L'altra campana

TATA GIOVANNI - 14


     La maestra coccolava in modo particolare Vinicio, uno dei rarissimi figli di solo padre, anziché di sola madre. Non so come fosse morta: con i cocchetti non ho mai fraternizzato; mi dava perfino fastidio vederlo tra quelli che ascoltavano le mie canzoni; mentre lui, che non ne aveva colpa, cercava così disperatamente di uscire dall’isolamento al quale lo condannava la sua condizione di cocco.     So che suo padre doveva avere un buon impiego e forse un’altra donna. Non si faceva vedere spesso, a giudicare dalle chiamate al parlatorio, ma era particolarmente munifico.  Gli aveva regalato perfino un vocabolario, che non aveva neanche la maestra, in quel rinomato collegio; sicché lei lo invitava affabilmente a trovarvi questo o quel termine, affiancandolo carezzevole per aiutarlo, quando lui, scarso nell’ordine alfabetico, non lo trovava.     Mi presi con lei la rivincita. Oltre ad avere una istintiva facilità di sintesi e una buona capacità espressiva, ero maturato precocemente; come i fiori melànconi dei nostri monti, che fiorivano a marzo ma a maggio per l’infiorata bisognava raccomandarsi alle ginestre; e come le ragazze del paese, donne a dodici anni e vecchie a trenta. Costretta ad ammirare i riassunti che riuscivo a spremere e i temi che componevo in quarta, li leggeva ai bambini di quinta, perché imparassero. Ma non diceva nemmeno il nome del paesano di quarta che li aveva composti. Né mi diede la minima speranza di farmi recuperare l’anno che mi era stato sottratto. Non ero nelle sue grazie, ma sopportava la mia bravura. Non sempre.     Una volta ci diede da svolgere il tema: “Due angeli nella mia vita, la mamma e la maestra”. Tema tanto temerario per se stessa quanto inappropriato per certe madri, in quell’ambiente; ma alla persona religiosa, che sente sempre il dovere di edificare,non interessa tanto la realtà quanto le possibilità di manipolarla. Svolsi tutta la parte riguardante la mamma, descrivendola, con passione, come l’angelo che mi aveva abbandonato per il mio bene. Per completare lo svolgimento, aggiunsi in tono scherzoso che avrei desiderato vedere nella maestra un angelo capace di prendere il posto di quello perduto, ma che riuscivo più spesso a vedervi un demonio. Mi mise zero.