149. Simone, il Pietro, ha ritrovato il dio solingo:“Ora che tutti avresti in pugno te la squagli?”Risponde: “Appunto, è questa l’ora dei bagagli.Graziando i pochi che io posso, tutti spingo verso l’attesa del miracolo e restringoi loro margini d’azione”. “Beh, non sbagli.Se avendo un dio mi volgo a un ciuco, non attingoche le zampate e i ragli”.150. “Essere un uomo e concepir divine cose”,faceva un cristo sempre più pensoso e triste:“In questo sì che un bel miracolo consiste,che trovi in te la deità che i cieli pose.Sono le menti dell’avere sempre ansiosea farsi un dio sul quale appendere le liste dei desideri; avere, avere, l’overdose.E l’essere desiste”.151. Partiti appena in direzione d’una rocca,con lunghi gemiti un lebbroso li seguiva:“Cosa ti costa una risposta affermativa?”“Va be’, guarisci! Ma sparisci ed acqua in bocca!”Pietro gli fa: “Non ha lui pure in ogni noccaun dio nascosto? Perché dunque non l’attiva?Forse è il bisogno che nei poveri lo blocca...”“...Sì, tanti ne depriva”. Solo Giovanni lo fa conversare ad un pozzo con la Samaritana e solo Luca lo trova in una città detta Nain a risuscitare un orfano… Simone e i seguaci si misero sulle sue tracce. E trovatolo, gli dissero: “Tutti ti cercano”. Rispose loro: “Andiamo altrove, per i villaggi vicini, in modo che parli anche a loro. Sono venuto per questo”. E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando demoni (Marco 1, 36-39). Nella particolare sensibilità di Marco a nascondere il lato divino del suo Gesù, che sempre in lui, raramente in qualche rivisitazione di Luca, ammonisce a non rivelare il prodigio, gioca molto la dottrina dell’arcano, che caratterizzava tutti i Misteri, come meglio si vedrà; ma trapela anche una problematica più cocente: finché è il dio a fare il prodigio, che cosa cambia nell’uomo?
LA DOTTRINA DELL'ARCANO
149. Simone, il Pietro, ha ritrovato il dio solingo:“Ora che tutti avresti in pugno te la squagli?”Risponde: “Appunto, è questa l’ora dei bagagli.Graziando i pochi che io posso, tutti spingo verso l’attesa del miracolo e restringoi loro margini d’azione”. “Beh, non sbagli.Se avendo un dio mi volgo a un ciuco, non attingoche le zampate e i ragli”.150. “Essere un uomo e concepir divine cose”,faceva un cristo sempre più pensoso e triste:“In questo sì che un bel miracolo consiste,che trovi in te la deità che i cieli pose.Sono le menti dell’avere sempre ansiosea farsi un dio sul quale appendere le liste dei desideri; avere, avere, l’overdose.E l’essere desiste”.151. Partiti appena in direzione d’una rocca,con lunghi gemiti un lebbroso li seguiva:“Cosa ti costa una risposta affermativa?”“Va be’, guarisci! Ma sparisci ed acqua in bocca!”Pietro gli fa: “Non ha lui pure in ogni noccaun dio nascosto? Perché dunque non l’attiva?Forse è il bisogno che nei poveri lo blocca...”“...Sì, tanti ne depriva”. Solo Giovanni lo fa conversare ad un pozzo con la Samaritana e solo Luca lo trova in una città detta Nain a risuscitare un orfano… Simone e i seguaci si misero sulle sue tracce. E trovatolo, gli dissero: “Tutti ti cercano”. Rispose loro: “Andiamo altrove, per i villaggi vicini, in modo che parli anche a loro. Sono venuto per questo”. E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando demoni (Marco 1, 36-39). Nella particolare sensibilità di Marco a nascondere il lato divino del suo Gesù, che sempre in lui, raramente in qualche rivisitazione di Luca, ammonisce a non rivelare il prodigio, gioca molto la dottrina dell’arcano, che caratterizzava tutti i Misteri, come meglio si vedrà; ma trapela anche una problematica più cocente: finché è il dio a fare il prodigio, che cosa cambia nell’uomo?