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INFORMAZIONI PERSONALI

Ops.. ho dimenticato a mettere un punto interrogativo al titolo di questa sezione! Hai pensato ti parlassi di me per capire un po' dove sei finito? Mi dispiace! Non so dirti chi sono.. che vuoi farci, non è una questione di timidezza nè di presunzione: non voglio essere troppo superficiale facendoti una descrizione fisica, ne' troppo profonda parlandoti dei più alti e nobili valori in cui credo. Potevo dirti quello che ho fatto fino ad oggi, ma che senso avrebbe? Che ne vuoi capire? Che t' importa se ho studiato, avuto amici veri, trovato il grande amore e frequentato corsi di tennis... Forse è più interessante, se veramente ti vuoi fare un' idea, che tu sappia cosa vorrò fare dopo. Non lo faccio per un semplice motivo: fra un po' avrò cambiato idea!
Quello che conta è cosa sto facendo in questo momento, sto qui seduta a scriverti i miei pensieri...
Quelli che scriverò in seguito, saranno ciò che la mia mano e la memoria riusciranno a catturare.. pensieri confusi... pieni di di contraddizioni e forse a prima vista anche un po' banali...Ma Veri...
e sarà quello che farò ogni volta che aggiornerò queste pagine... Un Bacio, apresto..Vivi

 
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Nel gergo di Internet,
e in particolare delle comunità
virtuali (newsgroup, forum,
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che interagisce con la comunità
tramite messaggi provocatori,
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 o semplicemente stupidi,
allo scopo di disturbare
gli scambi normali e appropriati.

 

"DOVUNQUE LA MENTE VAGHI" - BHAGAVAD GITA

Dovunque la mente vaghi, agitata e dispersa nella sua ricerca di soddisfazione esteriore, riportala dentro; addestrala a trovar quiete in se stessa.
 

"SE TU NON PARLI" - RABINDRANATH TAGORE

Se tu non parli, riempirò il mio cuore del tuo silenzio e lo sopporterò.
 

 

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Post N° 52

Post n°52 pubblicato il 04 Aprile 2007 da alternativeblog


"La meditazione sul respiro" Ajahn Chah



Lascia che la mente si raccolga in un singolo punto e lascia che l'attenzione così composta rimanga col respiro.
Lascia che il respiro sia l'unico oggetto di cui sei cosciente.

Concentrati, finché la mente non diventa sempre più sottile, finché le sensazioni non siano divenute insignificanti e ci siano grande chiarezza e vigilanza interiori.

Ajahn Chah, My Buddha mind, Viviana Pozzo

Allora,
quando le sensazioni dolorose si presenteranno,
cesseranno gradualmente per conto loro.


Infine,
osserverai il respiro come se fosse un parente che venga a farti visita.
Quando un parente se ne va, lo accompagniamo fuori e lo vediamo andarsene.
Lo osserviamo finché non se n'è andato o è sparito dalla vista e allora torniamo dentro.

Osserviamo il respiro nello stesso modo.

Se il respiro è pesante, sappiamo che è pesante;
se è leggero, sappiamo che è leggero.
Mentre diventa sempre più fine, continuiamo a seguirlo e, nello stesso tempo, svegliamo la mente.

Finalmente il respiro sparisce completamente e tutto ciò che rimane è la sensazione di consapevole vigilanza.

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Anonimo il 04/04/07 alle 20:26 via WEB
"Buddha è stato estremamente frainteso, non soltanto dai suoi nemici ma anche dai suoi amici - di fatto, più dai suoi amici che non dai suoi nemici. È stato frainteso più di qualsiasi altra persona al mondo. La ragione è semplice: Buddha è uno dei Maestri più profondi. La sua intuizione è talmente profonda da essere fraintesa, è inevitabile. Io non sto affatto interpretando Buddha, perché non sono un buddhista, non sono un seguace. Ho sperimentato la stessa illuminazione che ha avuto Buddha, quindi quando parlo di Buddha è come se parlassi di me stesso. Il mio non è un commento, non è un'interpretazione. Buddha è soltanto un pretesto per parlare a voi, uno splendido pretesto per comunicare a voi la mia realizzazione. Ricordate sempre che vi sto parlando della mia esperienza. Uso Buddha come un pretesto per mettere in evidenza ciò che io ho compreso e sperimentato. E amo quest'uomo; lo amo immensamente, perché nessuno più di Buddha ha mai toccato simili profondità e ha mai raggiunto tali altezze. Egli rimane l'Everest, la vetta più elevata che la consapevolezza umana abbia mai raggiunto" (Osho).
 
 
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Anonimo il 05/04/07 alle 10:30 via WEB
«Io sono» è un fatto concreto, mentre «io sono stato creato» è un'idea. Né dio né l'universo sono venuti a dirvi che vi hanno creato. La mente, ossessionata dall'idea della causalità, inventa la creazione e poi si domanda: «Chi è il creatore?». La mente stessa è il creatore, ma neppure questo è del tutto vero, dato che la creazione e il creatore sono una cosa sola. La mente e il mondo non sono separati. Comprendi che tutto ciò che pensi che il mondo sia è la tua stessa mente. Tutto lo spazio e il tempo sono nella mente … C'è soltanto l'immaginazione. Ti ha assorbito al punto che non riesci nemmeno a comprendere quanto lontano dalla realtà tu sia finito. Senza dubbio l'immaginazione è molto creativa. Su di essa si costruiscono universi su universi. Tuttavia sono tutti nello spazio e nel tempo, nel passato e nel futuro, che, semplicemente, non esistono. Sei tu a muoverti, non il tempo. Smetti di muoverti e il tempo cesserà. Il passato e il futuro si fonderanno nell'eternità. Nisargadatta Maharaj
 
   
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Anonimo il 05/04/07 alle 10:31 via WEB
Il nido dell'aquila Come l'aquila, stanca del volo, piega le ali e scende a riposare nel nido, così il Purusha luminoso entra nello stato di sonno senza sogni, dove ci si libera da ogni desiderio. Brihadaranyaka Upanishad
 
