Vediamoci all'angolo

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Le Storie di Nonno PasqualeStasera abbiamo invitato un po' di gente a casa è il compleanno della zia Rosa, la sorella di mamma ci sarà anche mio nonno Pasquale. Sono fuori sulla veranda è quasi un evento che mio nonno lasci la sua "tana"...lo vedo arrivare con l'auto, insieme a zia Rosa, che era andata a prenderlo a casa. Gli vado incontro...Ciao Nonno.., come si và?!? Non meglio ma, neanche peggio adorato nipote. Stasera starò in buonissima compagnia ed ho anche una certa fame. Certamente la mia figlioccia, tua madre, avrà preparato un bel pranzetto...Manca una testa o sbaglio?!? A tavola..! Il richiamo di mamma che ci chiamava a tavola mi levò dall'imbarazzo della risposta ma, nonno Pasquale lo notò. Infatti...Avevamo appena finito il secondo...nonno Pasquale si asciugò le labbra  e ripose il bicchiere vuoto dal vino, sul tavolo...come mai non c'è Massimo il tuo amico?... disse rivolgendosi, con aria alquanto severa, verso di me. Siete inseparabili,o sbaglio?!! Non è mai mancato ad un ricevimento, ad una buona cenetta, come quella che stiamo gustando questa sera...touchè, toccato!...Sai nonno abbiamo avuto un diverbio; poi ci siamo scambiati parole grosse e...ci hanno dovuto dividere eravamo quasi venuti alle mani. Ora, è qualche giorno che non ci vediamo, né sentiamo...Mio nonno mi guardò dritto negli occhi si spostò leggermente, con la sedia all'indietro, poggiò gli avambracci sul tavolo e disse: adorato nipote non sottovalutare mai il peso delle tue parole e delle tue azioni e, questo vale per tutti voi che siete qui...ascoltate questa storia:Era un giorno di metà settembre, ero un ragazzino al primo anno delle superiori. Stavo tornando a casa da scuola...ed ero contento. Era venerdì due giorni senza scuola mi davano delle dolci sensazioni..! Mentre ero con la mente, dietro queste felici considerazioni vidi un ragazzo che da poco era venuto nella mia classe. Il suo nome è Francesco...qualche volta ci sentiamo ancora al telefono... che si stava portando a casa tutti i suoi libri...dev'essere un ragazzo strano Francesco, pensai; si porta a casa, tutti i libri di venerdì?!? Forse avrà intenzione di studiare per tutto il week-end...Io, invece, avevo già pianificato il mio, di week-end..: avevo una festa al Sabato sera a casa di Marina dove, sicuramente, sarebbero venute gran parte delle ragazze dell'Istituto; poi, la domenica mattina, avevo una partita di calcio con i miei amici e nella serata saremmo andati a girovagare sul corso a fare un po' di acchiappanza con le ragazze...Mentre mi perdevo dietro a questo felice pensare, vidi un gruppo di ragazzi, alunni dell'Istituto, che correvano verso Francesco...li vidi che iniziavano a prenderlo, come sempre in giro, a strattonarlo ed a spingerlo fino a farlo cadere; lui ,tutti i suoi libri e gli occhiali dalle spesse lenti, per terra, nel fango. Continuarono a deriderlo e a prenderlo in giro ridendo per la sua rovinosa caduta nel fango poi, stufi, corsero via anche perché videro che mi stavo avvicinando a loro. Quando gli fui vicino, lo aiutai ad alzarsi raccolsi dal fango i suoi occhiali, dalle spesse lenti e dopo averglieli puliti col fazzoletto glieli porsi... Lui mi guardò e vidi una terribile tristezza nei suoi occhi velati dalle lacrime...raccogliemmo insieme i suoi tanti, troppi libri, mentre gli dicevo: sono dei ragazzacci, non prendertela, non ne vale la pena, dovrebbero imparare a vivere...Francesco indossò gli occhiali, mi guardò  e disse grazie. Ora sul suo viso era stampato un grosso e bel sorriso...uno di quei sorrisi che sanno di vera gratitudine. Facemmo la strada di ritorno verso le nostre case e, solo quando lo stavo per salutare m'accorsi che abitava proprio vicino a me. Ma come ho fatto a non accorgermi che eravamo vicini di casa?!? Sono arrivato da poco... infatti, Francesco era giunto in classe che l'anno era gia cominciato da un po'. Il suo papà era un contadino; aveva venduto tutto quello che aveva: fattoria terra e animali e con il ricavato aveva acquistato la casa vicino alla mia per dare a quell'unico suo figlio un avvenire diverso  dal suo. E cosi insieme alla moglie si erano trasferiti in città. Nel tempo che occorse per compiere il tragitto scuola casa, Francesco mi entrò nel cuore...era un ragazzo carino, gentile ed educato così gli proposi se gli andava di passare con me il fine settimana tra la festa e la partita di pallone...lui mi sorrise di nuovo con quel suo sorriso carico di gratitudine ed accettò la mia proposta.   