Alla sera

E' bello rientrare a casa dal lavoro e trovare un sorriso a cui raccontare le proprie giornate

 

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Messaggi di Settembre 2007

E' quasi l'alba

Post n°445 pubblicato il 28 Settembre 2007 da mestesso69

A volte sai c’e’ qualcuno che mi chiede ancora di te
ed io non trovo mai le parole per rispondere
proprio mai come in questa notte che
mi perdo in giro per le strade perché
non voglio addormentarmi un’altra volta senza di te

e' quasi l'alba ormai dove sei
cammino e cerco il coraggio di star solo
e non pensare a te
mentre lontano, il sole piano piano va su.

e mi fa male sai
pensarti con un altro e non averti qui con me
fa paura una vita che ci prende sempre tutto e non ci salva
ma ad ogni passo il mondo intorno a me ritorna a vivere
e forse un giorno, un giorno o l'altro succederà anche a me
ma non di notte, mai di notte perché tu
è a quest'ora che mi manchi di più

e' quasi l'alba ormai dove sei
cammino e cerco il coraggio di star solo
e non pensare a te
mentre lontano, il sole piano piano va su

 
 
 

A te si arriva

Post n°444 pubblicato il 28 Settembre 2007 da mestesso69

A te si arriva solo attraverso te.
Ti aspetto.
Io sì che so dove mi trovo,
la mia città, la via, il nome
con cui tutto mi chiamano.
Però non so dove sono stato con te.
Là mi hai portato tu.
Come avrei imparato la strada
se non guardavo nient'altro che te,
se la strada era dove tu andavi,
e la fine fu quando ti sei fermata?
Che altro poteva esserci
più di te che ti offrivi, guardandomi?
Però adesso che esilio,
che mancanza,
e lo stare dove si sta.
Aspetto, passano i treni,
i destini, gli sguardi.
Mi porterebbero dove non sono stato mai.
Ma io non cerco nuovi cieli.
Io voglio stare dove sono stato.
Con te, ritornarci.
Che intensa novità,
ritornare un'altra volta,
ripetere mai uguale
quello stupore infinito.
E fino a quando non verrai tu
io resterò sulla sponda
dei voli, dei sogni,
delle stelle, immobile.
Perché so che dove sono stato
non portano né ali, né ruote, né vele.
Esse vagano smarrite.
Perché so che dove sono stato con te
si va solo con te, attraverso te.

(Salinas)

 
 
 

Silenzi

Post n°443 pubblicato il 27 Settembre 2007 da mestesso69

Amici,amiche e non ultimi i colleghi mi hanno sempre riconosciuto una straordinaria abilita' a giocare con le parole.
"Dovresti avere il porto d'armi" ogni tanto mi ricordano
"Hai un'ironia e un cinismo che sanno uccidere una persona" piu' sovente mi dicono
"Il tuo ironico distacco, il tuo autocontrollo anche nelle situazioni di stress sono peggio di un pugno allo stomaco" costantemente mi rimproverano. 
Non penso di essere un bravo oratore, nemmeno un profondo conoscitore della lingua italiana  ma di avere esclusivamente un buon self control, una mente che riesce a separare il razionale dalle emozioni.Per ironia della sorte, e questa e' la vera ironia di cui sono omaggiato,sono molto piu' bravo a parlare con i silenzi ma la gente sembra non accorgersene, sembra non riuscire a comprendere che dietro a questa maschera sorridente e sognante ci possano essere anche dialoghi interiori.
So che qualcuno e’ in grado di ascoltare il mio silenzio, di dare un suono alle parole non dette e cosi' mi affido a lui.
Spero che in quella dimensione quel qualcuno possa ascoltare i miei racconti,i miei sogni, le mie emozioni perche' sto facendo uno sforzo immenso per trattenerli dentro di me e imprigionarli con spesse catene al mio cuore. Li catturo all’interno di pagine invisibili durante queste serate abuliche di luna piena…li affido alla brezza di queste lunghe notti solitarie…li consegno alle nuvole che scorrono nel cielo di questi giorni senza senso affinche’ vadano via da me.  