     
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Anonimo il 05/04/07 alle 10:32 via WEB
Nello yoga si menzionano quattro stati di coscienza ordinaria: lo stato di allerta e concentrazione, lo stato di rilassamento vigile, lo stato di sonnolenza e primo stadio (onirico) del sonno e quindi il sonno profondo senza sogni. È una suddivisione che ritroviamo, pari pari, anche nello schema dei tracciati elettroencefalografici (EEG), dove gli stati suddetti sono denominati, rispettivamente: Beta, Alpha, Theta e Delta. La filosofia yoga identifica nello stato di sonno senza sogni lo stato naturale dello spirito (il Purusha), che ogni notte, come un'aquila che torna nel nido, va ad accoccolarvisi e là, distaccato dalla materia e dal divenire, si libera delle impressioni e della fatica del vivere accumulati durante lo stato di veglia. Per addormentarsi, infatti, bisogna abbandonare tutto: non solo le preoccupazioni, i pensieri, gli affetti, le avversioni, le passioni — in una parola tutto il mondo e i suoi oggetti — ma anche tutti i ruoli e le identità che impersoniamo sulla scena del mondo e, last but not least, anche il sentimento dell'io cui siamo così tenacemente aggrappati. Da ciò conseguono due concetti basilari per la comprensione dello yoga: il primo è che l'aquila, (che è allegoria dello spirito) sa già come ritornare nel nido del suo stato naturale perché lo fa ogni giorno, e, pertanto, nello yoga non si tratta d'imparare nulla, ma solo di mollare le resistenze e gli appigli che impediscono il ritorno nel nido; il secondo è che — come nello stato di sonno senza sogni non si può dire che non si esiste — così non si potrà dire che non si esiste più qualora si lasci cadere il sentimento dell'io; da ciò consegue che l'esistenza in uno stato in cui l'io è stato lasciato andare del tutto non solo è possibile e concepibile, ma è anche un'ineludibile esperienza quotidiana che tutti ogni giorno facciamo e senza la quale non potremmo nemmeno vivere. Il desiderio non è «male» in sé, ma in quanto causa di aggrappamento e identificazione con gli oggetti del mondo esterno percepiti dai sensi, che distoglie l'aquila dal ritorno al nido. Ma non va presa come un'ingiunzione a imporsi di non desiderare, cosa che non sarebbe praticabile né ragionevole, ma come un invito a considerare almeno la rinuncia al desiderio di desiderare, che è la causa prima di tutta la sofferenza esistenziale.
 
 
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Anonimo il 10/04/07 alle 15:50 via WEB
Saggezza vedica - "Tutto promana dal Brahman" - Chandogya Upanishad \\ Colui che medita sul Brahman e lo realizza, scopre che ogni cosa nell'universo - lo spazio e l'energia, l'acqua e il fuoco, il nome e la forma, la nascita e la morte, la mente e la volontà, le parole e le azioni, i mantra e la meditazione - tutto promana dal Brahman. ( Chandogya Upanishad - )
 
   
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Anonimo il 10/04/07 alle 15:53 via WEB
Saggezza buddista - "Come l'acqua salata" - Milarepa I desideri soddisfatti, come l'acqua salata, fanno venire più sete. (Milarepa - )
 
 
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Anonimo il 10/04/07 alle 16:10 via WEB
Un passante dà una monetina a Bell alla Enfant Plaza Una bellissima storia dalla quale si potrebbe imparare molto. Spero che qualcuno ci faccia un film. A proposito, avete visto "la vita degli altri" ?
 
   
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Anonimo il 10/04/07 alle 16:13 via WEB
> E se per la strada ci fermasse un Buddha e ci rivolgesse parole di > grande saggezza, sapremmo riconoscerlo o lo manderemmo a quel paese? Se incontrassimo il Buddha per la strada... Mi ricorda un celebre koan. Certo che qualunque idea di come debba essere un Buddha ci impedirebbe di vedere il Buddha che suona il violino per noi sul metrò. Ma non è forse questo ciò che accade nella vita di ogni giorno, durante la quale si insegue un Buddha creato dalla mente e non ci si accorge del Buddha che abbiamo nel cuore? Flavio ~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
 
 
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Anonimo il 09/05/07 alle 15:50 via WEB
È U Ba Khin che ne parla. E si chiamano kalapa, non kalpa, Il buddismo insegna che nel nostro corpo avvengono cambiamenti in ogni momento. Proprio come il fiume di Eraclito, il nostro corpo non è mai lo stesso in due momenti successivi. In ultima analisi il corpo non è che un flusso di unità energetiche infinitamente più piccole dell'atomo che in ogni momento sorgono e svaniscono. Il Buddha chiamò queste unità energetiche kalapa, una parola sanscrita e pali che significa "stringa". Può essere interessante osservare che la scienza contemporanea è arrivata a teorizzare (ma non ancora a dimostrarne l'effettiva esistenza) entità dette "superstringhe" che avrebbero caratteristiche simili ai kalapa e che sarebbero alla base della composizione e formazione di tutto l'universo (vedi «L'Universo Elegante», di Brian Greene). Il corpo, perciò, muore e rinasce di continuo innumerevoli volte nel corso di una vita. Queste morti momentanee (khanika marana) avvengono in ogni singolo istante della nostra esistenza. Salvo errori e/o omissioni :-) Flavio
 
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Anonimo il 04/04/07 alle 21:02 via WEB
Inti-Illimani titulo: Juanito Laguna remonta un barrilete \\ Si Juanito Laguna llega a la nube es el viento que viene, lo ama y lo sube, es el nombre Juanito en la cañada es el nombre Laguna, casi no es nada. Corazones de trapo sueñan la cola. Palomita torcaza su cara sola, si Juanito Laguna sube y se queda es, tal vez, porque puede, puede que pueda. ¡Ay! Juanito Laguna Volará el barrilete con tu fortuna. Con el viento la caña silba una huella y la huella se pierde, Juanito en ella. Si Juanito Laguna le presta un sueño es el canto que sube hasta su dueño. Es un ojo en el aire, es carta y sobre: Barrilete Laguna, Juanito Pobre. Si Juanito Laguna sueña conmigo volveré en barrilete para mi amigo. Hasta luego con otras canciones un beso vuestra amiga Viviana Pozzo ;)
 
 
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Anonimo il 04/04/07 alle 21:06 via WEB
1.Juanito Laguna remonta un barrilete (Hamlet Lima Quintana - René Cosentino) 2.El canelazo (Popular ecuatoriana) 3.Vasija de barro (Gonzalo Benítez - Luis Alberto Valencia) 4.Sikuriadas (Popular boliviana) 5.Zamba de los humildes o [La de los humildes] (Armando Tejada Gómez - Óscar Matus) 6.1.Lárgueme la manga (Efraín Navarro) 6.2.El músico errante (Popular chilena) 7.Fiesta de San Benito (Popular boliviana) 8.Simón Bolívar (Rubén Lena - Anónimo) 9.Jenecheru (Popular boliviana) 10.La naranja (Popular ecuatoriana) 11.Inti-Illimani (Horacio Salinas) 12.Carta al Che (Carlos Puebla) 13.La lágrima (Popular boliviana)
 
   
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Anonimo il 04/04/07 alle 21:09 via WEB
Lamento del Indio (o Los arados) (Marco Vinicio Bedoya) [Cancionero de Inti-Illimani] Los arados, los sembríos las cosechas y su amor, dan al indio en este mundo alegría en su dolor. Por donde quiera que vaya toca triste el rondador porque en su alma hay sólo pena, sufrimiento y gran dolor.
 
