Alla sera

Giorno e notte


Brutto mestiere fare il metronotte.Aveva passato venticinque anni a girovagare per le strade deserte della citta’ a sorvegliare vetrine e serrande mentre il mondo dormiva. Una vita vissuta al contrario…sveglio mentre gli altri riposano, a letto quando le persone si godono la luce del sole…una vita vissuta con dodici ore di ritardo rispetto alla normalita’, sfasato come un vecchio orologio a pendolo,una vita che lo aveva visto allontanarsi dalla propria famiglia e dai propri amici per ritrovarsi solo.I manichini erano diventati i suoi compagni di vita, gli raccontavano ogni sera cio’ che avevano visto attraverso le vetrine, gli narravano di sguardi sognanti, di bambini capricciosi che chiedevano tra urla e pianti un regalo, di innamorati, di persone tristi.Ogni persona che si specchia dentro ad un negozio ha una storia da narrare.E lui si era nutrito di questi racconti, in un certo senso aveva vissuto grazie a loro.Ogni notte frammenti di vita, piccoli pezzi di puzzle da mettere insieme per comprendere cio’ che esisteva mentre lui dormiva.C’erano tante cose belle, cose per cui valeva la pena esistere, cose che lui aveva lasciato sul cuscino del proprio letto in un eterno dormiveglia.Era prossimo alla pensione e come premio gli era stato proposto di fare la sorveglianza in un centro commerciale dalle 8.00 alle 20.00 .Aveva accettato con entusiasmo.Nonostante le dodici ore di lavoro fossero massacranti per nulla al mondo avrebbe rinunciato di immergersi in un bagno di folla, di essere anche lui parte del sistema. Si era cosi’ ritrovato dentro ad uno stanzino buio con otto monitor che trasmettevano in continuazione le immagini riprese dalle telecamere a circuito chiuso posizionate negli angoli strategici dell’edificio.Non era quello che si aspettava ma in fondo era sempre meglio di niente…era rimasto un povero osservatore del mondo ma almeno ora poteva gustarselo in diretta.Dopo qualche mese era ormai in grado di riconoscere i clienti del centro ad uno ad uno, non conosceva i loro nomi ma le loro abitudini si.Ecco la signora dell’erboristeria.La chiamava cosi’ perche’ era solita arrivare intorno a mezzogiorno di ogni venerdi’ e riversarsi all’interno della bottega verde per poi uscire con una busta ricolma di prodotti per il corpo e per la pelle.E poi lui…il bambino.Aveva scrutato milioni e milioni di volti ma mai aveva incontrato uno sguardo sognante come quello, uno sguardo puro come puo’ essere presente solo in un bambino ed era per questo che aveva soprannominato in quel modo quel robusto signore di mezza eta’.Ricordo’ con piacere la prima volta che lo incrocio’. Era inverno. Lo aveva notato nel corridoio cinque, quello dove erano in vendita apparecchi elettronici ed elettrodomestici. Era avvolto in una giacca in pelle nera e stava li’ di fronte allo scaffale con l’espressione rapita. In un primo momento aveva avuto l’impressione che potesse essere un taccheggiatore, aveva gia’ preso il walkie talkie per avvertire i ragazzi della sicurezza di tenersi pronti a intervenire.Lo vide prendere una scatola dal ripiano e gia’ si pregustava la scena, un bell’inseguimento a mettere un po’ di sale alla monotonia della vita di quel luogo, per poi rimanere deluso nel vederlo andare verso la cassa e acquistare il prodotto.Era un cliente molto assiduo, piu’ o meno ogni giorno entrava a fare compere….tovaglioli di carta…scottex….altri mille oggetti per la casa. A volte incrociava l’angolo delle occasioni, i suoi occhi acquistavano una luce diversa, risplendevano come fari di auto nella notte per poi tramutarsi in un sorriso di soddisfazione quando pagava con la carta di credito l’ultima novita’ del momento.Oggi il bambino era ancora piu’ felice del solito…oggi teneva tra le mani un elettrodomestico della mulinex, una di quelle diavolerie per preparare i sottaceti che nessuno si sognerebbe mai di acquistare.Accudiva quel pacco come il tesoro piu’ prezioso che potesse esistere al mondo e mentre procedeva verso l’uscita la sua mente era rivolta a casa, a tutto quello che avrebbe potuto fare con quell’attrezzo insieme alla sua famiglia.Respiro’ i suoi pensieri attraverso il tubo catodico e percepi’ un profumo di buono come se fosse all’interno di un campo di lavanda.Lo saluto’ con affetto dal freddo monitor della stanza e gli diede mentalmente appuntamento a presto.Gli piaceva quell’uomo, gli piaceva poter respirare l’aria di una casa attraverso il suo sguardo.Ritorno’ alla sua normale routine ma dopo pochi istanti all’improvviso il panico…una rapina."No questo no" penso’Aveva sempre sognato un po’ di azione ma forse questo era troppo per uno come lui, cosi’ prossimo alla pensione.Un ragazzo sopra ad una tavola da surf e con la maschera di Totti aveva fatto irruzione dentro al centro commerciale.Teneva in mano una enorme spada e minacciava i passanti.Sembrava avere intenzioni serie.Prese la pistola dal cassetto della scrivania e si alzo’.Ma questa e’ un’altra storia….