 
 
 

Burattini

Post n°442 pubblicato il 25 Settembre 2007 da mestesso69

Lo spettacolo sta per avere inizio.Un discreto numero di bambini accompagnati da genitori e’ in trepida attesa la fuori.Per fortuna un buon incasso, e’ quello che ci vuole per rifiatare un po’ in un periodo cosi’ di magra.Respira in modo profondo per ritrovare la calma e la concentrazione mentre scende dall’abitacolo.
Non ha bisogno di chiudere il furgone,vecchio e sconquassato come e’ non attrae l'attenzione di malintenzionati...soltanto i bambini si fermano a guardarlo increduli e rapiti.Gli girano intorno,lo sfiorano con le manine,sgranano gli occhi davanti agli innumerevoli adesivi che ne coprono parte della carrozzeria.Sono adesivi con le bandiere delle citta’ che ha visitato,alcuni hanno su delle donnine un po’ sconce e i ragazzini si divertono a ridacchiarci maliziosi,altri sono versi di canzoni.Ripassa mentalmente le battute e i movimenti da effettuare.Il tentativo di sincronizzare il tutto per rendere speciale e perfetto il suo spettacolo.Sa bene che non sara’ mai cosi’, ci saranno sempre piccole sbavature a rovinargli la scena ma continua ad inseguire il suo sogno. In fondo e’ solo un burattinaio …quali sogni puo’ avere uno come lui…una casa…lui e’ un viaggiatore itinerante non puo’ permettersi una fissa dimora…una famiglia…chi mai condividerebbe con lui una esistenza vissuta alla giornata…un futuro stabile…maledetti videogiochi che sempre piu’ rapiscono davanti allo schermo i bambini…

Il piccolo sipario in tessuto azzurro si alza. Due marionette di legno iniziano a muoversi…ballano…si rincorrono…si picchiano…mentre i bambini la fuori si divertono.
Ogni sera, come un novello Geppetto, riesce a dare vita a semplici pupazzi in legno e a trasportare i suoi piccoli spettatori nel suo mondo incantato.Si nutre dei sorrisi che riesce a strappare.Li conserva gelosamente per la battaglia che sta per arrivare.
Lo spettacolo e’ terminato, le luci si spengono mentre la gente fa ritorno a casa.Lui resta li’.Tra poco sara’ di nuovo solo ad affrontare la notte con i suoi fantasmi.
 Il furgone e’ la sua casa..da tempo e’ un vagabondo nel corpo e nell'anima..il suo letto e’ quel sedile su cui trascorre ore di guida...A volte sente tanto freddo la notte,freddo nel cuore e calde lacrime gli scivolano silenziose sulla barba. Si lascia andare ad un pianto liberatorio.Raccoglie ogni lacrima versata in un’ampolla di vetro che conserva da molto tempo posizionata in bella vista sul cruscotto del furgone.Un’ etichetta scritta a penna, inchiostro nero come la pece a rammentargli il suo contenuto per tutta la vita. I miei errori.
Questa notte e’ una notte speciale.Ha dato l'ultimo spettacolo.Ha scoperto di avere fili invisibili attaccati alle mani e ai piedi.Ha da poco scoperto di essere stato una marionetta nelle mani di un qualcuno.
Strano destino per un burattinaio!!!
Ha deciso che smettera’ di manovrare fili e marionette,perche’ anche le marionette hanno un cuore,eccome se ce l'hanno.Ha scoperto ,con gli anni e gli eventi che sono seguiti,che esistono marionette "buone " e marionette "cattive"…le prime si lasciano manovrare con docilita’ e rispetto,sanno che lui e’ il padrone dei fili e non si ribellano…le seconde sanno fingere di essere servili ma in realta’ ,appena si gira, gli tendono tranelli e trappole.
Ha avuto tante marionette  lui…di alcune ricorda ogni piu' piccolo particolare,di altre non ne ricorda che il nome...C'era la bionda principessa dagli occhi di cielo,amabile,dolce e gentile…la stessa che era poi finita  "casualmente"  investita dal furgone. L'aveva comprata da un mercante marocchino in una città di mare e se n'era invaghito.
C'era  poi la castana regina dal profumo francese,raffinata ed elegante,bella ed altera come si conviene a una sovrana.L'aveva presa in un negozio d'alta classe e l'aveva portata con se.
C'era una fatina dai capelli rossi che aveva ritrovato un giorno nel suo furgone,senza sapere da dove fosse arrivata e da allora non se n'era piu' andata.
C’era infine la mora ballerina di flamenco, sensuale e passionale.L’aveva incrociata per caso in un negozio di giocattoli tra mille peluches e l’aveva fatta sua.
Tanti compagni di viaggio, tanti muti testimoni della sua esistenza.