 
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Anonimo il 04/04/07 alle 21:23 via WEB
El Arado Inti Illimani Aprieto firme mi mano y hundo el arado en la tierra hace años que llevo en ella ¿cómo no estar agotado? Aprieto firme mi mano y hundo el arado en la tierra hace años que llevo en ella ¿cómo no estar agotado? Vuelan mariposas, cantan grillos, la piel se me pone negra y el sol brilla, brilla, brilla. El sudor me hace surcos, yo hago surcos a la tierra sin parar. Vuelan mariposas, cantan grillos, la piel se me pone negra y el sol brilla, brilla, brilla. El sudor me hace surcos, yo hago surcos a la tierra sin parar. Afirmo bien la esperanza cuando pienso en la otra estrella; nunca es tarde me dice ella la paloma volará. Afirmo bien la esperanza cuando pienso en la otra estrella; nunca es tarde me dice ella la paloma volará. Vuelan mariposas, cantan grillos, la piel se me pone negra y el sol brilla, brilla, brilla. El sudor me hace surcos, yo hago surcos a la tierra sin parar. Vuelan mariposas, cantan grillos, la piel se me pone negra y el sol brilla, brilla y brilla. y en las tardes cuando vuelvo en el cielo apareciendo una estrella. Nunca es tarde, me dice ella, la paloma volará, volará y volará, como el yugo de apretado tengo el puño esperanzado porque todo cambiará. Bacio By Viviana Pozzo =)
 
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Anonimo il 04/04/07 alle 21:31 via WEB
LASCIATE UN COMMENTO! lascia una tua impronta! lascia un commento al messaggio che più ti interessa, è facile, veloce e divertente.. e in più, i tuoi commenti verranno visualizzati su tutti i portali web e i vari motori di ricerca, anche i più famosi! potrai iniziare una conversazione, un motivo in più per scrivere! questo punto di incontro è anche un gruppo dove iniziare discussioni di ogni tema, che aspetti? scrivi un commento o inizia una discussione o molto di più! SUL NUOVO BLOG NON COMMERCIALE, LIBERO ED INDIPENDENTE è davvero bello! Ah, dimenticavo, Buona Pasqua a tutti!!!!
 
 
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Anonimo il 04/04/07 alle 21:34 via WEB
Buona Pasqua anche a te. baci8!
 
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Anonimo il 04/04/07 alle 22:04 via WEB
meditazione ed spiritualità. pace a tutti :)
 
 
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Anonimo il 11/04/07 alle 12:17 via WEB
Il bicchiere mezzo vuoto (o mezzo pieno?) dal punto di vista buddista Gli psicologi hanno fatto un gran rumore sul celeberrimo test del bicchiere, ma la loro interpretazione considera (aristotelicamente) solo due opzioni; un bicchiere mezzo pieno oppure mezzo vuoto. Tertium non datur. Noi buddisti, tuttavia, diciamo che ogni momento contiene un potenziale illimitato con possibilità illimitate di ciò che può accadere, perciò siamo inclini a vedere il bicchiere anche da altri punti di vista: * Il bicchiere è pieno: contiene sia il liquido che lo spazio. * Non c'è alcun bicchiere: è composto di elementi di non-bicchiere. * Il bicchiere è una manifestazione dell'intero universo; non è separato né unico, perciò non è mezzo qualcosa. Anche dopo l'aggiunta di questi punti di vista supplementari, non abbiamo ancora tutta la verità. Tutta la verità non si trova negli estremi, ma "fra" gli estremi. Ovvero nel mezzo. Un punto di vista non è altro che un solo, limitato punto vista estrapolato da un numero di punti di vista potenzialmente illimitato. Una caratteristica del genio, dicono, è che quando si imbatte in un problema si chiede: "In quanti modi differenti si può vederlo?"; "In che modo posso ripensare il modo in cui lo vedo?" e "Quanti modi differenti ci sono per risolverlo?". Nel caso del nostro bicchiere, tutti i modi di vederlo e non vederlo sono giusti. La vera risposta al bicchiere sta nel suo potenziale e nelle sue illimitate possibilità. __._,_.___ Viviana Pozzo
 
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Anonimo il 04/04/07 alle 22:13 via WEB
tutto ciò che volete sapere sulla meditazione ma non solo... infatti questo non è solo un semplice blog ma UN BLOG NON COMMERCIALE, LIBERO ED INDIPENDENTE ED UN PUNTO DI INCONTRO, UN GRUPPO DI DISCUSSIONE su vari argomenti, meditazione, attualità notizie e novità ecc. ecc. Lascia anche un tuo commento sul blog! :-D :-D :-D :-D \\\\\\\\\\\\\\\\ ... Yoga - Serata di meditazione con il Gong al Centro Informagiovani "Assarotti" vi invito ad una serata di meditazione con il gong, un'esperienza per imparare ad ascoltare i messaggi del corpo e per migliorare il proprio benessere. La serata sara' tenuta dal Sig. Sahib Singh e seguira' il seguente programma: -Il concetto di meditazione -Il Gong e le Campane Tibetane -Il Mantra: pratica e recitazione -Esercizi specifici per far circolare l'energia -Suono del Gong -Rilassamento finale Durata dell'incontro: circa 90 minuti. I posti sono limitati, l’incontro gratuito. Chi fosse interessato e' pregato di contattare il Cig Assarotti e prenotarsi per tempo.
 