Stemmo insieme per tutto il week-end e più conoscevo Francesco,più mi piaceva; ed iniziò a piacere anche ai miei amici. Venne il temuto lunedì..! Si ritornava a scuola...uscendo da casa vidi Francesco di nuovo con tutti i suoi libri..! Ma che fai? Ogni fine settimana ti sottoponi a questa tortura? Dai ti do una mano dissi...Non succederà più; non porterò mai più  tutti i libri casa...grazie a te mi disse, sempre con quel suo sorriso pieno di gratitudine...Non capii quello che volesse intendere Francesco, in quel momento...l'avrei capito dopo molti anni..! Diventammo amici per la pelle io e Francesco...Finimmo le superiori...era tempo di scegliere cosa fare, da grandi. Francesco scelse di continuare a studiare voleva diventare medico e si iscrisse alla facoltà di medicina...io, decisi di girare un po' il mondo e gli dissi che era mia intenzione di  arruolarmi in marina. Sapevamo entrambi che la distanza, per noi, non sarebbe stata un problema e che saremmo restati sempre amici..! Francesco sarebbe diventato un dottore, mentre io mi sarei occupato di istruttori e carte nautiche...Venne il giorno degli addii. Eravamo alla stazione della nostra città...Francesco aveva già dato i primi esami di medicina con voti altissimi; io, avevo il sacco sulla spalla e prendevo il treno che mi portava a La Spezia la sede del mio primo imbarco. Non ci furono molte parole solo il nostro abbraccio...l'intensità era sempre quella della prima volta, quando lo aiutai ad alzarsi dal fango dove l'avevano fatto cedere quei ragazzi tanti anni prima...Ciao mi disse . Ciao, gli risposi e, vedendo nei suoi occhi, nonostante gli occhiali dalle spesse lenti, un velo di tristezza continuai... vedrai che ci rivedremo , prima o poi scenderò da quella nave e verrò a cercarti.. promesso! Francesco mi sorrise; il suo solito sorriso... pieno e carico di gratitudine. Salii sul treno che mi portò via! Francesco è diventato uno dei tre più famosi e ricercati neurocardiochirurghi al mondo. Si Francesco, proprio lui che diventava balbuziente perché si emozionava quando veniva interrogato...Francesco che diventava rosso come un peperone quando gli presentavi qualche ragazza...Francesco ce l'aveva fatta..! Ed anch'io ce l'avevo fatta: ero sceso da quella nave ed ero ritornato in città; stasera avrei rivisto Francesco. Il figliuol prodigo tornava nella sua città a presiedere un congresso di cardiochirurgia sperimentale che l'amministrazione comunale della nostra città aveva indetto in suo onore. Francesco...il mio amico con gli occhiali dalle spesse lenti davanti ad una marea di persone, avrebbe tenuto un discorso. Non mi capacitavo del suo cambiamento. Ora non balbettava più; l'avevo già seguito in televisione ed ascoltato alla radio nei suoi congressi in giro per il mondo. Ora, era brillante e non si faceva più rosso come un peperone davanti al gentil sesso e non portava più quegli occhiali dalle spesse lenti...ora portava le lenti a contatto. Gli avevo assicurato la mia presenza al suo congresso con una telefonata ed ora ero lì. La città era stata tirata a lucido; tutte le luci accese e non si trovava un buco per dormire. Erano giunti dottori e scienziati da tutta Europa e da mezzo mondo....Francesco era diventato una persona famosa, importante; alcuni applicazioni dei suoi studi avevano fatto si che si potesse salvare la vita a persone che prima erano condannate...! Giunsi sotto al