"Non piangere,ti prego...ogni tua lacrima e uno strappo nel mio cuore" gli dice all’improvviso la ballerina. Non e’ per niente stupito di ascoltare la sua voce…sapeva che prima o poi quei pezzi di legno dipinti a mano avrebbero parlato,avrebbero posto domande scomode e allo stesso tempo lecite.

"Non ho più niente...vedi?Strano destino...pensavo di essere il piu' forte,colui che gestisce la propria vita e le  proprie azioni e invece mi ritrovo oggi ad avere i fili proprio come te e gli altri burattini...e' terribile per me...capisci?" risponde tenendo la testa china sul cruscotto.

"certo che capisco..io ti vedo e ti sento da tanto tempo...ho visto e ascoltato ogni tuo momento,ogni tua parola...e ti sono accanto...Non ti lascero’ mai non perche’ la mia vita dipenda da te per via di questi fili, ma perche’ io voglio stare con te, perche’ soltanto le tue mani e il tuo cuore sanno farmi danzare...Aggrappati a me.Non sono molto forte ma sento che ce la posso fare a sostenerti...ho tanta paura a volte,sai?Paura che tu possa tornare a preferire la principessa o la regina o la fatina o chissà chi altri...e allora penso di scappare,di andarmene di notte senza dirti nulla.Poi mi chiedo dove potrei andare..tutta la mia vita sei tu...non conosco altra vita che quella con te.Nella gioia e nel dolore.Nella sicurezza e nell'insicurezza.Nei momenti belli e in quelli brutti.E' amore sai?Si chiama cosi..."

“Ne ho sentito parlare…” le ribatte mentre lacrime invisibili riempiono ulteriormente l’ampolla…la sua ampolla.

 
 
 

Quadri

Post n°441 pubblicato il 21 Settembre 2007 da mestesso69

Tiene tra le mani un vecchio quadretto.In esso e’ incorniciato un antico proverbio cinese che gioca con le parole ognuno, qualcuno, ciascuno e nessuno in merito all’attribuzione dei compiti.Un tempo lo teneva appeso dietro alla scrivania …unica presenza fissa dei molteplici uffici cambiati.Era la frase che generalmente diceva ogni volta che si ritrovava di fronte ad una nuova squadra di lavoro per chiarire bene i suoi metodi e sottolineare cio’ che non tollerava.Ora non piu’.E’ solamente la frase che si ripete davanti allo specchio per tenere bene a mente il sottile confine che separa il sentirsi un qualcuno dal sentirsi un nessuno.Non ne avrebbe bisogno…i ricordi sono ancora ben chiari nella sua mente…meglio pero’ non rischiare di ritrovarsi in un istante ad essere un perfetto signor nessuno dopo essersi illusi di essere un qualcuno…come allora…quando ricevette una stana email...un indirizzo mai visto prima ma un titolo troppo curioso..."Guarda un po'" e non seppe resistere alla curiosita’....

Lesse il breve messaggio e corse a verificare.

Fu un pugno in faccia, uno di quei diretti che ti colpiscono dritto dritto e ti fanno barcollare.

"Dio sto morendo!" esclamo’

Resto’ in attesa di una telefonata illudendosi che potesse esserci un’altra spiegazione…in fondo tra loro c’era la promessa di non camminare piu’ lungo le strade virtuali dei blog…

Il bisogno di sapere…il bisogno di verificare lo spinsero ad architettare una trappola...una trappola in cui sperava non ci cadesse nessuno…una trappola in cui cadde pero’ solamente lui.

Rimase deluso...aveva sempre pensato di essere importante per lei, aveva sempre pensato di essere piu' importante delle persone che la circondavano, aveva sempre pensato di essere un qualcuno per lei ma evidentemente non era cosi'…si era solo dimenticato di essere un nessuno.

