L'altra campana

L'OMBRA LUCRETILE - 15


     Al Piano a luglio asini e muli caricati a traglie (grandi sacche di tela pendenti ai due fianchi) portavano i covoni di grano (manocchi) dalle manocchiare dei vari terreni, dove si erano ben essiccati. Al centro del Piano ogni famiglia allineava la sua catasta ai lati del punto dove era attesa la trebbia. E per noi bambini, compresi quelli che non avevano grano da trebbiare, era giunta la felice incombenza di vegliare, dormendo tra i covoni e più ancora giocando.     I giochi attorno ai manocchi duravano fino a quando, terminata la trebbiatura, si raccoglieva e ventolava la pula, tirandola in aria perché il ponentino la facesse ricadere a lato del grano, più pesante.      Quel grano era, con gli ulivi e il ganturco, la maggiore risorsa di un paese dove fame e pidocchi erano la comune eredità materiale.     Quanto alla eredità culturale, i Sabini, fortemente autocritici, pongono l’accento più sui loro lati negativi che su quelli positivi, attribuendo in particolare ai loro pagi come qualità caratteristiche ‘a ‘mmidia e ‘a massima. Invidiam et superbiam traduceva già un Anonimus Anglus dell’archivio di Salisano nel suo latino.     Cosa sia l’invidia tutti lo sanno, essendo di casa dovunque. La massima, invece, è una connotazione psicologica più complessa; e non è esattamente superbia. E’ l’obbligo, imposto dalla comunità ai singoli membri, di non crescere oltre un livello massimo consentito; per cui, cosciente e compartecipe di un umile stato, essa è feroce contro chi tenti di uscirne. E’ il rifiuto di riconoscere una statura superiore o un merito maggiore, di apprezzare i maggiori pregi dell’altro, di rispettare la sua volontà di migliorarsi, di consentirgli di correggerti. Perfino di aprire un’attività. E’ ciò che fa apprezzare sempre il forestiero più del paesano (quanti sindaci di Rieti sono stati reatini?). E’ quello che ti fa dire: anch’io, se avessi studiato… se fossi al suo posto… se comandassi io; e ti impedisce di domandarti perché non hai studiato, perché non stai al posto dell’altro, perché non conti un cazzo. E’ quello che ti fa stare attorno a chi lavora o gioca a carte, a criticare; ma ti trattiene dal cimentarti personalmente. La massima mette i consigli in bocca all’incompetente, mentre lo fa sentire offeso dai consigli altrui e lo spinge a coprire le altre voci per non sentire altre ragioni; essa ti fa trovare un alibi per ogni tuo smacco, impedendoti di uscirne: c’è il tipo che perde sempre  e continua a dare la colpa alle carte, pur di non ammettere che c’è chi gioca meglio e imparare da lui.