palco, preparato per l'evento, nell'Auditorium del Parco Pubblico Cittadino, poco prima che fosse chiamato a salire sù per la conferenza...ci incrociammo con lo sguardo; Francesco era in mezzo ad un gruppo di persone; mi fece cenno di raggiungerlo ed io m'incamminai verso di lui...Come sempre non ci furono parole solo un abbraccio, forte. Un abbraccio che aveva lo stesso sapore di quello che ci eravamo fatto alla stazione, il giorno della mia partenza..! Gli vidi una lacrima attraversargli gli occhi e subito dopo quel suo sorriso che sempre era capace di rapirmi il cuore, per quella gratitudine di cui traboccava. Ebbe solo il tempo di dirmi: ci vediamo dopo la conferenza poi, mentre stringeva una mano dopo l'altra, l'accompagnarono sul palco... Aveva qualcosa in più adesso Francesco non era cambiato, le persone non cambiano, lui, era semplicemente sbocciato. Quelle grosse capacità che aveva dentro, già da quel giorno che alcuni ragazzi, spingendolo, lo fecero cadere nel fango, erano venute fuori. Maturate. Ora, tutte le ragazze lo amavano. E, questa volta, ero io ad essere un pò geloso! Le donne se lo mangiavano con gli occhi. Era sul palco proprio davanti a me; lo vedevo nervoso...cercai il suo sguardo e annuì col capo, come per dirgli, tranquillo te la caverai alla grande...proprio come facevo a scuola quando veniva interrogato e, rimaneva da solo, vicino alla cattedra. Mi guardò con uno di quegli sguardi (quelli pieni di gratitudine) e sorrise. Poi, guardò in direzione dov'erano posizionati i suoi genitori indi, posizionando lo sguardo verso un punto non preciso,nella moltitudine delle persone presenti, schiarendosi la voce iniziò il suo discorso: Ringrazio voi tutti di essere qui..! Nel giorno in cui si riceve il supremo riconoscimento delle proprie capacità, del proprio lavoro svolto a favore del benessere dell'umanità, si usa ringraziare coloro che ci hanno aiutato a farcela in questi anni duri. I genitori, gli insegnanti, gli allenatori i colleghi medici, con me impegnati nella ricerca...ma, più di tutti, i tuoi amici. Sono qui per dire a tutti voi che essere amico di qualcuno è il più bel regalo che voi potete fare e ricevere. Voglio raccontarvi una storia... Guardai il mio amico Francesco, con stupore...incredulo, esterrefatto non appena cominciò a raccontare il giorno del nostro incontro, quando quegli stupidi ragazzi lo spinsero,facendolo cadere nel fango... Lui, Francesco, aveva pianificato di suicidarsi durante quel weekend. Francesco raccontò di come aveva pulito il suo armadietto a scuola, così che la madre non avesse dovuto farlo dopo, e di come si stava portando a casa tutte le sue cose e i suoi libri..! Francesco mi guardò intensamente e fece un piccolo sorriso. Poi continuò il discorso...Ringraziando il cielo fui salvato, il mio amico mi salvò dal fare quel terribile gesto. Un intenso e lungo brusio si levò tra la gente a queste rivelazioni. La persona più importante della città, una delle persone più popolari d'Italia, che tutta Europa e il mondo intero ci invidiava, ci aveva appena raccontato il suo momento più debole. Voltai lo sguardo...Vidi sua madre e suo padre che mi guardavano e mi sorridevano, con lo stesso sorriso pieno di gratitudine,che aveva sempre avuto,dal primo momento del nostro incontro, Francesco. Non avevo mai realizzato la profondità di quel sorriso fino a quel momento.Non sottovalutate mai il potere delle parole e delle vostre azioni. Con una parola, con un piccolo gesto potete cambiare la vita di una persona, in meglio o in peggio. Dio fa incrociare le nostre vite perché ne possiamo beneficiare in qualche modo. Cercate il buono negli altri. Gli amici sono angeli che ci sollevano i piedi quando le nostre ali hanno problemi nel ricordare come si vola.Mi alzai di scatto dalla tavola...Scusatemi ma devo andare a cercare una persona...sul volto di mio nonno si disegnò un lieve sorriso.Salutai tutti...Ciao nonno grazie...Di niente figurati...Ci vediamo, verrò a trovarti...Lo sò..!