Non gli rimase che gestire il dolore…trasformare quello che provava in rabbia, in rabbia pura per portare all'inferno con lui un po' di persone e  ritrovare la pace.

Riappende alla parete il vecchio quadretto.A fargli posto una pergamena su cui e’ impressa la scritta “la vendetta e’ un piatto da servire freddo”…ormai la tavola e’ imbandita…

 
 
 

L'incontro

Post n°440 pubblicato il 19 Settembre 2007 da mestesso69
 

...

Finalmente lei sostenne lo sguardo. E senti’  lo sguardo del fauno penetrarle ovunque, nell’anima. Le barriere del cuore si infransero e si dissolsero. Erano Uno.
Un solo respiro, un solo pulsare, un solo sentire oltre la vita, oltre il mistero, oltre il tempo.
Dagli occhi del fauno ai suoi occhi, dall’essenza del fauno alla sua essenza…
Scaturiva ora in lei la conoscenza di segreti antichi e arcani misteri appartenenti alla Vita e alla Natura stessa, a quell’Amore che mai si consuma e sempre vede la vita nascere e morire per nascere di nuovo, nel nome della Conoscenza.
Tra loro non vi era piu’ distanza, o differenza. Vibravano insieme, all’unisono.
Allora tutto inizio’ a vorticarle intorno, e le sembro’ di venire risucchiata via da tutto cio’ che di se e del mondo credeva di sapere e di conoscere prima, prima di quel momento rivelatore in cui la Verita’ le appariva senza piu’ veli. Tenne gli occhi negli occhi del fauno, sapendo che quello sguardo era il solo ponte che ancorava alla realta’, la Realta’ Trascendente che appartiene allo spirito immortale oltre qualsiasi veste, oltre ogni scenario nel quale recitare una singola piccola vita.
Quello sguardo era il varco, la Soglia tra l’umano e il Divino.
Le parve di morire, e si lascio’ morire, pronta, spalancando gli occhi senza piu’ resistere.
Poi lui la lascio’.
Dolcemente, lentamente come il mare che si ritira dalla spiaggia, il fauno la lascio’ senza abbandonarla. Indietreggiava, ritirandosi nel bosco folto, senza distogliere il suo sguardo dagli occhi di lei. Rimase una piccola luce brillante per qualche istante tra le foglie, il riflesso della Luna ormai alta nei suoi  occhi accesi. E anche quel riflesso svani’. Era sola.
Forse non l’avrebbe piu’ rivisto, o forse l’avrebbe incontrato ancora, nel bosco.
Nella realta’ sarebbero stati sempre insieme, in un presente eterno. Il fauno non sarebbe stato un ricordo, bensi’ una memoria impressa indelebilmente nella sua anima, nella sua coscienza immortale. La magia di quell’incontro non avrebbe mai avuto fine, sarebbe stata sempre, oltre il tempo e lo spazio immanenti, dentro lei.
Ora sentiva uno spazio enorme, sconfinato e sublime, in se stessa. Nel suo petto, la’ dove prima erano le barriere del cuore, adesso c’era solo vuoto, un vuoto accogliente, caldo e leggero, uno spazio immenso fatto di liberta’ e di possibilita’ infinite, tanto ampio da respirarci dentro il Cielo e la Terra. Si senti’ inondare dal calore, dalla gioia, da un’euforia mai provata. Qualcosa che prima sembrava bruciarle nel petto ora brillava e scaldava dentro di lei come una piccola stella.
Il mondo non l’avrebbe oppressa mai piu’. Poteva permettersi di aprire gli occhi,ora, e avrebbe visto e guardato con gli occhi del cuore.

FINE

 
 
 

Post N° 439

Post n°439 pubblicato il 19 Settembre 2007 da mestesso69

Solo perche’ asciugo al cielo
Lacrime che tu non vedi,
Credi che t'amo.

Solo perche’ striscio il cuore
Tra il casino che hai lasciato in piedi
Credi che t'amo.

Ma dall'aspra scia di un treno,
Che va lontano,
Saprai!

Come io vivro’, anche senza te,
Dove non lo so.
Ma mi porto via fuori dal pianto,
Dove non lo so
Ancora non so.

Solo perche’ un tuo sorriso
Scioglie sale e sangue al vino
Credi che t'amo.

