E bravo Jean-Cyril. L'amministratore delegato di Air France ha capito che se non vuole perdere la compagnia di bandiera deve fare qualche concessione. E allora interviene sul Corriere della Sera per rassicurare governo e sindacati. Basterà a convincere il Governo?
Se Air One non offre di più sì! la compagnia di Toto dice di tenere tanto ad Alitalia ma poi non è disposta a offrire più di quanto valgano due due suoi aerei di linea... A fronte di una flotta cospicua e di patrimoni immobiliari di notevole valore.
Posto un lancio d'agenzia dell'Agi:
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"Abbiamo proposto ad Alitalia uno scambio di azioni - sottolinea Spinetta -, il che significa che Alitalia entrerà a a pieno titolo nella holding con Air France e KLM". Il pacchetto presentato ieri a Parigi da Spinetta propone un aumento di capitale di 750 milioni di euro, oltre alla riacquisizione dei bond in scadenza; tagli limitati a "1000, massimo 1.500 posti" posti, tre hub ( Amsterdam , Parigi e Roma) mentre Malpensa resterà "un aeroporto di grande importanza , in considerazione del peso economico del Nord Italia". Tuttavia, sottolinea il top manager, "in nessun Paese c'è posto per due hub"
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E poi aggiunge: "E' falso affermare che si voglia trasformare Alitalia in una compagnia minore o regionale". E' previsto anche un piano di aggiornamento della flotta: "dovranno arrivare due o tre aerei nuovi all'anno, Boeing o Airbus" - e dei servizi di terra "secondo gli standard delle grandi compagnie internazionali". (AGI)
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Sulla questione Malpensa e Alitalia troppe parole sembra sia state dette e altre se ne diranno, al solo scopo di gettare benzina sul fuoco. Perciò trovo davvero fuori luogo le minacce, che speriamo restino tali e non precludano ad atti scellerati da parte di quanti, Lega in testa , ma anche Formigoni , piuttosto che trovare soluzioni sembrano più che altro preoccupati a salvare la loro faccia dopo anni di inconcludenti balbettii sul ruolo di Malpensa e Alitalia nel sistema aeroportuale Italiano.
Penso sia inutile soffermarmi al lungo, altri lo hanno fatto prima di me, sull’assenza di ruolo dei governi di centro destra e della Regione Lombardia utile a rendere lo scalo Varesino all’altezza degli altri scali internazionali : mancanza di infrastrutture, collegamenti interrotti (pensate solo alla stazione di Ferno mai entrata in funzione !) preoccupati come erano , più che allo sviluppo di Malpensa e Alitalia , all’occupazione dei posti dirigenziali.
E’ utile invece , di questo abbiamo bisogno, trovare la soluzione , non una soluzione , che da una parte salvi la compagnia Italiana dal fallimento , e dall’altra garantisca a Malpensa un ruolo integrato con gli altri scali convergenti sul territorio del Nord . Solo così possiamo pensare di salvare Malpensa e i suoi livelli occupazionali che devono diventare, non come oggi sono, qualitativamente stabili e non precari.
Per questi motivi penso che la scelta del governo di intavolare trattative con Air France sia, allo stato dei fatti, la soluzione migliore .
Realisticamente si prenda atto di una serie di dati di fatto incontrovertibili: 1) Malpensa non è mai stato un hub ma solo un grande aeroporto internazionale che intercetta solo il 20 per cento del traffico passeggeri del Nord Italia
2) Volare con Alitalia costa più che volare con altre compagnie;
3)Le proposte di Air One non sono credibili in quanto quella compagnia versa in una situazione finanziaria non ottimale; 4) I destini di Malpensa da quelli di Alitalia devono correre inevitabilmente per vie distinte .
Tutto questo risponde ai desideri di Formigoni , della Lega e della Destra che solo oggi si accorgono dei problemi legati allo scalo varesino e di Alitalia? Sinceramente poco deve importare. Ciò che deve importare è che le soluzioni devono trovare concretezza sul piano delle proposte industriali presentate e sulla tenuta di queste sul mercato del trasporto aereo.
