L'altra campana

SHELA SETTIMANALE


LA RIEDUCAZIONE      In attesa che il polverone Renzi metta mano alla riforma della Giustizia e che la bacchettata europea per la condizione delle carceri italiane frutti qualche buon affare a qualcuno, vorrei ricordare a me stesso e a chi non se ne frega lo scopo fondamentale al quale deve ispirarsi l’applicazione e l’attuazione della pena detentiva, dal Beccaria in poi: la rieducazione del delinquente alla civile convivenza.     Non mi sembra che suggeriscano qualcosa al riguardo gli scioperi della fame con cui Pannella risolve le sue ricorrenti esigenze di dieta: dategli un’amnistia e lo farete contento. Né mi pare che se ne preoccupino i garantisti, che mirano soltanto ad arricchire le risorse a disposizione degli avvocati per bloccare i processi. Nè possono quindi preoccuparsene le nostalgie forcaiole.     Ad occuparsene dovrebbe essere quella Magistratura che è delegata a comminare e ad attuare la pena rieducativa. Ohime! Afflitta dal complesso di colpa di chi sa che le sue manate possono abbattersi soltanto sui poveri cristi e non sui delinquenti, la nostra Magistratura si è ormai qualificata per quella che è tanto incline a condannare i galantuomini quanto timorosa di attivare le pene conseguenti.     E’ così che si assiste alle farse tipo l’affidamento (per così dire) di un Berlusconi ai servizi sociali imponendogli una visita settimale a un centro anziani. Quando invece il quesito da porsi prima del come rieducare sarebbe: fino a che punto sono rieducabili certi elementi?