Creato da philippfriuli il 13/04/2013
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mille pensieri

Post n°21 pubblicato il 29 Aprile 2013 da philippfriuli

Forse sono fortunati solo quelli che hanno un solo pensiero da elaborare, sviscerare, studiare. O magari no. Chissà. Di solito i pensieri vanno e vengono, come le puttane ferme ai lati di una strada di periferia. Dopo un po’ cambiano, non sono le stesse. E anche i pensieri. Il pensiero unico invece diventa vecchio sotto lo stesso lampione. Credo che sia come essere monogami. Sempre la stessa donna, o lo stesso uomo, sempre lo stesso letto, le stesse parole, lo stesso profumo…Insomma c’è da diventar pazzi. O forse no? Boh…

 

 

 
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la bellezza

Post n°20 pubblicato il 27 Aprile 2013 da philippfriuli

La bellezza. Cercarla in un tramonto. In un’alba. In un fiume, nel sole, nei giardini d’inverno. Cercarla rovistando tra le storie d’amore, tra le notti di sesso, tra la dolcezza degli abbracci durante un temporale. Cercarla frugando tra vecchi ricordi, tra parole ascoltate, tra gli occhi incrociati. Chissà. A volte si insegue il senso della bellezza e si trova, invece, un’esplosione di sensi. Tutti i sensi. Quella volta del bacio. Forse anche rubato. Tra due porte. Frettoloso e umido. Un bacio di bocca, di pensieri e di voglie. E la carezza accennata. Il brivido che attraversa le tempie. Il rumore assordante di sospiri. Il battito delle palpebre. Le pulsazioni delle vene del collo. E i seni addosso. Tesi, morbidi, nudi. E le dita che percorrono la schiena. I movimenti dei bacini che si cercano. E un dito impregnato di umori, bagnato e brillante, infilato tra le labbra. La bellezza. E’ anche in una luminosa goccia di piacere sulla lingua.

 

 
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amore e indifferenza

Post n°19 pubblicato il 26 Aprile 2013 da philippfriuli

La piccola spiaggia spunta da una insenatura disegnata dall’acqua e dal vento. Poca sabbia e molte pietre, circondate da piccole conche irregolari, sparse. Come ciotole colme di acqua cristallina che riflette il cielo. Sulla costa ad est, erba alta e una stradina che sale. Disegnata con la ghiaia seguendo la curva del suolo e delle rocce. In alto, una casa bassa, bianca e con il tetto piatto. Un muretto a delimitarne il giardino colorato di fiori.

Tre cani assopiti al sole. Fermi. Uno, il più piccolo, ogni tanto si alza e corre. Senza apparente motivo. Muove la coda , si inarca, abbaia festoso e mima un attacco. Poi si ritre. Si siede ed infine ricomincia. Gli altri due lo ignorano, quasi annoiati. Guardano ogni tanto guarda verso la spiaggia.

Un uomo si gira di lato. Una donna è lì vicino, stesa al sole. Sembra  una macchia rosa sull’asciugamano giallo scuro. Le carezza la fronte. Poi la mano scende sul collo e si ferma sui suoi seni nudi e caldi di sole. Il capezzolo spunta arrogante tra le dita. Lei si muove adagio, inarca la schiena e con un movimento lentissimo si sfila il pezzo basso del costume. Lui le si adagia sopra, togliendo il suo corpo alla luce. Punta i piedi nella roccia e con un movimento fluido si infila tra le sue cosce. Lei  alza il bacino per dirgli vieni, il porto è questo, vieni, io sono il tuo rifugio, vieni, dentro di me a cercare il piacere. Il tuo. Il mio. Vieni e dimentica tutto, vieni. Lui spinge lentamente ad occhi chiusi.  Poi aumenta il ritmo e lei si ritrova con i capelli sulla sabbia. Allora gli stringe i fianchi per non scivolare. Le sue unghie piantate sulla carne sembrano quasi ferirlo.  

Lì, vicino ad una pozza rotonda, un piccolo granchio nero avanza guardingo. Cammina incerto, disturbato dai movimenti degli amanti. Il piccolo cane lo vede e ne osserva attentamente ogni spostamento, ignorando ogni altra cosa.

Lui spinge ancora più forte, lei  si riempie di brividi. Iniziano a tremare entrambi. Smettono di respirare, lei afferra lui per i capelli e le loro labbra, le loro lingue si cercano. Si trovano. Si affrontano e si sfiorano, si ingoiano si mangiano. Ma poi lui libera la testa, e la spinge in alto. Resta fermo nel ventre di lei, che gli incrocia le gambe dietro la schiena  e lo imprigiona. Come se avesse paura che fugga. Lui si sente avvolto dal sesso di lei che gli impone, lo costringe a sciogliersi dentro. Per mischiarsi al piacere di lei, esploso solo qualche secondo prima. Per un attimo restano immobili, abbracciati. Poi lui scivola di lato per permetterle di ritrovare l’aria che aveva perso per qualche attimo.