Trovo sconcertante, ma forse è solo la dimostrazione di quanta demagogica propaganda è infarcita la politica e certa parte dell’informazione, che a difendere una scelta che risponde ai criteri di mercato sia solo la sinistra spesso accusata di soffermarsi sulle sole questioni di principio.
Oggi abbiamo la dimostrazione plastica che la destra, sostenitrice del mercato ad oltranza si ostina, per ragioni che nulla a che vedere con i bisogni concreti del nostro territorio, a difendere solo il mantenimento dell’esistente con buona pace del mercato e incapace di avanzare proposte serie che non vanno oltre le teorie sul prestigio del Nord da salvaguardare, hub del Nord e altre amenità varie che poco hanno a che vedere con i problemi reali di Malpensa e Alitalia.
Forse è la dimostrazione che spesso ci si sbaglia sui giudizi che si danno sia sulla destra che sulla sinistra. |
(Rispondi)
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CHE FINE HA FATTO CIMOLI? SI GODE LA SUA LIQUIDAZIONE D’ORO
Giancarlo Cimoli(09/04/2008) -
Che fine ha fatto il presidente di Alitalia, Giancarlo Cimoli, che guadagnava 190 mila euro al mese mentre Alitalia andava a fondo? Difficile dimenticarlo, proprio adesso che Alitalia sta andando veramente a fondo, probabilmente grazie anche al suo prezioso apporto professionale. Cimoli dopo aver rimpinguato le casse del Gruppo Enimont, è passato a quelle delle Ferrovie dello Stato per poi prosciugare anche i conti della compagnia di bandiera. Dopo la buonuscita di 6 milioni di euro per il disastro economico lasciato alle FS, va alla guida dell’Alitalia. Anche qui, un “piccolo” compenso per risanare il bilancio della compagnia italiana : quasi 3 milioni di euro l’anno per creare una voragine milionaria. Il suo stipendio era sei volte superiore a quello di Air France e il triplo di British Airways, aziende decisamente più importanti di Alitalia. Già in quella occasione, i comuni mortali tendevano (poveri ingenui) a scandalizzarsi. Gli esperti e i politici con una certa aria di superiorità, chiosavano il discorso: “Sì vabbè, ma non è questo il problema, è un grande professionista, un supermanager, non banalizziamo. E’ il mercato, ect.”. Ma i politici non riuscivano mai a spiegare bene perché l’ingordigia di un manager italiano non conoscesse limiti, mentre guadagnava cifre così esorbitanti e di gran lunga superiori a quelle dei suoi colleghi europei. Ora tra una chiamata all’urna e un’altra, ritorna prepotentemente il problema dell’Alitalia. E proprio in queste ore, il cda della compagnia italiana, dopo circa tre ore di riunione, ha dettato il “de profundis” sull’Alitalia. “Al 31 marzo le disponibilità e i crediti finanziari a breve termine - si legge in una nota - sulla base delle prime evidenze gestionali, risultano dell'ordine di 170 milioni di euro, che comprendono il corrispettivo di 79 milioni di euro incassato per la cessione delle azioni Air France-Klm in portafoglio e non tengono conto del credito verso l'erario di 69 milioni di euro incassato il 2 aprile”. E mentre migliaia di lavoratori rischiano il licenziamento, il jet italiano va in picchiata, mi chiedo, Giancarlo Cimoli, dopo aver aperto scali aerei anche a Frascati e Velletri, che fa? Si diletta a contare la sua liquidazione d’oro, milioni e milioni di euro, fiero della sua impunità perché di sicuro, non sarà mai trascinato in tribunale. Pericolo che comunque non ha mai corso, nemmeno dopo i disastri finanziari procurati alle Ferrovie dello Stato. Cimoli gode di una franchigia giudiziaria da fare invidia persino ai boss mafiosi. Gli stipendi e i privilegi delle Caste non si toccano. Però noi, comuni mortali, potremmo forse pensare ad un piccolo referendum, quello “contro le retribuzioni eccessive”. Anzi, eccessivamente... basse.
Anna Germoni |
(Rispondi)
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