energia alternativa

Post N° 6


 La pesca a moscaIl mio amico Fabrizio mi ha insegnato una cosa meravigliosa, l'ha fatto con pazienza e passione, per cui anche se la pesca non mi piacesse sarebbe già stata una bella esperienza, ma a me piace, inoltre Fabrizio è un uomo calmo e simpatico e mi prende per il culo, ma lo fa con grazia, e a me piace.La domenica mattina e nelle pause pranzo dal lavoro in clinica, mi portava al laghetto artificiale, scaricavamo l'attrezzatura al bar, finalmente uno sport senza sbattimento, e cominciavamo a preparare la mosca. La mosca non è una Mosca, è un gingillo prezioso fatto di perline e piume, di varie dimensioni. Davanti al caffè lui mi spiegava come si prepara la mosca con l'aria di uno che ti dice una cosa importante, che ti svela un segreto, uno che va ascoltato bene, e io ascoltavo. Mi parlava di correnti, di temperatura e profondità dell'acqua, di stagioni, di tipi di pesce e di stadio di maturazione della mosca, è a seconda di tutte queste variabili, che scegli cosa fare, che scegli il colore del corpo della mosca, la dimensione degli occhi, la sua lucentezza. Anche se a disposizione avevamo solo un laghetto perdevamo un sacco di tempo a preparare mosche per i fiumi, e le più belle me le regalava per farmi degli orecchini. Io non li ho mai portati, ma li tengo con i gioielli, mica con la canna. Quelle più piccole e scure le mettevamo nella cassetta e scendevamo al lago, un lago torbido, pieno di trote da allevamento, con quel grigiore da pianura padana che poco ha di poetico, se non per Bevilacqua, ma poco importava, ci sarebbe stato un tempo per affondare gli stivali nel fiume e sentire le sue correnti, ci dicevamo. Preparata la canna, scelta la mosca, stabilito a che profondità tenerla e a che velocità muoverla eravamo pronti per il lancio, per quel movimento ampio e preciso del braccio e della spalla, per il controllo del polso che mi ha insegnato con costanza accompagnando numerose volte la mia mano con la sua. Ai miei primi lanci lasciava trasparire un po' di tensione e avevo la sensazione che il suo respiro si fermasse per un attimo e forse anche che sollevasse un po' un piede, ma non ci potrei giurare, poi quando ho imparato pescavamo insieme. Alla prima trota pescata io ho starnazzato con felicità e sorpresa e l'ho guardato orgogliosa e lui di me, con il sorriso ampio che parte dagli occhi, come quello di un papà, l'ha tolta dall'amo per me e l'ha ributtata in acqua, la mia trota. Quel giorno è stato bello, avrei potuto simulare con le mani dimensioni da squalo per descrivere il mio pesce, proprio come un vero pescatore, abbiamo riso e mangiato lì al rifugio e io mi alzavo per abbracciarlo e lui a dirmi piantala e io tornavo al mio posto. Adesso mi dice che è ora di andarci in Mongolia, andrò, è un viaggio lungo, quando avrò tempo andrò, per adesso viaggio di fantasia .