Alla sera

Caffe' al bar


Ordino’ un caffe’ e allungando una mano ad afferrare il quotidiano sul tavolino accanto si accinse a sfogliarne le pagine.Alcuni giorni fuori dal mondo, alcuni giorni dentro al suo mondo, dentro a quel sogno coltivato fin dalla giovane eta’ ed ora magicamente comparso di fronte ai propri occhi. Non era successo nulla di eclatante durante la sua assenza.Le solite notizie di cronaca dominavano le pagine grigie, segnate da fotografie tristi di uomini e donne in bianco e nero.In fondo cosa gli importava.Il caffe’ gli corroboro’ e rinfranco’ lo spirito, rendendo lucidi e precisi i ricordi dei giorni appena passati e opachi e indistinti i suoi affanni.Fino a che si accorse di essere osservato, e alzo’ lo sguardo oltre il bordo del giornale sulla figura che gli stava di fronte. Il sorriso gli scomparve dalle labbra.Davanti a lui c’era suo nonno.Vestito nel solito abito fumo di londra perfettamente stirato e permeato dall’inconfondibile odore di naftalina come fosse stato appena preso dall’armadio, i radi capelli impomatati con cura all’indietro a incorniciare un volto disteso e sorridente, un volto di chi e’ riuscito dopo tante prove e sacrifici a trovare un senso alla propria esistenza, a trovare un equilibrio con cui affrontare il futuro.Sereno…rassicurante…come solo un angelo puo’ essere…sereno e rassicurante come solo lui, suo nonno, puo’ essere.Forte come una roccia e al tempo stesso flessibile tanto da potersi piegare agli avvenimenti ma mai spezzarsi come una canna al vento eppure cosi’ debole ed indifeso davanti a quello sguardo."E’ quasi ora cucciolo …" gli sussuro’ disperdendo la propria voce nelle folate di vento."Lo so…lasciami solo il tempo per raccogliere i mille pezzi del mio cuore spaccato.Vorrei solo riassaporare il gusto di sentirmi a casa…io vagabondo da una vita…io straniero in una terra di nessuno .Vorrei che mi vedessi, che potessi ammirare ancora una volta quel bambino timido, impacciato e sognatore che hai accudito come un figlio per alcuni anni.Vorrei che fossi fiero di me almeno per una volta ancora.Vorrei togliermi la maschera, abbassare le mie difese e aprire i cancelli del castello del mio cuore affinche’ tu possa farmi visita e trovare nessuna amarezza … come se un qualcuno,fosse passato dentro di me e avesse cancellato tutti i miei affanni come gesso da una lavagna…vorrei che tu rivedessi il bambino che giocava con il cielo e le nuvole e sognava di essere amato dai propri genitori per sconfiggere la cronica solitudine, il ragazzo che sperava un giorno di riuscire a sfondare nel mondo del calcio per dimostrare a se stesso di valere qualcosa, l’uomo che aveva tentato di dare vita ad una famiglia per poter assaporare il piacere di ritornare alla sera a casa con il desiderio di rivedere un volto a cui sorridere, il padre che immaginava di poter veder crescere davanti ai suoi occhi una bambina per riversare in lei tutto il suo amore."rispose.Aveva parlato tutto di un fiato, nessuna esitazione, nessun pudore,nessuna paura a confessare il proprio stato d’animo perche’ di fronte a lui c’era una persona di cui si fidava ciecamente.Diffidente come un animale solitario non si era mai fidato di nessuno un po’ come un cane che dopo aver rivolto mille attenzioni al proprio padrone si ritrova legato ad un albero di una piazzola di sosta dell’autostrada sotto il sole di agosto.Ringhia,abbaia, prova a mordere chiunque tenti di avvicinarsi a lui per difendersi e per non soffrire ancora...ma un cane e' sempre un cane e prima o poi la sua indole salta di nuovo fuori...se sara’ fortunato trovera’ un nuovo padrone e potra’ ritornare a dare anima e corpo per lui. Alzo’ gli occhi dalla tazzina del caffe’ e di colpo si accorse che suo nonno era andato via, si era dissolto nel vento del mattino senza alcun rumore,cosi’ come era apparso.Per la prima volta dopo molti anni pero’ non si senti’ solo. Imprigionato in una realta’ che non sentiva minimamente sua, straniero in un paese di volti conosciuti, ospite in una casa fredda come il gelo siberiano ma felice, insolitamente felice.Non sapeva fino a quando sarebbe durato questo effetto, forse era solo una breve parentesi nel grigiore della vita, un sottile piedistallo di soddisfazione legato agli appena trascorsi attimi di vita vissuti da cui era molto facile scivolare ma non aveva importanza, lo avrebbe vissuto fino all’ultimo secondo. Non sapeva se questo fosse dovuto ad uno strano disegno del destino, "nulla avviene per caso", ma non aveva importanza…nessun perche’…nessun come mai…solo la voglia di lasciarsi trascinare in questa avventura straordinaria e al limite del sogno e la consapevolezza che un giorno tutto sarebbe diventato chiaro un po’ come se quello che stesse vivendo fosse l’avventura di un libro giallo in cui il nome del colpevole appare solo all’ultima pagina e allora tutto quello che hai letto d’incanto diventa chiaro.