L'altra campana

LA CONSOLAZIONE DELLA FILOSOFIA


27.     Nell’ora buiaconsolazione dài, filosofia,a chi non ha del vivere più gioia.     E per la Stoa è un volo nella nottela vita; pure l’anima si scioglie;successi e infamie, come soldi e botte,li semina il destino e li raccoglie.Sia le gioie che gli oltraggiabbia il saggio per trastullo.E’ bastare per te stessoil successo non fasullo.     Meglio credersi mite che sconfitto,meglio amico alla sorte che coatto;è la rinuncia il disperato appiglioe l’ultimo sussulto dell’orgoglio:     “Rinuncia alla ragione, ai suoi giudizi!E potrai creder quello che ti pare...Eviterai sconfitte e precipizi,solo che impari a disertar le gare...Ama pure il tuo nemico.E lo dico per te solo,che nel vortice del Fatosia librato in dolce volo”. Negli stoici in particolare l’invito all’umiltà e alla non competizione ha quasi un afflato religioso. I pensieri riportati tra virgolette sono tratti dai Ricordi di Marco Aurelio, il Vangelo dei pagani; tranne il tu puoi essere invitto solo che diserti le gare, dell’altro stoico Epitteto, il cui Manuale sarà adottato come regola da alcuni cenobi cristiani. E Seneca registra quella sorta di delirio collettivo che tranquillizzò l’uomo soffocando  il timore e lo arricchì reprimendo il desiderio…Abbandonarsi al destino: è bello farsi rapire dal vortice dell’universo (Seneca, Epistola 87, De Providentia 5,8).