Alla sera

Il cimitero


..."E lo hai ucciso?" gli chiede sorridendo.Il silenzio risponde per lui…lo toglie dall’imbarazzo di una risposta fino a qualche istante prima scontata ma che ora sembra non avere piu’ senso.“Forse hai creduto di averlo fatto.” Massimiliano parla con sicurezza, e il ladro non obietta nulla, alza le spalle,imbroncia le labbra."Mi auguro di averlo fatto…lo spero per lui.I poeti sono solo persone inutili…pierrot destinati a guardare il mondo attraverso una lacrima.” l’uomo parla roco, e pianta la pala davanti al piede destro."Su questo sono d'accordo…i poeti non posseggono nulla…rubano tutto quanto.Rubano lune, soli,stelle,passerotti.Rubano rane, fiumi, costellazioni” Massimiliano fa una pausa, come una pioggia di sabbia”…angeli, cadaveri...anche conigli e prati d'oro…puttane, mari di conchiglie, fiori di papavero, persino…e li trasformano in sogni,nei propri sogni.”“Ma tu…cosa ne sai” il tombarolo lo guarda, vede i buchi nelle guance, il colletto strappato, le labbra secche e spaccate."Io vedo…osservo e vivo" dice semplicemente Massimiliano."Cosa vedi?" fa lui brusco. Un lampo ostile dalle iridi brune incrocia le ombre."Vedo vocali e consonanti…vedo colori: S rossa…A nera…N bianca…D azzurra…R verde… A blu..." Massimiliano sogna, lune e soli fanno giravolte nei suoi occhi, i girasoli si drizzano sullo stelo e prendono anche loro a vorticare, i fiori sbocciano fuori tempo, i mari s'arrotolano in vortici, pergamene, sonetti sgorgano dalle ferite e dalle cicatrici.L’uomo spalanca gli occhi, respira pesante. Il fiato disegna nuvole di vapore. Soli e lune si aprono e si chiudono, vertiginosi: passano stagioni, secoli, universi spuntano e tramontano e risorgono, l'erba cresce e muore e ridiventa verde, la notte si dirada, cambia e ritorna, e ancora.Ha paura di cio’ che osserva.Ha paura di sognare…sognare di nuovo.Un film gia’ visto…gia’ vissuto.Infine si avvicina a Massimiliano, sul bordo della fossa. Lo guarda fisso, la luna si riflette nei suoi occhi, che diventano luccicanti, come lame.Solleva la pala, lo colpisce alla tempia. Una, due volte. Un rumore di osso bianco come la luna. Massimiliano sprofonda."Dormi, vola, riposa” urla “Anche il mare muore". Copre il corpo di Massimiliano, che brilla come un lago di lucciole con vangate furiose di terra.Quando tutto torna nero, si ferma.Questa volta e’ sicuro del suo operato, questa volta ha messo per sempre alle sue spalle la figura del pierrot, questa volta ha ucciso il poeta. "Che stai fecendo?" gli intima minaccioso il primo raggio di soleVorrebbe scappare portandosi solamente dietro il nero della notte che alberga dentro di lui, ma non ci riesce.E’ come paralizzato , quasi vittima di un incantesimo.Sente un piacevole calore sprigionarsi dentro il petto, vago ricordo di un tempo passato.Dimentica.Quello che era bussa prepotentemente alle porte della sua mente.Perdona.L’espressione del suo volto si rasserena in un sorriso da troppo inespresso.Mette alle sue spalle anche la figura del suo angelo.E’ un attimo, un battere di ciglia che puo’ voler dire una vita intera.Scopre che alle sue spalle non vi e’ altra persona se non se stesso. Col piede liscia la terra sulla tomba appena coperta, si china e scrive col dito il suo nome: Max.Poi getta via la vanga, la abbandona tra le pozzanghere,i rimpianti, le delusioni,i dolori, e inizia a correre a perdifiato verso l’orizzonte, verso quel sole che lentamente ritorna ad impadronirsi del cielo.Forse non lo raggiungera’ mai ma sperare di poterlo tenere tra le mani un giorno non e’ una illusione ma la sua ragione di vita.