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Anonimo il 05/04/07 alle 08:58 via WEB
hatha yoga Asas Pranayama La pratica delle asanas deve essere accompagnata da un particolare ritmo di respirazione che ha il nome di Pranayama. Non possiamo dire di praticare l'Hatha Yoga se non adottiamo questa tecnica di respirazione. Dal sanscrito 'prana' significa respiro, vita, vento, energia o forza; è il principio di energia manifesto in tutte le forme viventi e giunge a noi veicolato dall'aria, dal cibo, dall'acqua e dalla luce del Sole. 'Ayama' significa lunghezza, espansione, controllo e da qui il significato di pranayama: 'lungo respiro, lunga vita'. Il pranayama è strutturato in 4 fasi di eguale durata: inspirazione, trattenimento a pieno, espirazione, trattenimento a vuoto. Nella ritenzione si ha il possesso del respiro. Come una brocca che prima si riempie d'acqua e poi svuotandosi si colma d'aria, così l'involucro umano, nel trattenere il respiro, prima incamera prana, poi sta in riposo svuotato da impurità nocive. Infatti é la parte bassa dei polmoni che si gonfia spingendo in avanti anche l'addome(respirazione addominale), producendo in più un benefico massaggio a tutti gli organi intemi. Gli effetti del pranayarna sull'asanas sono molteplici; infatti il corpo viene maggiormente ossigenato procurando una superiore elasticità che permette di eseguire al meglio la postura. La maggiore ossigenazione apporta anche una superiore nutrizione al sistema nervoso ed alle cellule cerebrali. Si verifica anche un massaggio muscolare intemo del diaframma, che stimola organi come l'intestino e lo stomaco favorendo le funzioni di assimilazione. Inoltre abbiamo una stimolazione delle ghiandole endocrine ed una eliminazione delle scorie metaboliche. Quindi possiamo definire il pranayama come la scienza del respiro. La respirazione è alla base del nostro vivere, addirittura si dice che si vive in base al numero dei respiri, come se ad ognuno gli fossero concessi in numero stabilito. Quindi più lenta e profonda sarà la respirazione, più a lungo e più in salute vivremo. Infatti allungando il respiro rafforziamo tutto l'apparato respiratorio, aumentando la capacità polmonare e liberando bronchi e alveoli da tossine accumulate con smog ed inquinamento atmosferico. In più il respiro è strettamente collegato all'attività mentale, possiamo dire che è il termometro del nostro stato di coscienza: più siamo agitati e più il respiro è affannato, più siamo calmi e più il respiro é lento, più siamo concentrati e più il respiro è profondo. Quindi attraverso il controllo del respiro possiamo risalire al controllo della mente, eliminando troppi pensieri, passioni e bramosie. Col pranayama tentiamo di armonizzare il respiro individuale col respiro cosmico, in modo da purificare il nostro corpo, ma soprattutto la nostra vista dal mondo delle illusioni. Se avremo il controllo sui pensieri e sulle passioni, la mente sarà libera di evolversi.
 
