L'altra campana

L'OMBRA LUCRETILE - 18


     Cantare, sì. Era un’altra caratteristica del paese; che aveva un suo folclore. Gli uomini cantavano specialmente all’osteria; le donne sedendo a gruppi a questo o a quel solicello, a cardare o a filare la lana delle pecore o la canapa delle cannavine, o a rammendare o per lavori collettivi. Ma si sentiva cantare un po’ dappertutto, per il paese, per la montagna e per i campi. Come c’erano fisarmoniche, chitarre e mandolini; ed era rinomata la banda musicale. E’ incredibile con quale rapidità la tecnologia abbia trasformato un popolo di protagonisti in passivi  ascoltatori e teleguardoni rincoglioniti.     Cantare è stato uno dei tratti caratteristici della mia vita; tanto che posso dire di essere vissuto cantando. Sapevo tutti i canti del paese. Ma fu Ulda, la cieca che stava dalle suore e suonava l’armonium in chiesa, a scoprire con la mia voce il mio talento musicale e a insegnarmi nuovi canti (mi bastava sentirli una volta). Finché, sulla chiesa gremita, scese il mio assolo nella Preghiera del Mosè: “Dal tuo stellato soglio…”     “Adesso ti metterò a studio”, mi disse la mamma: “Così potrai diventare medico o ingegnere o avvocato, quello che vorrai diventare, visto che negli studi vai bene”.     “Che significa mettermi a studio?”     “Andare a studiare in collegio. Mi sto informando, sai; come orfano di guerra hai diritto a studiare a spese dello Stato”.     “Dovrei andar via da casa…”     “Non farmi pensare a questo, che sarà un’angoscia per me. Tu no, non ti devi preoccupare; perché là starai bene; avrai da mangiare; frequenterai un ambiente fine e potrai diventare grande davvero. Immagina un ingegnere come sor Decio. O un maresciallo come Badoglio…O no, come Badoglio no”.     “Perché?”     “Beh, non ne parlano tanto bene. Togliatti e De Gasperi lo hanno fatto cacciar via… Va bene che quelli vorrebbero cacciare pure il re! Tu comunque devi studiare, anche per capire queste cose, che qui non si capiscono. Perciò lo farò volentieri, il sacrificio. E devi farlo anche tu”. ----°----