fabbrico ali usate

il sole scalda ricordi


Aveva ventanni ma ne dimostrava di più. Era bella come una donna vissuta, ma io la vedevo ancora troppo giovane dall’alto dei miei 30. Era d’estate. Una di quelle estati passate nel mio paese, in vacanza. Era d’estate. Con quelle lunghe sere che sembravano sospese, serene ma con in lontananza qualche piccola nuvola bianca. Quasi un segno per ricordare il dubbio di una decisione. Lei mi seguiva ovunque con la paura che io avessi potuto prendere improvvisamente la corriera blu sulla piazza del paese, per andarmene. Per  sfuggirle. Ogni suo gesto o parola, persino il suo modo di vestire, lo usava per cercare di sedurmi. Numerosi sguardi ci seguivano, per lo più divertiti, quando passeggiavamo lungo il Corso lentamente. I miei sensi ne erano attratti, ma la mia mente scriveva, cancellava, e poi riscriveva tonnellate di sensi di colpa per il “dopo”. E’ vero, si. Esistono le donne di una notte. Ma non può esserlo una ragazza che nel silenzio di una via trasversale, solitaria, ti dice “ho voglia di far l’amore con te!”. E lo disse in un secondo, come uno starnuto improvviso. L’amore. Ricordo che le sorrisi. Forse per l’età o forse perché quel suo mettere in mezzo l’amore intiepidiva i miei sensi e dava nuovo importanza alle sue parole. Aveva ventanni ma ne dimostrava di più. Era bella come una margherita totalmente aperta, aveva il profumo del pane fresco, e l’unico bacio che ci eravamo scambiati dietro un separè di un bar aveva il sapore dell’anice. Lei lo sapeva e questo la rendeva insolente perchè certa che non avrei potuto sfuggirle. Erano questi i miei pensieri quando ancora l’eco del “ho voglia di far l’amore con te!” non si era spento. Era appoggiata ad un muro di sassi, in una via stretta e silenziosa. Con il seno proteso e gli occhi chiusi. Le labbra semiaperte da cui usciva un respiro così denso che per un attimo mi sembrava fosse inverno. Le mani abbandonate lungo il corpo. Le dita che tremavano appoggiate alle sue cosce. No, “non posso baciarti proprio adesso, dopo che hai messo l’amore in mezzo” pensai. L’aria profumava di frutta matura. “No, è inutile puoi restare lì anche un’ora. Non lo farò. ” E immaginai di riprendere il cammino per il Corso, da cui provenivano i rumori della gente che si godeva il fresco all’ombra delle case. Immaginai un bambino correre dietro ad una palla sfuggita alle sue piccole mani ed io che lo prendevo al volo e glielo porgevo. Poi improvvisamente il buio. Sapore forte di anice nella mia bocca. Profumo di pane fresco e le sue mani tremanti attorno al mio collo e il suo corpo addosso. Un bacio che sapevo avrebbe riempito le mie notti, tutte le notti fino all’ estate successiva.