L'altra campana

SHELA (pausa nel salmodiare)


LA DROGA DEI POVERI      Lo sapremo domenica notte se il campionato mondiale di calcio sarà andato alla Germania o all’Argentina, se l'arbitro inappellabile del cielo avrà esaudito le preghiere di papa Ratzinger o quelle di papa Bergoglio. E l’avremo presto dimenticato.      Quello che resterà nella nostra memoria sarà l’immagine degli sconfitti, i lacrimoni di donne e bambini in maglia glialla con la stampa del loro grande campione sul petto.     Ci avevano investito miliardi, per organizzare i giochi; li avrebbe portati a vincere la coppa il loro Neymar, il campione capace di dribblare, scattare e infilare il pallone in rete come nessun altro. Poi il giocattolo si è rotto; e il suo volto stampato sulle magliette è stato bagnato dalle lacrime di una umiliante sconfitta.     L’estraneo continuerà a conservare quelle lacrime, solo quelle, nella memoria di questa grande festa; e a chiedersi perché: che cosa hanno perduto?     Nulla, è la risposta più logica. Ma è il nulla di cui vivono, non solo in Brasile, milioni di persone.