L'altra campana

L'ETICA DELLA RINUNCIA


24.     L’etica acconcia?Mancava proprio una celeste cinciaa predicare anch’essa la rinuncia.     E’ la parola greca che il sigillodell’alta scuola alla cultura imprime,benché le identiche parole squillorechi ogni cristo in più volgari rime;tutte in a: l’ataraxia,l’afasia… E’ l’a che nega:non turbarti, non esporti,non far torti, non ti frega.     Purificarsi è un altro verbo in vogain quest’aurata civiltà di fuga.Qua ricco sarà pure il proletario, soltanto che sopprima il desiderio.     Se all’essere rinunci ed all’avere, tu rendi inalterabile la quiete.Fatica è nei piaceri e nel dovere;il vizio e la virtù mettono sete.Gode più chi s’accontenta.Chi non senta il riso e il piantoscopre il solo paradiso...Di preciso, il camposanto. Apatia (insensibilità), afasia (incomunicabilità), ataraxia (indifferenza) sono in sintesi rinuncia, l’etica della filosofia del tempo, fino al completo distacco dalle brame corporali: purificazione per il neoplatonico ed il neopitagorico, come per il predicatore delle misteriosofie... La bruttezza dell’anima consiste nel non conservarsi pura e schietta... Come l’oro depurato dalle scorie, anche l’anima, sola e libera dalle brame corporali... deporrà ogni bruttezza, che le deriva dalla materia. Secondo l’antica sentenza, la temperanza, la fortezza, la saggezza stessa ed ogni virtù non sono che purificazione, come bene adombrano, velatamente, le iniziazioni misteriche (Plotino, Enneadi I,VI, 5-6).