In prossimità della piccola pozza tonda, il granchio nero si infila in una fenditura stretta e si nasconde. Il piccolo cane corre per capire se ha trovato finalmente il compagno di giochi giusto.

 

 
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il sole scalda ricordi

Post n°18 pubblicato il 25 Aprile 2013 da philippfriuli

Aveva ventanni ma ne dimostrava di più. Era bella come una donna vissuta, ma io la vedevo ancora troppo giovane dall’alto dei miei 30. Era d’estate. Una di quelle estati passate nel mio paese, in vacanza. Era d’estate. Con quelle lunghe sere che sembravano sospese, serene ma con in lontananza qualche piccola nuvola bianca. Quasi un segno per ricordare il dubbio di una decisione. Lei mi seguiva ovunque con la paura che io avessi potuto prendere improvvisamente la corriera blu sulla piazza del paese, per andarmene. Per  sfuggirle. Ogni suo gesto o parola, persino il suo modo di vestire, lo usava per cercare di sedurmi. Numerosi sguardi ci seguivano, per lo più divertiti, quando passeggiavamo lungo il Corso lentamente. I miei sensi ne erano attratti, ma la mia mente scriveva, cancellava, e poi riscriveva tonnellate di sensi di colpa per il “dopo”. E’ vero, si. Esistono le donne di una notte. Ma non può esserlo una ragazza che nel silenzio di una via trasversale, solitaria, ti dice “ho voglia di far l’amore con te!”. E lo disse in un secondo, come uno starnuto improvviso. L’amore. Ricordo che le sorrisi. Forse per l’età o forse perché quel suo mettere in mezzo l’amore intiepidiva i miei sensi e dava nuovo importanza alle sue parole. Aveva ventanni ma ne dimostrava di più. Era bella come una margherita totalmente aperta, aveva il profumo del pane fresco, e l’unico bacio che ci eravamo scambiati dietro un separè di un bar aveva il sapore dell’anice. Lei lo sapeva e questo la rendeva insolente perchè certa che non avrei potuto sfuggirle. Erano questi i miei pensieri quando ancora l’eco del “ho voglia di far l’amore con te!” non si era spento. Era appoggiata ad un muro di sassi, in una via stretta e silenziosa. Con il seno proteso e gli occhi chiusi. Le labbra semiaperte da cui usciva un respiro così denso che per un attimo mi sembrava fosse inverno. Le mani abbandonate lungo il corpo. Le dita che tremavano appoggiate alle sue cosce. No, “non posso baciarti proprio adesso, dopo che hai messo l’amore in mezzo” pensai. L’aria profumava di frutta matura. “No, è inutile puoi restare lì anche un’ora. Non lo farò. ” E immaginai di riprendere il cammino per il Corso, da cui provenivano i rumori della gente che si godeva il fresco all’ombra delle case. Immaginai un bambino correre dietro ad una palla sfuggita alle sue piccole mani ed io che lo prendevo al volo e glielo porgevo. Poi improvvisamente il buio. Sapore forte di anice nella mia bocca. Profumo di pane fresco e le sue mani tremanti attorno al mio collo e il suo corpo addosso. Un bacio che sapevo avrebbe riempito le mie notti, tutte le notti fino all’ estate successiva.

 

 
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purezza di mente

Post n°17 pubblicato il 24 Aprile 2013 da philippfriuli

La ragazza bionda scende senza alcuna esitazione dal pullman e corre verso il ragazzo bruno che la saluta da lontano. Si avvicina e si getta fra le sue braccia. Lui la stringe. Senza parlare, sorridendo. Lui stringe il suo corpo che si offre senza schermi e protezioni. Lei percepisce la sua erezione. Lui sente i capezzoli che diventano turgidi al contatto con il suo petto. Si stringono più forte e sospirano ad occhi chiusi per la felicità di stare insieme. Finalmente. Una felicità così grande che li fa sentire invisibile a tutti. Lui la bacia. Le loro lingue si toccano, poi si distanziano. Lui le morde un labbro, una mano scende sul sedere e lo accarezza piano. Le telecamere paiono cieche e le persone che passano sono distratte. Come sempre accade alle stazioni dei pullman. E se anche qualcuno per caso li vede, distoglie lo sguardo perchè ha paura (quasi fosse qualcosa di contagioso e potenzialmente rischioso) di quello stringersi così voluttuoso e puro, nudo, ma vestito di tenerezza. Perché lasciarsi andare non è da tutti, ma di sicuro lo è per quella ragazza che si lascia amare e quel ragazzo che l’ha aspettata a lungo. Desiderio che si sa che esiste, ma che bisogna avere coraggio e purezza di mente per guardarlo.

 

 
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