Alla sera

Il vecchio e il mare


Era stanco.Quel pomeriggio aveva camminato per alcune ore lungo il litorale.Alla sua eta’ i centimetri diventavano metri se non chilometri di ripida salita.Il bastone di legno lucido con il pomo in argento a rendere piu’ sicuro il suo passo. I piedi affossavano l’uno dopo l’altro nella sabbia lasciando traccia del suo passaggio.Molto presto la marea sarebbe salita e avrebbe cancellato per sempre quelle orme un po’ come il tempo fa’ con i ricordi…granelli di sabbia che scivolano dalle mani…Nessuno sapeva perche’ quello scorbutico vecchietto ogni giorno, d’estate, d’inverno, sotto il sole, sotto una pioggia torrenziale percorresse quella spiaggia.Nessuno osava chiederglielo. I pochi coraggiosi che si erano permessi di fargli quella domanda erano stati bruscamente scacciati.La minaccia di un colpo di bastone li aveva convinti a stare alla larga da quell’anziano e ad abbandonarlo al suo triste destino."un giorno o l’altro gli verra’ un infarto e cosi’ finira’ il suo vagabondaggio" era il commento piu’ benevolo di chi lo osservava e non capiva.Sentiva lo sguardo curioso delle persone su di se e in fondo si divertiva ad essere l’oggetto misterioso di quel paesino di mare."Prima o poi si abitueranno e non faranno piu’ caso ad un povero vecchio sulla spiaggia" aveva detto anni prima.Speranza vana.La brezza marina tra i capelli bianchi a sospingerlo verso casa, il sole a scintillare tra le rughe della sua pelle abbronzata a renderlo un personaggio di un quadro.Il respiro si fece all’improvviso piu’ affannato, brividi si fecero largo lungo la schiena sudata a sottrargli le energie residue.Forse era giunto il suo momento…prima o poi sarebbe dovuto succedere…lo sapeva…era preparato da tempo ad affrontare con serenita’ la morte.Si fermo’ e si giro’ verso il mare.Lo sguardo oltre l’orizzonte a cercare di toccare per l’ultima volta quella linea cosi’ dispettosa che si allontana da te piu’ ti avvicini…un po’ come la felicita’.I pensieri affidati ai gabbiani.Le lacrime lasciate alle onde del mare.Doveva arrivare a casa, doveva almeno per l’ultima volta portare a termine il suo rituale e poi no avrebbe chiesto un secondo di piu’. Dieci minuti…chiese ancora dieci minuti…un piccolo omaggio per aver preso parte al film della vita per ottanta lunghi anni.Raggiunse a stento la veranda della sua abitazione e a fatica si sedette sulla panchina in legno intrecciato posta in prossimita’ di una colonna della casa.Il mare di fronte a se era ancora piu’ bello del solito…suggeriva una tranquillita’ sovranaturale, una pace interiore cosi’ difficile da trovare lungo i negozi dell’esistenza.Socchiuse gli occhi e si adagio’ contro lo schienale.Anche oggi era riuscito a rivivere l’unico giorno importante nella sua esistenza, l’unico giorno in cui la sua vita aveva avuto un senso e si era sentito di nuovo vivo.Erano trascorsi molti anni da quel nove settembre, da quella passeggiata sulla riva del mare che li aveva uniti per mai separarli.La vecchiaia e il tempo avrebbero potuto rendere piu’ sbiadito quel ricordo e lui non poteva permetterselo.Tra qualche minuto lei sarebbe ritornata a casa per la cena e lui l’avrebbe potuta guardare con lo stesso e rinnovato amore con cui l’aveva ammirata il primo giorno.Senti’ la porta-finestra aprirsi alle sue spalle e la vide sopraggiungere.Fu un tuffo al cuore, ogni volta che il suo sguardo incrociava quello di lei si innamorava di nuovo.Le sorrise e chiuse stremato gli occhi. Ora era realmente pronto…aveva osservato il suo sogno reale per un altro giorno e se quello era il suo momento non poteva essere piu’ perfetto.