Forse e’ vero, dormo male
E mi scordo di mangiare,
Eppure non t'amo.

Oggi ho le scarpe nuove,
E vado via lontano, vedrai!

Come io vivro’, anche senza te,
Dove non lo so.
Ma mi porto via, fuori dal pianto,
Dove non lo so.

E ci sara’ il sole, e miele dal fiele
Dove non lo so.
Ma ti faccio un esempio,
Per me l'amore e’ come un tempio,
E ancora non so, ora non so.

So che io vivro’
Anche senza te
Dove non lo so
Ma mi porto via, fuori dal pianto,
Dove non lo so.

E ci sara’ il sole, e miele dal fiele
Dove non lo so.
Ma ti faccio un esempio,
Per me l'amore e’ come un tempio,
E ancora non so.

 
 
 

L'incontro

Post n°438 pubblicato il 18 Settembre 2007 da mestesso69
 

...

Lei chiuse gli occhi.Un fauno, si disse ancora. Una creatura mediterranea che apparteneva al mito, al passato, al segreto regno degli antichi dei della Terra. Un’eco quasi umana e addolcita del dio Pan dai piedi caprini, l’antico protettore e custode della Natura e della sacralita’ dei riti d’amore.
Il brivido che l’attraverso’ dalla testa ai piedi la riscosse. Apri’ gli occhi.Lui era sempre li’, come una statua, e la guardava con un’intensita’ a lei finora sconosciuta.
Lei ebbe paura.Si sentiva attratta.

Il fauno la attirava, come la Terra attrae i corpi, come il Cielo aveva sempre attratto la sua anima. Il fauno era una creatura insieme celeste e terrena,evocava in lei risonanze arcane, sconosciute, misteriose.
Adesso l’aria era densa, come il silenzio tra loro. Un silenzio carico di elettricita’.
Il fauno era li’, per lei.

Lei non si mosse, sentiva solo crescere in se’ un’onda che le cambiava il respiro.

“Non aver paura di me” le sussurro’ nell’aria.Una preghiera piu’ che una richiesta.Spesso le persone si erano allontanate da lui per questo motivo…troppo spesso.
Si teme cio’ che non si comprende.Forse e’ solo un modo per difendersi dall’illusione che i sogni non esistono nella realta’, per non gustarsi in pieno i brevi attimi di felicita’ che si incontrano lungo le vie della vita.Lo capiva.
In fondo anche lui in molte occasioni era fuggito, era ritornato a mimetizzarsi tra le fronde degli alberi per timore.Il suo pero’ era un timore legato non alla mancanza di comprensione ma alla consapevolezza di quanto fosse ardua l’esistenza, di quante sfide fosse necessario sostenere durante il corso della vita, di quante insoddisfazioni e dolori fossero sempre dietro ad ogni angolo.
I sogni esistono anche se finiscono alle prime luci dell’alba.
“Non aver paura di me…ti chiedo solo di osservarmi” ripete’

Odorava di sottobosco, di terra fertile e d’acqua di mare mentre si protendeva verso di lei rapido e le cingeva la vita. Lei si irrigidi’. Poi percepi’ un calore che la scioglieva. Era forte e dolce, delicato e potente insieme, il fauno. Aveva qualcosa di selvatico e nello stesso tempo profondamente saggio, e non era aggressivo, ne’ invasivo: era semplicemente li’, con lei, presente. Il senso del pericolo la abbandono’, e cosi’ pure il timore di essere violata.
Lei richiuse gli occhi, come se fosse troppo quel che vedeva, o forse quel che sentiva e provava. Si rifugiava dentro ancora una volta, nei luoghi conosciuti della sua anima, nelle sensazioni rassicuranti e nei ricordi che la facevano sentire protetta.
Il calore che il fauno emanava dal corpo la riscosse. Ogni volta che lei pareva andarsene chiudendo gli occhi, lui la richiamava e l’attirava a se col suo tocco caldo e avvolgente riportandola a se stessa, al presente, il suo presente.
Adesso lo sguardo del fauno era cosi’ intenso, vicino e penetrante che le riusciva difficile sottrarvisi. Il magnetismo di quello sguardo la affascinava, la spingeva ad andare oltre se stessa, o forse oltre cio’ che lei conosceva di se…la portava inesorabilmente verso di lui, o meglio verso cio’ che egli rappresentava.
Era la Vita, il Presente, l’Amore senza memoria.
Lo sguardo del fauno, nei cui occhi si vedeva riflessa come in uno specchio terso, la chiamava, perentorio. Sembrava dirle “guarda, resta, apri gli occhi,non lasciarti portare via”… Il cuore di lei sembrava volesse scoppiare. E si sforzo’ di tenere gli occhi, ora aperti, nei suoi. Da sguardo a sguardo, da cuore a cuore sembrava dirle il fauno, senza piu’ fuggire, senza nascondersi, richiudersi o proteggersi, senza lasciar spazio a ricordi altri che non fossero il presente, “quel” presente magico in cui si consumava un rito antico di trasmissione di conoscenza. Era un dono troppo grande per potervisi sottrarre.
Un altro mondo.