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Anonimo il 05/04/07 alle 09:06 via WEB
Estratto del libro "Il Dhamma vivo", su gentile concessione dell'Editore Ubaldini. Disponiti ad ascoltare il Dhamma con rispetto. Ascoltami con attenzione, come se di fronte a te ci fosse il Buddha in persona. Chiudi gli occhi, mettiti a tuo agio, raccogli la mente e concentrala. Con umiltà, fai spazio nel tuo cuore alla Triplice Gemma della saggezza, della verità e della purezza, per esprimere la tua devozione all'Illuminato. Non ti ho portato alcun dono materiale; solo il Dhamma, l'insegnamento del Buddha. Rifletti: nemmeno il Buddha, che pure aveva tutte le virtù, poté sottrarsi alla morta fisica. Invecchiò e abbandonò il corpo, deponendo questo pesante fardello. Ora anche tu devi imparare a sentirti paga dei molti anni in cui hai potuto contare sul corpo. Ormai dovrebbero bastarti. Pensa alle stoviglie che hai usato per tanti anni, tazze, piattini, posate .... quando le hai comprate erano nuove fiammanti, ma ora mostrano i segni dell'uso. Alcune si sono rotte, altre sono sparite, quelle che restano sono consunte, nessuna ha l'aspetto di una volta, perché questa è la loro natura. Anche il tuo corpo è così. Dal giorno della tua nascita ha subito continui cambiamenti, passando dall'infanzia all'adolescenza e infine alla vecchiaia. Accettalo. Il Buddha ha detto che nessuna delle condizioni, mentali, fisiche o esterne, rappresentano il sé: la loro natura è il cambiamento. Contempla questa verità con chiarezza. Questa massa di carne che giace qui consumandosi è la realtà, è il saccadhamma. La vicenda del corpo è la realtà, è l'eterno insegnamento del Buddha. Il Buddha ci ha insegnato a contemplarla, ad accettarne la natura. Dobbiamo imparare a fare pace con il corpo, in qualunque condizione si trovi. Il Buddha ci ha insegnato a far sì che solo il corpo resti rinchiuso, e a non lasciare che la mente resti imprigionata con lui. Ora che il tuo corpo comincia a cedere agli assalti del tempo, non opporre resistenza; ma non lasciare che la tua mente si deteriori insieme a lui. Mantienila separata. Nutrila con l'esperienza diretta della verità, delle cose così come sono. Il Buddha ha insegnato che la natura del corpo è questa e non può essere altrimenti. Essendo nato, invecchia e si ammala e infine muore. È una grande verità quella che ti si sta rivelando. Osserva il corpo con saggezza e prendine coscienza. Se la tua casa crolla o prende fuoco, di qualunque calamità si tratti, riguarda solo la casa. Se è travolta da un'inondazione, non lasciare travolgere la mente. Se scoppia un incendio, fa che il fuoco non ti bruci il cuore. È solo la casa che brucia, che si allaga, e la casa è fuori di te. Lascia che la mente abbandoni suoi attaccamenti. È il momento giusto. Hai vissuto a lungo. I tuoi occhi hanno visto una quantità di forme e di colori, le tue orecchie hanno udito suoni a profusione, hai fatto tante esperienze. Esperienze, appunto, nient'altro. Hai mangiato cibi deliziosi, e tutti quei buoni sapori erano appunto buoni sapori, tutto qui. Quando l'occhio vede una bella forma, di questo si tratta... di una bella forma. Una brutta forma è soltanto una brutta forma. L'orecchio percepisce un suono carezzevole, melodioso, e non è nulla di più che questo. Un suono sgradevole, dissonante, è semplicemente un suono sgradevole. Il Buddha insegna che nessun essere a questo mondo, ricco o povero, giovane o vecchio, umano o animale, può conservare a lungo il proprio stato. Cambiamento e perdita sono esperienza universali. È una realtà della vita rispetto alla quale non possiamo nulla. Ciò che invece possiamo fare, secondo il Buddha, è contemplare il corpo e la mente per coglierne la natura impersonale, vedere che nessuno dei due è 'me' o 'mio' ma che la loro è una realtà relativa. Pensa a questa casa: è tua solo sulla carta. Non puoi portartela appresso. Stesso discorso per le ricchezze, i beni e la famiglia: sono tuoi soltanto in teoria. In realtà non appartengono a te, ma alla natura. Non pensare che questa verità riguardi solo te: siamo tutti nella stessa barca, compresi il Buddha e i suoi discepoli illuminati. L'unica differenza rispetto a noi è che loro accettano le cose per quelle che sono. Sanno che non potrebbero essere altrimenti. Sicché il Buddha ci ha insegnato a perlustrare attentamente il corpo, dalla piante dei piedi alla cima della testa, e poi a ritroso dalla testa ai piedi. Osserva il corpo. Che cosa vedi? C'è qualcosa che sia intrinsecamente puro? Riesci a scorgere una qualche sostanza permanente? Tutto il corpo è in uno stato di costante degenerazione. Il Buddha ci ha esortato a vedere che non ci appartiene. È normale che il corpo si così, perché tutti i fenomeni condizionati sono soggetti al mutamento. E come potrebbe essere altrimenti? In realtà non c'è nulla di sbagliato nel corpo. La sofferenza non deriva dal corpo, ma da un modo di pensare sbagliato. Quando si vedono le cose in maniera distorta, la confusione è inevitabile. Pensa a un fiume. L'acqua per sua natura scorre verso il basso, mai al contrario. È la sua natura. Se uno andasse a mettersi sulla riva di un fiume con la pretesa di veder scorrere l'acqua verso l'alto, sarebbe uno sciocco. E questo suo sciocco atteggiamento gli impedirebbe di trovare la sua pace, lì come altrove. La sua opinione infondata, quel suo pensare alla rovescia, lo farebbe soffrire. Se avesse una visione retta, capirebbe che l'acqua scorre inevitabilmente verso il basso e che senza comprendere e accettare questo fatto non può aspettarsi che confusione e frustrazione. Il fiume che asseconda la pendenza è come il tuo corpo. È stato giovane, è invecchiato, e ora scorre incontro alla morte. Non desiderare che sia diverso, non c'è nulla che tu possa fare. Il Buddha ci esorta a vedere la natura delle cose e quindi a lasciar andare il nostro attaccamento a esse. Prendi rifugio nel lasciar andare. Medita incessantemente, anche se ti senti stanca e senza forze. Lascia che la tua mente si accompagni al respiro. Fai qualche respiro profondo e poi àncora l'attenzione al respiro, aiutandoti con il mantra "Buddho". Rendi la pratica continua. Più ti senti debole, più la concentrazione dovrebbe essere sottile e accurata, per poter fronteggiare le sensazioni dolorose che emergono. Quando cominci a sentirti stanca, sospendi tutti i pensieri, lascia che la mente si raccolga e poi rivolgiti alla consapevolezza del respiro. Continua a recitare mentalmente "Buddho, Buddho". Dimentica le apparenze. Non afferrarti ai pensieri circa i tuoi figli o i parenti, non afferrarti assolutamente a nulla. Lascia andare. Fai che la mente converga su un solo punto e poi lasciala riposare tranquilla nel respiro. Lascia che il respiro diventi il suo unico oggetto. Concentrati fino al punto in cui la mente diventa sempre più sottile, le sensazioni diventano irrilevanti e senti nascere in te uno stato di grande chiarezza e vigilanza. Allora, a poco a poco, qualunque sensazione dolorosa cesserà spontaneamente. Alla fine, tratterai il respiro come se fosse un parente che è venuto a trovarti. Quando un ospite se ne va, lo accompagniamo sulla soglia per salutarlo. Lo seguiamo con lo sguardo finché imbocca il viale e scompare alla vista, poi rientriamo in casa. Con il respiro facciamo lo stesso. Se è pesante, sappiamo che è pesante; se è sottile, sappiamo che è sottile. A mano a mano che diventa sempre più leggero continuiamo a seguirlo, risvegliando nel contempo la mente. Alla fine il respiro scompare del tutto e non resta altro che una sensazione di vigilanza. È allora che 'incontriamo il Buddha'. Abbiamo quella consapevolezza limpida e sveglio che chiamiamo 'Buddho', il conoscitore, il risvegliato, il luminoso. Questo è incontrare il Buddha, dimorare col Buddha, con saggezza e chiarezza. Il Buddha che è morto è solo quello storico. Il vero Buddha, quel Buddha che è chiara e splendente conoscenza, lo si può vedere e raggiungere ancora oggi. E quando lo raggiungiamo, il cuore è unificato. Quindi molla la presa, lascia andare tutto, tutto tranne il conoscere. Non farti ingannare dalle immagini e dai suoni che possono emergere in meditazione. Lasciali cadere. Non trattenere assolutamente nulla, resta semplicemente con questa consapevolezza unificata. Non pensare al passato o al futuro, resta dove sei, e raggiungerai quel luogo dove non si avanza, non si torna indietro e non ci si ferma, dove non c'è nulla da afferrare o a cui aggrapparsi. E perché? Perché non c'è l'io, nessun 'me' e nessun 'mio'. Non c'è più nulla. Il Buddha ci ha insegnato a svuotarci così, a non portare nulla con noi... a conoscere, conoscere e lasciare andare. Realizzare il Dhamma, la via della libertà dal ciclo di nascita e morte, è un'impresa che ognuno deve portare a termini da solo. Quindi persevera nello sforzo di lasciar andare e di comprendere gli insegnamenti. Metti energia nella tua contemplazione. Non preoccuparti dei tuoi cari. In questo momento sono così come sono, in futuro saranno come te. Nessuno può sfuggire a questo destino. Il Buddha ha insegnato a lasciar cadere tutto ciò che è privo di realtà intrinseca. Se lasci cadere tutto vedrai la verità, diversamente non la vedrai. È così che funziona. Ed è lo stesso per tutti. Quindi non aggrapparti a nulla. Anche se ti scopri a pensare, va bene lo stesso, basta che sia un pensare saggio, e non insensato. Se pensi ai tuoi figli, pensaci con saggezza, non da ignorante. Considera con saggezza qualunque cosa diventi oggetto di attenzione, sii consapevole della sua natura. Conoscere con saggezza significa lasciar andare e non alimentare la sofferenza. La mente è radiosa, gioiosa e serena. Una volta abbandonate le distrazioni, non è più frammentata. In questo momento l'aiuto e il sostegno che ti occorrono puoi averli dal tuo respiro. È un lavoro che spetta a te e a nessun altro. Lascia che gli altri facciano il loro. Hai il tuo compito, il tuo dovere da compiere, non accollarti quelli che spettano alla tua famiglia. Non farti carico di nient'altro, lascia andare tutto. Lasciar andare calmerà la mente. Adesso la tua unica responsabilità è concentrare la mente e renderla tranquilla. Tutto il resto lascia agli altri. Forme, suoni, odori, sapori... che ne se occupino gli altri. Lasciati tutto alle spalle e fai il tuo lavoro, adempi al tuo dovere. Qualunque cosa emerga nella mente, paura del dolore, paura della morte, preoccupazione per altre persone, sia quel che sia, dille: "Non disturbarmi. Ora non mi interessi più". Quando vedi emergere quei dhamma, continua semplicemente a ripeterti questo. Cosa si intende per dhamma? Dhamma è tutto, non c'è nulla che non sia un dhamma. E il 'mondo' che cos'è? È esattamente lo stato mentale che ti assilla in questo momento. "Cosa faranno? Chi si prenderà cura di loro quando non ci sarò più? Riusciranno a cavarsela?" Tutto questo non è altro che il mondo. Anche il semplice emergere di un moto di paura rispetto al dolore o alla morte, è mondo. Sbarazzatene! Il mondo è così com'è. Se gli permetti di dominare la tua mente la renderà offuscata e incapace di conoscersi. Quindi, qualunque cosa appaia nella mente, pensa soltanto "Non mi riguarda. È impermanente, insoddisfacente, impersonale": Se pensi che vorresti vivere ancora a lungo, soffrirai. Ma anche pensare che sarebbe meglio morire subito o il prima possibile non va bene. È sempre sofferenza, no? Le condizioni non ci appartengono, obbediscono alle leggi di natura. Non puoi fare nulla per cambiare il corpo. Puoi abbellirlo un pochino, renderlo momentaneamente attraente e pulito, come le ragazze che tingono le labbra, e si lasciano crescere le unghie; ma quando arriva la vecchiaia, ci ritroviamo tutti nella stessa barca. Il corpo è così, non è possibile cambiarlo. La mente, invece, possiamo renderla migliore e più bella. Una casa di legno e mattoni può costruirla chiunque, ma il Buddha ha detto che quella non è la nostra vera casa, è nostra per modo di dire. È casa nostra nel mondo, e obbedisce alle leggi del mondo. La nostra vera casa è la pace interiore. Una casa esterna, materiale, può essere bella, ma non è un vero luogo di pace. C'è sempre qualche preoccupazione, qualche ansia. Perciò quella