L'altra campana

4° seguito APOCALISSE


9. Né la settima tromba è suonata, che la santa città del Signore(le sue case, la gente insensata)data è in pasto al pagano furore.Non il gruppo dei santi, ch’è uscitodavanti al buon Tito, per giungere al dìche, straniero alle umane tempeste,dall’aura celeste gli arrida il giurì.Mentre i due martiri della rivoltal’anima rendonolassù raccolta.10. “Fiato,fiato a quel settimo corno!”Ora il cielo fa coro col vento: “Ecco il Regno di Cristo! Ecco il giorno!”Ma Javè leva il braccio: “Un momento!Nessun santo può essere saziodel piccolo strazio che ha visto testé!Come me, la mia rabbia è infinita:patata bollita non è già purè...”E come il sadico la salma trincia,il trance orgiasticomio ricomincia... Mi fu data una canna...per misurare il santuario...dato in balia dei pagani... I due testimoni furono assaliti dalla bestia che sale dall’abisso, vinti e uccisi... ma un grido possente li chiamò in cielo... Poi il settimo angelo diede fiato alla tromba e al terzo “guai” echeggiarono voci potenti: “L’impero mondiale appartiene al Signore...” E i ventiquattro Vegliardi...: “Grazie, Signore Dio onnipotente... di avere instaurato il tuo regno... e di venire nell’ora dell’ira a giudicare i morti, per compensare i tuoi servi”... (Apocalisse 11. Tra due versioni della liturgia apocalittica è inserita, in chiave ermetica, la visione della distruzione di Gerusalemme)