La presenza del fauno evocava una forza possente e dirompente come il vento,come il mare. L’impeto e la dolcezza potente e liquida di quel mare la pervadevano in ogni ricettacolo del suo essere. Il calore e l’intensita’ del fauno erano avvolgenti e penetranti come il profumo del bosco all’alba, appena piovuto.
E toccava in lei corde fino allora sconosciute.

continua...

 
 
 

L'incontro

Post n°437 pubblicato il 17 Settembre 2007 da mestesso69
 

Lei era li’, ferma, in ascolto. Passeggiava tra gli alberi coi piedi nudi,nell’erba. Era gia’ sera, la luce del crepuscolo presto avrebbe lasciato spazio al buio ristoratore e profondo nel quale le stelle possono risplendere della loro bellezza struggente. La brezza carezzava le foglie che stormivano piano.

C’era un’aria di attesa, e lei rimaneva li’, in silenzio, gli occhi chiusi.
Qualcosa dentro di se’ la portava a chiudere gli occhi, nonostante la bellezza della collina. Spesso chiudeva gli occhi per escludere il mondo.
Si sentiva stanca del mondo, molto spesso.
Fin da piccola chiudeva gli occhi per chiuderlo fuori, quel mondo chiassoso, fuori da se’, per non permettere alla sua violenza di entrare e farle male.
Troppo spesso il mondo degli uomini era duro, brutale e tanto, troppo rumoroso.
Un mondo confuso, caotico e violento negli atti compiuti quanto nelle emozioni che procurava, un mondo che sembrava offrire solo vincoli e compromessi. La opprimeva, quel mondo, spesso lo sentiva nel petto bruciante come qualcosa che tentava di ghermirle il respiro e portarglielo via. Allora lei cercava di tornare alla Natura di cui si sentiva parte, a quella vita “vera” che, se comprende la morte, e’ sempre per vedere rifiorire la vita. Per questo si era ritirata sulla collina quella sera, e aspettava, chiusa e protetta nel buio del suo silenzio.
Aspettava qualcosa, che cosa non lo sapeva di preciso nemmeno lei, era solo una sensazione molto forte che si portava dentro da tempo…quella di dover prima o poi incontrare…chissa’... Si scosse e riprese a camminare, piano. Era li’ in piedi, vestita dello stesso colore della sua pelle, chiara e diafana da sembrare azzurrina, come la luce della Luna che stava salendo, tonda, piena, confortante.
Quante volte aveva pensato alle creature dei miti e delle fiabe, agli abitanti di un regno fatato…sarebbero dovuti esistere, pensava, e si sarebbero dovuti incontrare prima o poi, di notte, nei luoghi in cui la Natura tanto amata era ancora vergine, o quasi…