non è la nostra versa casa, è qualcosa di esterno. Presto o tardi ci toccherà abbandonarla. Non possiamo viverci in eterno perché in realtà non appartiene a noi, appartiene al mondo. Stesso discorso per il corpo. Immaginiamo che sia il nostro 'io', che sia me o mio, ma in realtà non è affatto così, è un'altra casa del mondo. Fin dalla nascita il tuo corpo ha fatto il corso naturale; ora è vecchio e malato e non puoi fare nulla per impedirglielo. È così che vanno le cose. Volerle diverse sarebbe sciocco, come pretendere che un'anatra assomigli a un pollo. Prendere atto che è impossibile, che un'anatra è un'anatra e un pollo è un pollo, che un corpo necessariamente invecchia e muore, dona coraggio e forza. Per quanto desideri che il corpo continui a durare, non lo farà. Il Buddha ha detto: "Anicc&#257; vata sankh&#257;r&#257;/ upp&#257;da vaya dhammino/ uppajjitv&#257; nirujjhan'ti/ tesam v&#363;pasamo sukho". [Formula tradizionale che si recita in occasione delle cerimonie funebri: "Tutte le condizioni, ahimè, sono impermanenti/ sorgono e passano/ essendo nate dovranno morire/ la cessazione delle condizioni porta la pace"] Il termine sankh&#257;r&#257; si riferisce al corpo e alla mente. I sankh&#257;r&#257; sono impermanenti e instabili. Appaiono e scompaiono, sorgono e passano, eppure tutti vorrebbero che fossero permanenti. È pura follia. Guarda il respiro. Dopo essere entrato, esce, è la sua natura, è così che dev'essere. L'inspirazione e l'espirazione devono alternarsi, il cambiamento è necessario. L'esistenza delle condizioni si deve al cambiamento, non puoi impedirlo. Rifletti: potresti espirare senza inspirare? Sarebbe piacevole? Potresti fermarti all'inspirazione? Vogliamo che le cose siano permanenti, ma è impossibile. Una volta entrato, il respiro deve uscire. E una volta uscito entra di nuovo; è naturale, no? Essendo nati invecchiamo e moriamo, ed è assolutamente naturale e normale. Il genere umano è sopravvissuto fino a oggi perché le condizioni hanno fatto il loro mestiere, perché inspirazione ed espirazione hanno continuato a darsi il cambio. Non appena nasciamo moriamo. Nascita e morte sono indissolubili. Pensa a un albero: dove ci sono radici ci sono rami, dove ci sono rami ci sono radici. Sono inseparabili. È curioso vedere quanto cordoglio e angoscia susciti la morte e quanta allegria e contentezza susciti invece la nascita. È pura illusione, nessuno considera i fatti lucidamente. Secondo me, l'occasione più adatta per piangere è quando nasce un bambino. La nascita è morte, la morte è nascita; il tronco è la radice, la radice è il tronco. Se proprio vuoi piangere, piangere per la radice, per la nascita. Rifletti: se non ci fosse nascita non ci sarebbe morte. Capisci? Non preoccuparti troppo delle circostanze, pensa semplicemente: "Le cose stanno così". È il tuo unico compito. In questo momento nessuno può aiutarti, famiglia e beni non possono far nulla per te. Adesso solo la pura consapevolezza può esserti di aiuto. Perciò, non esitare. Lascia andare. Liberarti di tutto. Tanto, se anche non lo fai tu, le cose ti stanno lasciando comunque. Te ne accorgi di come le varie parti del tuo corpo, zitte zitte, se la stanno svignando? I capelli, ad esempio. Da giovane li avevi neri e folti. Ora iniziano a diradarsi. Ti lasciano. I tuoi occhi erano sani e forti ma ora sono deboli e non vedono più tanto bene. Quando ne hanno abbastanza, i vari organi ti salutano e se ne vanno, non abitano qui in pianta stabile. Da bambina avevi i denti sani e robusti, ora tentennano o forse hai la dentiera. Gli occhi, le orecchie, il naso, la lingua, tutto vuole andarsene, perché non è casa sua. È impossibile abitare in pianta stabile nelle condizioni, ci si può solo fermare un poco prima di ripartire. Come un inquilino miope che fa la guardia alla sua casupoletta. Ha i denti malandati, la vista difettosa, acciacchi dappertutto, niente che voglia restare al posto suo. Perciò, non devi preoccuparti di nulla, perché questa non è la tua vera casa, è solo un riparo provvisorio. Dal momento che sei venuta in questo mondo, rifletti sulla sua natura. Tutto quanto si prepara ad andarsene. Guarda il tuo corpo. Vedi qualcosa che sia ancora com'era prima? La tua pelle è la stessa di un tempo? E i tuoi capelli? Non sono più gli stessi, vero? Dove sono finiti? È la natura, la realtà delle cose. Quando arriva il momento, le condizioni se ne vanno per i fatti loro. A questo mondo non si può fare affidamento su nulla, è un circolo interminabile di agitazione e ansia, di piacere e dolore. Non c'è' pace. Quando ci manca una vera casa siamo come viandanti senza meta che vagabondano di luogo in luogo, fra una breve sosta e una nuova partenza. E finché non ritorneremo a casa, quella vera, ci sentiremo smarriti, come chi lascia il paesello natio sapendo che solo al suo ritorno potrà trovare agio e sicurezza. È impossibile trovare la pace autentica in questo mondo. Non ce l'ha il povero e non ce l'ha il ricco; non ce l'ha adulto e non ce l'ha il bambino; non ce l'ha ignorante e non ce l'ha il professore. Da nessuna parte c'è pace, la natura del mondo è questa. Chi ha poco soffre, chi ha molto soffre lo stesso. Bambini, adulti, vecchi e giovani... soffrono tutti. La sofferenza della vecchiaia, la sofferenza della gioventù, la sofferenza della ricchezza, la sofferenza della povertà... sempre e soltanto sofferenza. Se osservi la realtà in questa luce vedrai anicca, l'impermanenza, e dukkha, l'insoddisfazione. Perché le cose sono impermanenti e insoddisfacenti? Perché sono anatta, non-io. Tanto il tuo corpo malato e dolorante quanto la mente che è consapevole della malattia e del dolore si definiscono dhamma. Ciò che è senza forma, come pensieri, sentimenti e percezioni, si definiscono n&#257;madhamma. Quello che è vittima di acciacchi e dolori si definisce invece r&#363;padhamma. Materia e non materia sono entrambi dhamma. Sicché viviamo con i dhamma, nei dhamma, e siamo dhamma. Fondamentalmente non esiste alcun 'io', ci sono solo dhamma che sorgono e passano continuamente com'è nella loro natura. A ogni istante subiamo nascita e morte. È questa la realtà delle cose. Quando pensiamo al Buddha, alla verità delle sue parole, sentiamo che è veramente degno di devozione e di rispetto. Ogniqualvolta vediamo la verità, siamo di fronte al suo insegnamento, anche se non abbiamo mai praticato il Dhamma. Però, se ancora non abbiamo visto la verità, quand'anche conoscessimo la dottrina e l'avessimo studiata e praticata, saremmo ancora dei senzatetto. Cerca di afferrare questo punto. Tutte le persone, tutte le creature viventi, sono sul piede di partenza. Dopo aver vissuto un appropriato periodo di tempo, devono fare il loro corso. Tutti, ricchi, poveri, giovani e vecchi, dovranno affrontare questo cambiamento. Quando ti rendi conto che la sua natura è questa, il mondo comincia a sembrare privo di attrattiva. Quando ti accorgi che non c'è nulla di intrinsecamente reale su cui fare affidamento, provi un senso di sazietà e di disincanto. Disincanto non significa provare avversione; la mente è limpida e vede che non c'è nulla da fare per rimediare a questo stato di cose, che è semplicemente la natura del mondo. Prenderne coscienza ti permette di lasciar andare l'attaccamento, lasciar andare con una mente che non è né felice né triste ma accetta serenamente le condizioni poiché ne vede saggiamente la natura mutevole. "Anicca vata sankh&#257;r&#257;": tutte le condizioni sono impermanenti. Per dirla in breve, l'impermanenza è il Buddha. Se vediamo una condizione impermanente per quello che è, scopriamo che è permanente. È permanente nel senso che è soggetto invariabilmente al mutamento. Questa è la permanenza che possiedono gli esseri viventi. C'è una trasformazione continua, dall'infanzia alla vecchiaia, e proprio quella impermanenza, quella tendenza al mutamento, è permanente e invariabile. Se ti metti in questa prospettiva, conoscerai la pace del cuore. È un destino comune a tutti, non riguarda solo te. Viste in questa luce, le cose perderanno la loro attrattiva e nascerà il disincanto. Il compiacimento per la dimensione sensoriale svanirà. Capirai che possedere molto significa avere molto da lasciarsi alle spalle. Chi ha poco, ha poco da abbandonare. La ricchezza è solo ricchezza, una vita lunga è solo una vita lunga... niente di speciale. Quello che conta è costruirci una casa come ci ha insegnato il Buddha, costruircela con il metodo che ti ho spiegato. Edifica la tua casa. Lascia andare. Lascia andare finché la mente raggiungerà quella pace che è libera dall'avanzare, dal tornare indietro e dal restare fermi. Il piacere non è la tua casa, il dolore non è la tua casa. Piacere e dolore si consumano e svaniscono. Il grande Maestro vide che tutte le condizioni sono impermanenti e quindi ci esortò a liberarci dai nostri attaccamenti. Quando arriviamo al termine della nostra vita non abbiamo scelta comunque, non possiamo portare nulla con noi. Perciò, non è meglio mollare tutto prima? È un carico pesante da trasportare, perché non sbarazzarcene subito? A che scopo trascinarcelo appresso? Lascia andare, rilassati, e lasciati accudire dai tuoi familiari. Chi accudisce gli infermi cresce in bontà e in virtù. Il malato che offre agli altri questa opportunità dovrebbe sforzarsi di non creare complicazioni. Se soffre, se è in difficoltà, lo comunichi apertamente e conservi uno stato mentale positivo. Chi si prende cura dei genitori malati farebbe bene a coltivare premura e gentilezza badando di non cadere nell'avversione. È una buona occasione per ripagare il debito nei loro confronti. Dal giorno della nascita e per tutta l'infanzia fino all'età adulta siete dipesi dai vostri genitori. Il fatto che oggi siate qui si deve alle mille forme di sostegno che vostro padre e vostra madre vi hanno dato. Dovete a entrambi una sconfinata gratitudine. Dunque mi rivolgo a voi, figli e familiari, che vi trovate riuniti qui quest'oggi: pensate che vostra madre adesso è vostra figlia. Prima eravate figli suoi, ora le fate da madre. Invecchiando, giorno dopo giorno è tornata bambina. La memoria vacilla, la vista è debole, l'udito non proprio perfetto. A volte farfuglia parole incomprensibili. Non prendetela a male. Anche voi che accudite la malata dovete imparare a lasciar andare. Non siate rigidi, lasciatela fare a modo suo. A volte, quando un bambino fa i capricci, i genitori gliela danno vinta per amore del quieto vivere, per farlo contento. Ora vostra madre è come una bambina. Ricordi e percezioni le si accavallano nella testa. A volte confonde i nomi, o vi chiede di portarle una tazza quando magari le serve un piatto. Succede, non prendetela a male. Dal canto tuo, tieni presente la gentilezza di chi ti accudisce, e sopporta il dolore con pazienza. Allena la mente, non lasciarla dispersa e confusa, e non creare complicazioni a che si prende cura di te. Voi che la accudite, coltivate la virtù e la gentilezza. Non provate ripugnanza per i compiti più ingrati, come ripulirla da muco, catarro, urina e feci. Fate del vostro meglio. Datevi una mano fra voi. È l'unica madre che avete. Vi ha dato la vita, vi ha fatto da maestra, da medico e da infermiera; è stata tutta per voi. Crescere i figli e assicurare loro un avvenire è il grande merito dei genitori. Ecco perché il Buddha insegnò le virtù di kataññ&#363; e kataved&#299;, la capacità di riconoscere il proprio debito di gratitudine e la volontà di ripagarlo. Sono due dhamma complementari. Se i nostri genitori sono indigenti, malati o in difficoltà, faremo del nostro meglio per aiutarli. Questa è kataññ&#363;-kataved&#299;, la virtù che fa girare il mondo, che preserva l'unità della famiglia donandole stabilità e armonia. Oggi, in occasione della tua malattia, ti ho portato il dono del Dhamma. Non ho oggetti materiali da offrirti, quelli che vedo in questa casa sembrano più che sufficienti. Quindi ti offro il Dhamma, un bene il cui valore dura nel tempo, un bene inesauribile. Dopo averlo ricevuto lo puoi spartire con chi vuoi, non si resta mai senza. È la natura della Verità. Sono felici di avere avuto la possibilità di offrirti il dono del Dhamma e spero che ti dia la forza per affrontare il dolore.
 
