Alla sera

Tondolo non deve morire


La stanza e’ avvolta da un buio profondo…ha qualcosa di minaccioso e di tetro…lo stesso buio che alberga dentro di lui.Un pozzo profondo che risucchia ogni pensiero e confonde la mente e lo lascia in balia dei propri istinti.La maggior parte delle persone la chiama pazzia…chi e’ piu’ ferrato in materia lo definisce stato confusionale allucinogeno…lui la considera normalita’. Fin da bambino ha visto la sua parte piu’ oscura riflessa nello specchio e l’ha accettata.Ricorda ancora i lunghi pomeriggi trascorsi in attesa che qualche malcapitata lucertola finisse in una delle sue trappole artigianali.L’euforia per la cattura…il piacevole brivido di averla tra le mani…l’adrenalina nel vederla dimenarsi e contorcersi per il dolore che le veniva inferto…il piacere nel sentire il sangue caldo sulle mani…l’orgasmo nel sentirsi simile ad una divinita’ e poter disporre della vita e della morte altrui. Passare dalle lucertole ad altro era diventato un bisogno…incontrollabile e irrefrenabile come una valanga che ad ogni metro acquista sempre piu’ forza e tutto travolge.Aveva mascherato il suo sadismo per lunghi anni, difendendolo da tutto e da tutti affinche’ potesse crescere ed irrobustirsi dentro di lui.Lo aveva riversato tra le pagine segrete di un suo diario.Annotava con minuzia ogni particolare di quello che lui definiva esperimento…peso, dimensioni…tempi di agonia…trofei da mettere in bella mostra dentro l’abisso della sua anima….lezioni da ripassare per non dimenticare. Ancora oggi lo nasconde dietro ad una maschera da “brava persona della porta accanto” ma quando e’ li’ dentro, nell’oscurita’ del suo laboratorio segreto lascia che il suo vero volto appaia…lascia che il suo io prenda forma.Tiene un lungo coltello tra le mani.La vittima e’ immobilizzata sulla sedia di fronte a lui.Lascia che la lama scorra veloce sulla sua nudita’.Sorride…annusa la sua paura diffondersi nell’aria. “Osserva e resisti…non e’ tempo di morire.Non devi morire” gli sussurra.Un filo di voce che sembra seguire una nenia infernale.Gioca…si diverte ad essere il protagonista di una storia il cui finale e’ gia’ scritto…gia’ scritto col sangue.Sa pero’ che non e’ la meta quella che conta bensi’ il viaggio…un po’ come la felicita’.Lo sa bene ed e’ per questo che nel corso degli anni ha sperimentato svariate agonie da sottoporre alle sue vittime. Ad alcuni ha somministrato cibo senza sosta ed ha atteso che i loro stomachi esplodessero in mille parti come colpiti da una granata, ad altri ha fatto ingoiare pezzi di pane fino al soffocamento, altri ancora li ha immersi in acqua bollente o in acidi e ha aspettato che la loro pelle si dissolvesse come carta velina sul fuoco….un crescendo di orrore che sembrava senza fine e allo stesso tempo un bisogno atavico di rendere il mondo partecipe del suo operato.Era per questo che lo aveva rapito molti mesi prima.Lo aveva scelto con cura nonostante l’avesse incontrato per caso lungo una strada. Stava riposando in prossimita’ di una vetrina di un negozio…un viso tondo ed una corporatura robusta.Un vagabondo la cui mancanza nessuno avrebbe mai notato.Lo aveva portato con se all’interno del suo laboratorio e lo aveva legato gambe e braccia ad una sedia. Scoprire la sua incapacita’ di parlare era stata la ciliegina sulla torta.Nessuna necessita’ di recidergli la lingua per impedirgli di urlare.Il testimone perfetto…avrebbe assistito alle sue neferatezze senza mai essere in grado di raccontarle a qualcun altro…una sorta di diario dalle pagine scritte in inchiostro simpatico.Un click e una flebile luce azzurrognola comparve illuminando un piccolo acquario. Alcuni pesci variopinti sembravano dipingere tele immaginarie con il loro nuotare.Poggio’ il coltello sul ripiano e raccolse un piccolo retino.Un rapido gesto, automatismo imparato con il tempo, e uno splendido esemplare di scalare si ritrovo’ boccheggiante sul pavimento.L’euforia si fece largo in lui mentre il piccolo animale si contorceva alla ricerca di acqua.Un ultimo battito di coda e poi il silenzio.Un’altra vittima…l’ennesima…ormai ne aveva perso il conto.Spense la luce  e riconsegno’ la stanza all’oscurita’. Altri pesci erano presenti in quell’acquario…future vittime di un efferato serial killer.“Presto il gioco sara’ finito” confido’ al malcapitato testimone prima di chiudere dietro di se la porta di quel locale.Mancava ormai poco…una volta uccisi tutti gli scalari avrebbe riversato la sua furia omicida verso di lui…verso quel silente spettatore dallo sguardo perso nel vuoto.Lo avrebbe dilaniato in centinaia di pezzi con il coltello da cucina . avrebbe sparso tutto il polistirolo per  aria  come coriandoli a Carnevale ma fino ad allora Tondolo non doveva morire…quel pelouche sarebbe stato la sua personale vendetta.