cui appoggiarsi” porta inevitabilmente a conoscere solo metà dellepossibili esperienze inerenti alla Vita, e poiché la Vita si basa propriosulla contrapposizione degli opposti (non sapremmo cosa sia la luce se nonconoscessimo l’ombra, o il caldo se non conoscessimo il freddo) in questomodo non conosceremmo mai cosa sia la Vita in realtà! Di fatto nelle nostremolteplici incarnazioni abbiamo conosciuto il significato di virtù e bontàma anche quello di vizio e perversione, a volte siamo stati irreprensibili ealtre volte empi e malvagi. Possiamo dire che il giorno sia migliore della notte? Di sicuro no, ma ècertamente vero che non sono le stesse le attività a cui sono dedicate levarie ore della giornata. Nel momento in cui comprendiamo questo gioco dellapolarità possiamo decidere di uscirne, ma non possiamo assolutamenteevitarlo fino a che vi siamo dentro e dunque fintanto che siamo incarnati inun corpo sessuato e siamo identificati in esso. Solo il completo risveglio dell’essere porta alla trascendenza dalla dualitàQualunque tentativo di combattere il lato oscuro contrapponendovisi, non faaltro che rafforzarlo, poiché non ha senso agitarsi per scacciare un’ombra,ma se proprio volessimo agire verso una direzione polare, potremmo alloraprovare ad accendere una luce! Dice un antico detto cinese “Stolto è colui che aspira a un buon governosenza considerare un mal governo”. In ogni caso non sarebbe comunque possibile astenersi dal male in assoluto.Se ad esempio consideriamo l’uccisione come atto negativo e la condanniamo,dovremmo immediatamente prendere coscienza che la nostra stessasopravvivenza fisica si basa su di essa (che sia uccisione di animali, divegetali o anche semplicemente quella dei nostri microbi simbionti). Se l’aspetto distruttore di Dio non intervenisse mai, attraverso la morte,la Vita stessa non esisterebbe! Come abbiamo visto non possiamo, e non avrebbe senso, allontanarciarbitrariamente da un polo della coscienza, è vero però che possiamointegrare un archetipo (poiché in ultima analisi solo di questo si tratta) alivelli diversi di coscienza. Nel momento stesso in cui prendiamo consapevolezza che esiste un “assassinoin potenza” in ciascun essere umano, e dunque anche in noi, non abbiamonecessariamente bisogno di uccidere qualcuno per sentirci completi… èsufficiente la presa di coscienza della tensione polare tra l’archetipodell’assassino e quella del salvatore (rappresentato dall’eterno gioco trademoni ed eroi, guardie e ladri) per ritrovare una dimensione più vicinaalla completezza e all’Unità originaria. In un percorso psicoanalitico ciascun paziente sperimenta la potenza delmale, rappresentata dai suoi sintomi (cioè la parte in ombra che cerca diesprimersi) e già nell’espressione verbale - sovente utilizzata - “Mi capitadi…” rende omaggio con queste parole a una potenza che trascende le suecapacità non solo di controllo ma anche di comprensione. Sebbene lui nonsappia come, immagina però che vi sia un modo per vincere questo male, unmodo che l’analista deve conoscere; eppure, come afferma il dott. AugustoRomano su http://www.arpajung.it/sorgenti/ildiavolo.html, “Al paziente, cheera venuto da noi per liberarsi del diavolo, viene detto che la scomoditàsta in noi, nel nostro rifiutarci alla complessità; non nella complessità,che è della vita”. Per approfondire: Il male e come trasformarlo, Eva Pierrakos (Ed. Crisalide)