Creato da philippfriuli il 13/04/2013
la somma dell'intelligenza resta costante e la popolazione aumenta

Area personale

 

Archivio messaggi

 
 << Luglio 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30 31        
 
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

FACEBOOK

 
 

Ultime visite al Blog

gioiello57philippfriuliprocino995mauriziocamagnakremuzioscoopvolantipsicologiaforensegryllo73MarquisDeLaPhoenixveronik95ITALIANOinATTESAinco20nicola63mmary.cit1976lost4mostofitallyeah
 

Chi puņ scrivere sul blog

Solo l'autore puņ pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

 

« istanti, amore e sessoil pudore e gli amanti »

quel fascio di rose

Post n°11 pubblicato il 20 Aprile 2013 da philippfriuli

Non ho mai contato quanta strada ho percorso camminando. Spesso sempre lo stesso percorso. Liscio e conosciuto. Per far lavorare al meglio i muscoli certo, ma anche per guardare un piccolo mondo: il marciapiede, gli alberi, i fossi, i campi arati o verdi di mais. Anche stamattina l’ho fatto. Per un paio di ore. Ho camminato in mezzo alle case e alle anziane dietro le tendine, e ho sorriso alle invisibili scie che le rare auto non sapevano di lasciarsi dietro. Ho guardato il cielo e mi son ricordato che quando ero piccolo ero certo che finisse appena dietro al monte. Quello che vedevo dalla finestra della cucina della nonna. Infinito, ho pensato, mentre svoltavo un angolo. Mi sono fermato sotto un albero, poco più in là, ho piegato il collo per percorrerlo fino alla sommità ed ho rivisto il bastoncino con una decina di foglioline verdi che era, quando l’ho visto piantare. C’ero, si. A guardare gli scolari delle elementari impegnati in una rivisitazione di quel che io ricordo come il “giorno degli alberi”. Crescere. Si scopre di essere vivi anche quando attorno vedi persone, alberi, fiori, animali che crescono. Ma anche quando stanno per morire probabilmente. Mi sono fermato perchè ho sentito una fitta imprevista. Ho visto che la stavano uccidendo. Distruggendo. Io ero lì, voi magari stavate litigando sul senso massimo della vita, o mangiando, magari bevendo, ridendo o facendo l'amore. Io ero lì mentre l’imponente ruspa stava demolendo una vecchia casa. In un attimo il tetto è crollato, le pareti lo hanno raggiunto a terra. A pezzi, in briciole tutte le pietre della casa e fitta la polvere, come i ricordi delle decine di vite che l’hanno abitata. Morire, si. Come quel mazzo di rose fresche sul selciato. Che mi riporta ad una donna arrabbiata che getta i fiori dall’auto, desiderando di essere altrove. Ma che poi guarda sul retrovisore ciò che ne è rimasto. Magari piangendo. Tutto ciò che c’è stato, le frasi, le promesse, le notti di passione, l’amore, il futuro, sono qui a terra davanti ai miei piedi, avvolto in un po’ di cellophane e carta crespa. Le rose sono fresche. Sembra che mi guardino insistentemente. Tristi. Quasi volessero che le calpestassi perché in un certo qual modo si sentono responsabili di un fallimento. “Cazzate”, gli dico e continuo a camminare perché anche poter passare oltre spesso è vivere.

 

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
La URL per il Trackback di questo messaggio è:
https://blog.libero.it/aliusate/trackback.php?msg=12050876

I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio:
 
Nessun Trackback
 
Commenti al Post:
Nessun Commento
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963