L'altra campana

LA PROCESSIONE


45.     E’ primavera.L’esaltazione arriverà sicura,la tomba aprendo al sole per un’ora.     Campane sciolte suonano a distesa,tamburi, corni e cembali in concerto.Il simulacro parte dalla chiesa,di perle e di diademi ricoperto;con la Madre a benediredio Patire per trofeo;pioggia in petali e denarinon avari sul corteo.     L’uomo pelato il capo come il culo,la donna misteriosa nel suo velo,l’arcano del Mistero non si narra:respiralo volando sulla forra!     Poi domenica in albis, una festache al dio Patire ridestato arruolaneofiti spauriti in bianca vesta,spurgati ormai dall’anima alla gola.Con tre bagni fra gl’incensidei tuoi sensi resti privo;suoni e voci il cuore aspirae delira d’esser vivo. Adorna d’insigne diadema, la Madre, portata in processione, ispira un sacro timore... Assordanti tamburi battuti col palmo, minacciosi cembali concavi e terrificanti corni dalla voce roca...Mentre ella elargisce silenziosa nel tragitto ai mortali le sue invisibili grazie, i fedeli spargono per il percorso buone monete e fan cadere petali di rose... (Lucrezio, De Rerum Natura II, 608-628) Ecco arrivare la schiera degli iniziati ai misteri divini, uomini e donne di ogni condizione e d’ogni età, abbaglianti nel candore puro delle loro vesti di lino (donde la domenica in albis cristiana); le donne con capelli profumati avvolti da un velo sottile, gli uomini con la testa completamente rasa… (Apuleio, L’asino d’oro, XI,10)