 
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Anonimo il 05/04/07 alle 09:10 via WEB
° ° ° ° ° ° AJAHN CHAH nasce il 17 giugno 1918 da una famiglia agiata e numerosa in un villaggio rurale della Thailandia nordorientale, è deceduto dopo una lunga malatia il 16 gennaio 1992. E' stato uno dei massimi esponenti della tradizione buddhista theravada della foresta. Ha intrapreso gli studi religiosi giovanissimo, e a vent'anni ha preso gli ordini monastici iniziando la pratica della meditazione sotto la guida dei grandi maestri della foresta. Per molti anni ha vissuto come asceta, dormendo in foreste e caverne e nei luoghi di cremazione, e infine si è stabilito in un boschetto accanto al villaggio natale, raccogliendo presto intorno a sé numerosissimi discepoli. Grande maestro e meditante, fu l'ispiratore di un vitale comunità monastica che si è diffusa dalla Thailandia in Inghilterra, America, Australia, Nuova Zelanda, Svizzera e Italia.
 
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Anonimo il 05/04/07 alle 09:25 via WEB
&#913;&#960;&#972;&#966;&#945;&#963;&#953;&#962; Esiste, o monaci, un non nato, non evoluto, non fatto, non condizionato. Se non ci fosse questo non nato, non evoluto, non fatto, non condizionato, non si potrebbe scorgere via di scampo dal nato, evoluto, fatto, condizionato. Ma poiché, invece, c'è un non nato, non evoluto, non fatto, non condizionato, si scorge una via di scampo dal nato, diventato, fatto, condizionato
 