Lui era li’, seguiva con lo sguardo il suo lento procedere sull’erba facendo attenzione a non farsi scorgere.Non era il momento giusto per rivelarsi, non era il momento giusto per apparirle davanti.Percepiva la sua malinconia, percepiva la sua atavica disillusione…profumi emanati dalla sua anima che si spandevano nel bosco.Sentiva la sua solitudine, la solitudine di chi e’ ormai convinto di non fare piu’ parte del mondo la’ fuori, sentiva la sua tristezza figlia di tanti dolori…lacrime invisibili e silenziose dal suo cuore ad inumidire il terreno.Era tutto quello che anche lui percepiva e sentiva…cosi’ simili eppure cosi’ diversi persino appartenti a due realta’ troppo spesso inconiugabili tra loro.
Ombre riflesse alla ricerca di una consistenza.
Nel corso degli anni aveva visto molte fanciulle passeggiare in quel bosco con gli occhi sognanti e la mente rivolta a luoghi fantastici, a volte si era persino illuso di trovarsi di fronte a creature cosi’ speciali da non potersi esimere dal farsi avanti.Alcune erano fuggite via alla sua vista, altre avevano finto di accettarlo per trovare un po’ di tranquillita’ prima di rimettersi in viaggio, altre ancora gli avevano rubato tutta la sua energia illudendolo e rinnegandolo.
No, non era il momento giusto per rivelarsi…ma forse lo era solo per lui anche se in fondo non esistevano momenti giusti bensi’ momenti un po’ meno sbagliati di altri.

Un fruscio, alle sue spalle.
Si volto’ appena, e lo vide. Era li’, immobile, dietro di lei. Ebbe un tuffo al cuore, per un attimo le sembro’ che il sangue le scivolasse via, ma si riebbe immediatamente tanto l’aria era calma e rassicurante. Solo, si disse, allora e’ vero…allora…esistono…
Seminascosto dall’ombra del fogliame, lui la osservava immobile come l’aria della sera inoltrata. Solo il viso spiccava sotto la luce della Luna. Un viso senza eta’, dai decisi tratti maschili come scolpiti in una carne ombrosa. I lineamenti evocavano qualcosa di antico, arcaico, e insieme oltre il tempo. La fronte spaziosa e l’attaccatura dei capelli, che ai lati si orientavano verso l’alto, forgiavano impressioni di mitiche piccole corna. Gli occhi di lei scesero e indugiarono un attimo, sorpresi, sui piedi della creatura, i piedi piu’ arcuati e sospesi che avesse mai visto, evocanti lo slancio elegante, leggero e possente delle capre di montagna.
Un fauno.

continua...

 
 
 

E ti vengo a cercare

Post n°436 pubblicato il 17 Settembre 2007 da mestesso69
Foto di mestesso69

E ti vengo a cercare
anche solo per vederti o parlare
perché ho bisogno della tua presenza
per capire meglio la mia essenza.
Questo sentimento popolare
nasce da meccaniche divine
un rapimento mistico e sensuale
mi imprigiona a te.
Dovrei cambiare l'oggetto dei miei desideri
non accontentarmi di piccole gioie quotidiane
fare come un eremita
che rinuncia a sé.
E ti vengo a cercare
con la scusa di doverti parlare
perché mi piace ciò che pensi e che dici
perché in te vedo le mie radici.
Questo secolo ormai alla fine
saturo di parassiti senza dignità
mi spinge solo ad essere migliore
con più volontà.
Emanciparmi dall'incubo delle passioni
cercare l'Uno al di sopra del Bene e del Male
essere un'immagine divina
di questa realtà.
E ti vengo a cercare
perché sto bene con te
perché ho bisogno della tua presenza.

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: mestesso69
Data di creazione: 21/01/2007
 

immagineSiamo angeli con un'ala sola...
solo abbracciati riusciremo a volare

 

SEI NELL'ANIMA

Vado punto e a capo così
Spegnerò le luci e da qui
Sparirai
Pochi attimi
Oltre questa nebbia
Oltre il temporale
C’è una notte lunga e limpida,
Finirà
Ma è la tenerezza
Che ci fa paura
Sei nell’anima
E lì ti lascio per sempre
Sospeso
Immobile
Fermo immagine
Un segno che non passa mai
Vado punto e a capo vedrai
Quel che resta indietro
Non è tutto falso e inutile
Capirai
Lascio andare i giorni
Tra certezze e sbagli
E’ una strada stretta stretta
Fino a te
Quanta tenerezza
Non fa più paura
Sei nell’anima
E lì ti lascio per sempre
Sei in ogni parte di me
Ti sento scendere
Fra respiro e battito
Sei nell’anima
Sei nell’anima
In questo spazio indifeso
Inizia
Tutto con te
Non ci serve un perchè
Siamo carne e fiato
Goccia a goccia, fianco a fianco
 

 
 

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