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Anonimo il 10/04/07 alle 16:08 via WEB
Qui puoi trovare l'appello da firmare e diffondere Difendiamo il Centro Burj Al Luq Luq di Gerusalemme (Articoli / Palestina Documenti e Schede) Data: Martedì, 10 Aprile 2007 - 09:09 URL: http://www.jalla03.org/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=182&newlang=ita Puoi leggere un'articolo interessante su JALLA http://www.jalla03.org/ a presto, Viviana
 
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Nel 2006 è stato davvero figo, lo ricordo ancora!
Inviato da: Rebuffa17
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Ma lo fanno ancora?
Inviato da: Rebuffa17
il 28/06/2012 alle 14:26
 
Bell'articolo!
Inviato da: Rebuffa17
il 28/06/2012 alle 14:23
 
Buon natale!
Inviato da: Rebuffa17
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Auguri di buon natale!
Inviato da: Rebuffa17
il 28/06/2012 alle 14:21
 
 
 

TI AMO

Farò della mia anima uno scrigno
per la tua anima,
del mio cuore una dimora
per la tua bellezza,
del mio petto un sepolcro
per le tue pene. 
Ti amerò come le praterie amano la primavera,
e vivrò in te la vita di un fiore
sotto i raggi del sole.
Canterò il tuo nome come la valle
canta l'eco delle campane;
ascolterò il linguaggio della tua anima
come la spiaggia ascolta
la storia delle onde.

~ Kahlil Gibran ~


Ho scelto te

Nel silenzio della notte, 
io ho scelto te.
Nello splendore del firmamento, 
io ho scelto te.
Nell'incanto dell'aurora,
io ho scelto te.
Nelle bufere più tormentose, 
io ho scelto te.
Nell'arsura più arida,
io ho scelto te.
Nella buona e nella cattiva sorte, 
io ho scelto te.
Nella gìoia e nel dolore, 
io ho scelto te.
Nel cuore del mio cuore, 
io ho scelto te.

~ S. Lawrence ~

Quando ti chiedi cos'è l'amore, 
immagina due mani ardenti 
che si incontrano, 
due sguardi perduti l'uno nell'altro, 
due cuori che tremano 
di fronte all'immensità di un sentimento, 
e poche parole 
per rendere eterno un istante.

~ Alan Douar ~
Amore

 

EAU DE TROLL

"NON C'È FUOCO" – DHAMMAPADA

Non c'è fuoco che bruci come la passione, non c'è possessione che sconvolga come la rabbia, non c'è rete che intrappoli come l'autoinganno, non c'è fiumana che travolga come la sete di sensazioni.
 
 

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